Rai: la (sacrosanta) rivoluzione dell’informazione non si ferma. Il piano di Gubitosi dovrebbe partire il 15 luglio
Molti sono impegnati a controllare l’iter della riforma Rai arenata in Senato, scommettendo se Matteo Renzi ce la farà a farla a settembre o se sarà costretto a nominare il nuovo consiglio d’amministrazione con la vituperata Legge Gasparri. Altri, invece, accettano quote per il totonomi sul prossimo uomo-donna forte di Viale Mazzini. Intanto, però, Luigi Gubitosi, direttore generale uscente, il cui contratto scadrà tra una settimana, va avanti nel suo lavoro e non ha nessuna intenzione di rimandare la rivoluzione sull’informazione dei telegiornali Rai. Suo lascito insieme alla quotazione RaiWay. Dopo aver combattuto con i giornalisti per creare le famose due Newsroom, da ieri i manager della tv di Stato hanno iniziato il processo di trattativa con i sindacati per tutta la parte produttiva del progetto. Il nome in codice pare sia Produzione News e dovrebbe partire dal 15 luglio, con l’invio delle lettere delle nuove assegnazioni a 300 dipendenti, tra cameraman, tecnici di regia, montatori, producer, grafici, oggi in capo alle quattro testate dei Tg (Tg1, Tg2, Tg3, Rai News24). Espressa la volontà aziendale, i sindacati (come riferisce un esponente del gruppo Indignerai, presente alla riunione) hanno chiesto se fosse un ordine calato dall’alto o se ci fosse margine di trattativa e così hanno chiesto un piano dettagliato per verificarne la fattibilità con tutti i lavoratori coinvolti. Il tutto, quindi, sarebbe rinviato a giovedì mattina.
Al netto della sacrosanta trattativa tra azienda e sindacati, certi che si troverà la giusta via, la riforma dell’informazione del Servizio Pubblico è un tema fondamentale per portare la Rai nel futuro. Un tema a cui noi di TvZoom siamo molto legati e che abbiamo già affrontato anni fa, con un articolo di Mario Maffucci (leggi qui) che, ci piace pensare, ha contribuito al dibattito sulla riforma. Stesso percorso che a breve dovrà affrontare anche Mediaset, che ci aveva già provato con scarso successo con TgCom24, ma che ora sta diventando impellente. E chi si nasconde dietro il dito della “pluralità”, in realtà cerca solo di non perdere rendite di posizione.
(Nella foto la statua equestre di Viale Mazzini)