Pubblicato il 09/07/2015, 11:42 | Scritto da La Redazione

Alla Rai torna il “presidente di garanzia” – Brava Viale Mazzini che hai riperso Adriano Celentano

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 17, di Marco Mele.

Alla Rai torna il “presidente di garanzia”

Emendamento di Forza Italia.

Cambia il disegno di legge sulla governance Rai: si torna al presidente (“di garanzia”) che diventa tale se ottiene il parere favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza. In commissione Lavori Pubblici, al Senato, passa un emendamento in tal senso presentato da Forza Italia. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, intanto, lancia un duro attacco all’Agcom: «Ci aspettiamo che pianifichi le frequenze da assegnare alle tv locali in ogni regione. L’Agcom dimostri che sono infondate le voci di pressioni delle tv nazionali a non pianificare tutte le frequenza disposizione, voci a cui l’Autorità dev’essere impermeabile». Al Senato è stato approvato anche un emendamento del relatore Ranucci, Pd, che introduce la richiesta del parere obbligatorio, ma non vincolante, che l’amministratore delegato dovrà chiedere al Cda per le nomine “editoriali”. Un subemendamento di Gasparri prevede che il parere del Cda diventi vincolante se espresso da due terzi dei consiglieri per i direttori di testata. «A noi interessa riequilibrare i poteri tra Cda e amministratore delegato» commenta Gasparri.

Michele Anzaldi, deputato Pd, replica: «Se dirigenti e direttori saranno scelti dal Cda,i partiti continueranno a lottizzare». Gasparri si dice abbastanza sicuro che «oggi sarà abolita anche la delega, eccessiva, prevista dal testo per affidare al governo la revisione del Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici». Antonello Giacomelli, al forum dell’associazione Aeranti Corallo, prende le distanze dall’Agcom: «Non ne condividiamo l’impostazione sui canoni per l’uso delle frequenze e i diritti amministrativi, che ne scarica gli oneri sulle tv locali, raddoppiandoli. Abbiamo chiesto alle tv solo un acconto. L’impostazione di Agcom va modificata, senza vantaggi per i gruppi verticalmente integrati». Giacomelli sa che l’Agcom ha approvato una revisione del Piano frequenze, a maggioranza, senza pianificare tutte quelle non assegnate alle tv nazionali in tutte le regioni. Il Ministero, forte della legge di stabilità, chiede di non tener chiuse in un cassetto quelle frequenze. L’Aeranti-Corallo, a sua volta, va all’attacco. «È inaccettabile – sottolinea Marco Rossignoli –, che ne è il presidente l’esclusione di 76 frequenze regionali con la conseguente chiusura di 144 operatori di rete locali, che danno occupazione a duemila lavoratori e hanno avuto diritti di uso rilasciati per venti anni dal Ministero dello Sviluppo. Vi è una violazione della norma che prevede che almeno un terzo delle frequenze competa alle tv locali» continua Rossignoli. «Per dare un futuro al comparto va riconosciuta alle tv locali una funzione assimilabile al servizio pubblico: lo Stato potrebbe definire parametri per il loro svolgimento». Rossignoli chiede di «valutare l’opportunità di affidare a radio e tv locali la concessione di servizio pubblico regionale e provinciale».

 

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 17, di Loris Mazzetti.

Brava Rai, hai ri-perso Celentano

Di Renzo Arbore ce n’è uno solo, da cinquant’anni è il simbolo del servizio pubblico. Anche Roberto Benigni è un simbolo, lui però si è fatto attrarre dalla concorrenza: fu protagonista di un ultimo dell’anno su Canale 5. Un altro grande artista, che ha sempre rappresentato la Rai nel 2012 alcuni inetti dirigenti gli sbarrarono la porta per poter andare in onda fu obbligato a passare alla concorrenza. L’evento fu talmente grande che rilanciò Canale 5. Lui è Adriano Celentano, Rock Economy la trasmissione in diretta da Verona. Al re degli showman fecero pagare la sua anarchica indipendenza. Otto mesi prima, a Sanremo, aveva scandalizzato per aver criticato la Chiesa ed elogiato Don Gallo. Erano trascorsi quasi vent’anni dal suo ultimo concerto. 10 milioni di telespettatori regalati a Mediaset, che per avere un altro botto così ha dovuto attendere la finale di Champions tra Barcellona e Juventus. Allora scrissi sul Fatto che non riuscivo a digerire Celentano sulla tv di B. che per vent’anni Adriano aveva criticato per il male fatto agli italiani.

Tentai di ricucire lo strappo tra l’artista e la Rai, nel frattempo era cambiato il cda (al posto di Garimberti alla presidenza era arrivata la Tarantola, alla direzione generale Gubitosi aveva sostituito la Lei), prima parlai con Claudia Mori, poi con la Tarantola che mi disse di essere una fan del molleggiato. Sarebbe stato sufficiente che il servizio pubblico si fosse fatto vivo con “la coppia più bella del mondo”. Il silenzio, invece, è stato interrotto qualche giorno fa dalle parole di Pier Silvio: “È un evento ma anche una storia da raccontare”. È Adrian ovvero Celentano a cartoni animati disegnato da un altro grande artista Milo Manara con la collaborazione ai testi di Vincenzo Cerami, un progetto che da Sky è atterrato sulla tv di Berlusconi. E la Rai?

 

(Nella foto Adriano Celentano)

 

 

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