Pubblicato il 23/11/2014, 14:01 | Scritto da La Redazione

ANTONIO PASCOTTO, TGCOM24: “LA TV DEVE AVERE LA CONSAPEVOLEZZA DI ADEGUARSI AI TEMPI”

ANTONIO PASCOTTO, TGCOM24: “LA TV DEVE AVERE LA CONSAPEVOLEZZA DI ADEGUARSI AI TEMPI”
Il conduttore degli spazi di approfondimento di TgCom24 e conduttore della rassegna stampa del canale all news di Mediaset, parla a TVZOOM e fa il punto sui cambiamenti della tv rispetto al fiume d’informazione a cui siamo sottoposti.meta name=”news_keywords” content=”tgcom24, mediaset, antonio pascotto“ «Mi piace molto guardare le rassegne stampa. È il momento in cui […]

Il conduttore degli spazi di approfondimento di TgCom24 e conduttore della rassegna stampa del canale all news di Mediaset, parla a TVZOOM e fa il punto sui cambiamenti della tv rispetto al fiume d’informazione a cui siamo sottoposti.meta name=”news_keywords” content=”tgcom24, mediaset, antonio pascotto

«Mi piace molto guardare le rassegne stampa. È il momento in cui fai il punto su quello che è successo durante la giornata che ti lasci alle spalle. Quasi sempre si tratta di notizie brutte. Ma è l’occasione per una riflessione sulle cose della vita». Antonio Pascotto, conduttore degli spazi di approfondimento di TgCom24 e conduttore della rassegna stampa del canale all news di Mediaset, parla a TVZOOM e fa il punto sui cambiamenti della tv rispetto al fiume d’informazione a cui siamo sottoposti.

Ha scritto libri sul futuro della televisione e sulle nuove frontiere del giornalismo. come cambia la tv ai tempi del web?

«È un cambiamento in corso. Una evoluzione fisiologica del piccolo schermo, che tanto piccolo non lo è più. Abbiamo superato la soglia dei 55 pollici. Impensabile, fino a qualche tempo fa. Eppure si verifica il più grande paradosso da quando è nata. La televisione esce dallo schermo della grande scatola per raggiungere gli utenti ovunque: sul pc, sul tablet, sui telefonini  e su ogni tipo di device collegato alla Rete e segue gli spettatori ovunque. Proprio per questo chi fa televisione deve avere la consapevolezza di adeguarsi ai tempi per fornire un prodotto sempre più completo e complementare al mezzo con cui viene usufruito.

La massa di dati a cui siamo sottoposti non rischia di inflazionare il mercato dell’informazione?

«Oggi viviamo in Rete. Sono tre miliardi le persone connesse a Internet. Solo in Italia abbiamo 6 milioni di utenti che visitano ogni giorno i siti web. È una delle innovazioni con il più alto tasso di crescita. Qualche motivo di fondo c’è, evidentemente. Immaginare un mondo senza il Web in questo momento è impossibile. L’efficacia di uno strumento si misura attraverso il suo uso. Il flusso di dati è enorme. Internet è giornale, radio, televisione, libri e cinema messi insieme. Un fiume d’informazioni nel quale è necessario districarsi selezionando quello che ci interessa e scartando quello che, invece, può rappresentare un limite alla nostra libertà. Gli editori devono fare i conti con questa realtà, indirizzando il proprio lavoro verso chi è disposto a scegliere il loro prodotto piuttosto che un altro. Emerge il più bravo, il più innovativo».

Ma oggi giornali e televisioni soffrono una crisi mai vista prima e molti sono costretti a ridurre budget, investimenti e, quindi, anche personale.

«Si, ma il motivo è sempre lo stesso. Alla tecnologia bisogna adeguarsi. Prendi la musica. Con la nascita di Internet e degli Mp3 facilmente scaricabili dalla Rete il mercato discografico è andato in crisi. Perchè l’industria non aveva colto al volo l’occasione per aumentare i profitti rispetto al calo di vendite che aveva paralizzato il sistema. Solo dopo molti anni, grazie a iTunes e altri portali, c’è stata una ripresa delle vendite. Ma parliamo di giornalismo. Oggi tutti possono scrivere un blog o partecipare al dibattito pubblico attraverso i siti e i canali d’informazione online. Ma non tutti possono fare i giornalisti. Insomma, se un bravo marito riesce a riparare il rubinetto della cucina che perde acqua, non è detto che sappia fare l’idraulico».

È una questione di qualità dell’informazione?

«Certo. E di capacità a innovarsi proponendo il meglio. Informare, raccontare quello che succede con dovizia di particolari, rispettando sempre la verità, lontano da ogni condizionamento. Poi c’è la crisi vera, legata alla situazione economica che stiamo vivendo. Ma questo è un altro discorso».

Consiglierebbe a un giovane di intraprendere la carriera di giornalista tv?

«Quando vuoi ottenere qualcosa riesci a raggiungere l’obiettivo. Il mestiere bisogna avercelo nel sangue. Dico sempre ai miei stagisti: se siete consapevoli delle molteplici difficoltà a cui andrete incontro, se siete disposti a rinunciare a buona parte del tempo libero, se amate la verità e se vi incuriosce tutto quello che vedete intorno a voi allora si, impegnatevi e prima o poi i risultati arriveranno. Certo, bisogna anche fare i conti con qualche compromesso e con la fortuna. Ma quando si ha fame e si è folli…».

 

Erika Barbacelli

 

(Nella foto Antonio Pascotto)