Pubblicato il 28/06/2015, 12:03 | Scritto da La Redazione
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Rai, il vizietto di Gubitosi: ti controllo, ti licenzio

Rassegna Stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 8, di Carlo Tecce

Busta uno o due A chi è beccato in fallo è offerta la scelta: libera uscita o cacciata

 Rai, il vizietto di Gubitosi: ti controllo, ti licenzio

II dg e i fannulloni. Verifica su presenze e indagini. Ha chiesto se sia lecito usare investigatori privati. 20 Dipendenti a casa. A un reintegrato, la tv ha rimborsato il Viagra

Vuole la busta uno o la busta due? E il dipendente Rai, bollato come assenteista impenitente oppure falsificatore di rimborsi, non chiede informazioni sul contenuto. Perché lo conosce. Con la busta uno, rassicura l’azienda, gli viene risparmiato il procedimento disciplinare, la cacciata per scarso rendimento e una macchia indelebile in carriera. Con la busta due, illustra Viale Mazzini stavolta più adirata, si scatena il contenzioso legale, epilogo inevitabile di un licenziamento per raccomandata. Con le buone maniere o con le cattive, Luigi Gubitosi ha cacciato oltre una ventina di assunti, inclusi gli indagati per corruzione. Ha sfoltito l’organico, ha risparmiato denaro. E ha perpetrato un vizietto che infila in valigia ogni volta che cambia lavoro. Quando fu nominato direttore generale in Viale Mazzini, Gubitosi era il capo in Italia di Bank of America-Merrill Lynch. Per il commiato, non ha offerto pasticcini e spumante, ma ha firmato un’ultima lettera di licenziamento.

IL MANDATO in Rai è scaduto a giugno, il dg è prorogato per un mese, forse un paio, dopo l’estate esagerando. Non ha smesso, però, di mandare via. Gubitosi ha l’abitudine di consultare i tabulati che registrano le presenze. Per i dirigenti, l’interpretazione è più complessa: non devono timbrare in entrata e in uscita Ma il sospetto emerge se il dirigente ha accumulato centinaia di giorni di vacanze. Quando riscontra un’incongruenza, l’azienda aumenta l’attenzione sul singolo e presunto fannullone. E quasi banale sottolineare che il metodo, che viene narrato, storpiato e amplificato nei loquaci corridoi di Viale Mazzini o Saxa Rubra, è un deterrente già a sentirne parlare. Allora, la procedura. Il gruppo che utilizza il dg, di solito l’ufficio del personale, indaga sui comportamenti del presunto fannullone, raccoglie opinioni, consulta i colleghi, vigila sui movimenti. In azienda s’è diffuso il timore che Gubitosi s’avvalga anche degli investigatori privati per ottenere le prove. Di sicuro, il dg s’è informato sui limiti di legge (la privacy) e, in passato, ha ordinato ai collaboratori di studiare l’ipotesi e di valutare l’utilità degli investigatori privati per preziosi (e molto discutibili) pedinamenti durante l’orario di servizio. Intimoriti, numerosi dipendenti di Viale Mazzini, spesso, scelgono la busta uno: la risoluzione volontaria (spontanea sembra troppo) del rapporto. Un episodio risale a pochi giorni fa. Eppure il protagonista di questa recente vicenda è un dirigente, molto alto in grado, promosso proprio dal dg in carica. A volte, il licenziamento si ritorce contro, perché il giudice dispone il reintegro e la severa e pugnace gestione di Gubitosi risulta deleteria e ne salda il conto. Un importante dirigente di Viale Mazzini ha appena ripreso possesso di poltrona e scrivania, l’azienda gli ha liquidato 50.000 euro in cure mediche. La spectre di Gubitosi gli contestava un anno e più di ferie arretrate e la bizzarra abitudine di recarsi in azienda il sabato, la domenica, a Capodanno, a Pasquetta. Nei giorni cerchiati di rosso sul calendario, che valgono migliaia di euro, non mancava mai. Il dirigente allontanato, però, ha indicato la busta due: il licenziamento, e poi il ricorso.

IL TRIBUNALE l’ha riabilitato perché la “scarsa attitudine all’impiego” coinvolge il pregresso, non il periodo attuale. Gubitosi non ha accettato il verdetto, s’è opposto in tribunale e l’ha messo in ferie – diversi mesi – in attesa del pensionamento. Quando ha scopetto che al dirigente ha restituito anche il denaro per il Viagra (poiché la Rai gli avrebbe provocato danni seri), Gubitosi s’è infuriato ancora di più. Non ha raggiunto i livelli di un caso più eclatante. Un giudice ha ripristinato l’incarico di un dipendente di RaiUno, licenziato per aver assunto la moglie con il trucchetto del cognome da nubile. Il modulo di Viale Mazzini per dichiarare “parenti o affini”, secondo il tribunale, è stato compilato correttamente: la moglie non un parente né un affine. Dunque, in teoria, per la burocrazia Rai ingaggiare la moglie è inappuntabile, la cognata disdicevole. E poi ci sono i furbetti. Quelli che consegnano note spese fasulle, spiegano che hanno dormito lì, che hanno mangiato là e che hanno viaggiato su quel treno. La spectre di Gubitosi fa un elementare controllo, se il documento è anomalo: chiama in albergo, al ristorante, in agenzia. E succede che in quel luogo, il giornalista o il dirigente, non s’è mai recato. Un anno, due casi. E relative denunce in Procura. A Gubitosi piace vantare la fama di duro, ma l’equilibrio fra giusta attenzione e approccio invasivo è precario. In Viale Mazzini appassiona la faccenda Lorenza Lei. L’ex dg, da aprile senza ruolo attivo, è in malattia dal giorno – coincidenza? – in cui Gubitosi ha decretato il licenziamento. Finché non riceve materialmente il foglio intestato, la Lei è dentro. Forse spera che Gubitosi, per primo, vada fuori.

FOCUS

E la riforma è in bilico

IL TESTO che riforma la Rai giace ancora in commissione Trasporti al Senato, nei prossimi giorni dovrebbe vedere la luce e sbarcare in aula a Palazzo Madama, nel frattempo, il Cda in carica è scaduto da giugno, va avanti con le proroghe e dovrebbe sentire l’imbarazzo di agire e decidere con un potere molto limitato. Senza un accordo con Forza Italia, a cui può anche piacere la riforma morbida di Matteo Renzi, il governo non potrà mai celebrare ed esaltare i nuovi metodi di nomina: il Cda scelto da Camera e Senato e non più dalla Commissione di Vigilanza (che nei fatti rappresenta gli entrambi rami del Parlamento); amministratore delegato esterno al posto del direttore generale, che resta, sarà interno, ma molto meno influente. Per la successione di Gubitosi, a patto che la riforma vada in porto, si fanno i nomi di Andrea Scrosati (Sky), Franco Bernabè (ex Telecom), Vincenzo Novari (H3G) e Antonio Campo Dall’Orto (Poste Italiane, ex La7 e Mtv). Renzi, però, ancora non scelto e non può proporre cariche senza sapere che tipo di azienda dovrà sistemare a sua immagine e somiglianza (anche se in pubblico finge che gli interessi poco).

 

(Nella foto Luigi Gubitosi)