Pubblicato il 14/07/2015, 11:32 | Scritto da La Redazione
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Riforma Rai: accelerazione riforma entro agosto – Addio alla Legge Gasparri

Riforma Rai: accelerazione riforma entro agosto – Addio alla Legge Gasparri
L’ultimo scoglio è interno al Pd, passato quello la legge per riformare Viale Mazzini dovrebbe arrivare prima di agosto e il nuovo cda essere eletto a settembre.

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 14, di Tommaso Ciriaco.

Rai, il governo accelera subito la riforma sarà legge entro agosto

A settembre la nomina del nuovo Cda a sette. Due donne in corsa per il vertice: Grieco e Soldi.

Una riforma blindata, un obiettivo ambizioso: il via libera definitivo alla nuova governance della Rai in tre settimane, entro il cinque agosto. Il governo punta ad archiviare la legge Gasparri prima della pausa estiva, scommettendo tutte le fiches sul testo uscito dalla commissione del Senato. Fare in fretta, questo è l’input di chi gestisce il dossier per Palazzo Chigi. Non è detto che ci riesca, visto l’ingorgo parlamentare e le resistenze interne al Pd. Proprio per sminare un percorso già in salita, i vertici dem hanno fissato per giovedì un’assemblea dei deputati. Uno sfogatoio preventivo, tutto dedicato a Viale Mazzini. Superata la strettoia, si intravede la discesa. Sulla carta, il timing per riformare la televisione pubblica sfida l’ottimismo. Ma d’altra parte il consiglio d’amministrazione ormai scaduto è da settimane in prorogatio e ogni rinvio suona come una beffa. Secondo la tabella di marcia studiata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, allora, il ddl approvato dalla commissione Trasporti di Palazzo Madama approderà in Aula la prossima settimana.

Un rapido esame, poi la palla passa alla Camera, dove si spera di chiudere la partita entro il 5 agosto. Bruciando sul tempo la pausa estiva. «Possiamo farcela – giura il capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato -. E questa riforma è una rivoluzione, perché finalmente l’amministratore delegato non avrà più le mani legate». Se il rush dovesse portare buoni frutti, il prossimo consiglio di viale Mazzini verrebbe eletto a settembre secondo le nuove regole stabilite dalla riforma. La figura del nuovo amministratore delegato, che sostituisce quella del direttore generale, sarà scelta dal governo e nominata dal cda. L’idea di Matteo Renzi è che debba essere una donna. Tra i nomi in pole ci sono Marinella Soldi, amministratrice delegata di Discovery Italia e general manager di Discovery Networks Europe Sud Europa, e il presidente dell’Enel Maria Patrizia Grieco.

Non è detto che tutto fili liscio. «Il Pd deve affrontare parecchi problemi al proprio interno», sostiene Maurizio Gasparri. Tra i democratici, in effetti, c’è chi non ha digerito la “svolta”. Uno è Michele Anzaldi, che boccia le modifiche concordate con Forza Italia e denuncia il nuovo testo uscito dalla commissione. «Sinceramente non mi piace – sostiene il segretario dem in Vigilanza – . E lo sa perché? Volevamo ridurre il potere della politica sulla Rai, invece così si favorisce la lottizzazione. Mi sembra tafazzismo. A questo punto, per paradosso, è quasi meglio la legge Gasparri. Vediamo cosa dirà Renzi quando si renderà conto di cosa è diventata questa riforma». È proprio a Montecitorio che cova il malcontento verso le novità. E se la responsabile Cultura in segreteria dem Lorenza Bonaccorsi si mantiene cauta «ho letto i contenuti sui giornali, voglio capire bene e per adesso preferisco non commentare». Anzaldi non ha dubbi: «Lo sa che la riforma prevede una commissione per il controllo e la sicurezza che ha voce fra l’altro sull’attuazione da parte dell’azienda delle linee e degli indirizzi programmatici? Un Minculpop affidato al presidente e a due consiglieri che, di fatto, può bloccare l’azione dell’amministratore». Proprio per diluire le critiche e compattare il gruppo parlamentare, Giacomelli e il capogruppo in Vigilanza Vinicio Peluffo hanno messo in agenda per giovedì il summit con i deputati. Sperando che basti.

Mentre il Pd è alle prese con la partita interna, Forza Italia attende alla finestra. Per gli azzurri il potere del consiglio d’amministrazione andrebbe rafforzato, a scapito dell’amministratore delegato. «L’ad – spiega Gasparri – dovrebbe sottostare al parere vincolante del cda per le nomine dei direttori. Per adesso funziona così solo di fronte al pronunciamento dei 2/3 del consiglio». Non che il governo sia intenzionato a ulteriori concessioni su questo fronte, in realtà: «E infatti al momento il nostro voto è contrario – sostiene l’ex ministro delle Comunicazioni -. Poi però si vedrà in Aula». A ben guardare, esiste solo un’alternativa: «Se la riforma dovesse arenarsi – ammette Gasparri – il nuovo cda verrebbe eletto con la mia legge. Sto in una botte di ferro, insomma…». A dire il vero, per superare l’impasse l’esecutivo potrebbe percorrere anche un’altra strada, quella del decreto. Un’idea però già bocciata pubblicamente dal premier.

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 14, di Marco Mele.

Rai, riforma a 360° per la legge Gasparri

Più larga la delega uscita dalla commissione.

La delega al Governo per modificare il Testo unico sui servizi media audiovisivi, legge Gasparri compresa, non è stata ridimensionata ma semmai ampliata in sede di approvazione del Ddl sulla governance Rai da parte della commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato. Leggendo il testo non mancano altre novità, come la procedura accelerata per la nomina del Cda Rai in sede di prima applicazione. Il Governo è tenuto a emanare, entro un anno dall’approvazione della legge, un decreto legislativo per riordinare e semplificare le norme esistenti «anche ai fini del loro adeguamento tenuto conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Dal 2004, anno di approvazione delle legge Gasparri, l’evoluzione tecnologica è stata impetuosa, basti pensare al passaggio al digitale della tv, compiuto nel 2012 e all’avvento della tv via Internet. La delega non dovrà comprendere, invece, l’evoluzione del servizio pubblico con riguardo alle nuove tecnologie e dovrà invece prevedere la trasmissione di contenuti destinati ai minori, la diffusione del servizio pubblico su tutto il territorio nazionale (materia più da concessione e da contratto di servizio, ndr) e la diffusione di trasmissioni in lingua nella provincia autonoma di Trento, in Valle d’Aosta e in Friuli.

Se il Governo non vorrà conformare il decreto al parere delle commissioni parlamentari, potrà trasmettere nuovamente il testo alle Camere per un nuovo parere entro trenta giorni, trascorsi i quali il decreto potrà essere adottato in via definitiva. Altre novità: il contratto di servizio si rinnova ogni cinque anni, e non più ogni tre, «nel quadro della concessione che riconosce alla Rai il ruolo di gestore del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale». Un rinnovo ante litteram rispetto al maggio 2016, o quasi, forse per tranquillizzare la Rai. Nella delega per la revisione del finanziamento pubblico alla stessa concessionaria, infatti, si aggiunge anche una nuova disciplina del finanziamento dell’emittenza locale «per la funzione di pubblico interesse svolta». Non si dice se questo finanziamento dovrà essere coperto o meno dall’importo del canone o da altri fondi, com’è più probabile, anche perché in ogni caso andrà «garantita l’indipendenza economica e finanziaria dell’azienda» come ha aggiunto la commissione. I consiglieri di amministrazione oltre che di riconosciuto prestigio e competenza dovranno essere di «riconosciuta onorabilità» e la nomina dovrà assicurare la presenza di genere e un adeguato equilibrio tra le professionalità prescelte.

I componenti di Camera e Senato dovranno essere nominati tra chi presenterà la propria candidatura nell’ambito di una selezione che si avvierà con un avviso sui siti di Camera e Senato. Qui c’è una sorpresa: in fase di prima applicazione la nomina di tutti i consiglieri di amministrazione deve concludersi entro un mese dall’entrata in vigore della legge. L’avviso sui siti di Camera e Senato deve avvenire entro sette giorni dalla stessa data e le relative candidature presentate entro quindici giorni prima della nomina. La procedura di voto del rappresentante dei dipendenti Rai dovrà essere emanata dal Cda uscente entro sette giorni dall’entrata in vigore della legge e la candidature, anche in questo caso, essere presentate quindici giorni prima della nomina. Dalla seconda applicazione in poi, i tempi si allungano: non si vuole andare oltre con la proroga automatica dell’attuale vertice.