Pubblicato il 12/11/2014, 16:40 | Scritto da La Redazione

“TUTTO IN 30 SECONDI”, LUCA MARTERA: “VI RACCONTO LE VELINE IN UNA WEBFICTION CHE È L’OPPOSTO DI UN TALENT”

Le veline come non le avete mai viste, in una webfiction prodotta da “Striscia la notizia” e realizzata da Luca Martera, mente dietro al documentario “Drive In – Le origini del male”. Non perdetevi questa intervista esclusiva all’autore.meta name=”news_keywords” content=”luca martera, tutto in 30 secondi, veline, paola cortellesi, maria de filippi”

Eroine dell’immaginazione benevolmente voyeur dell’italiano medio catodico. Linea di continuità nel definire i canoni di bellezza femminile dell’immaginario pop collettivo durante gli anni. Ma anche professioniste capaci di abbinare alla telegenia una forte capacità empatica messa a confronto con la dedizione quotidiana, quasi religiosa, al proprio ruolo. Questo e altro sono le veline, architrave indispensabile per il successo di Striscia la Notizia, trampolino di lancio per la carriera di numerose protagoniste del piccolo schermo. Luca Martera, autore, regista (ricordate il documentario Drive In – L’origine del Male?), profondo conoscitore della storia della tv italiana, ha messo a nudo quelle attuali, Irene Cioni e Ludovica Frasca. Attenzione: le femministe di boldrinesca memoria aspettino a linciarlo. Le ha messe a nudo nel senso che, per la prima volta, ha svelato il dietro le quinte del loro mestiere, grazie a una webfiction. Si chiama Tutto in 30 secondi, 7 puntate, della durata di circa 6 minuti l’una, visibili sul sito di Striscia la Notizia a partire da lunedì 10 novembre (la seconda puntata sarà in onda domani, giovedì 13). Godetevi questa intervista se volete sapere: Che cosa si nasconde dietro il celebre “stacchetto“. Quali nomi hanno inciso maggiormente sul ruolo di velina dal 1988 a oggi. Perché le polemiche sulla mercificazione del corpo femminile c’entrano con le veline come i leggendari cavoli a merenda. Perché Paola Cortellesi è la copia sputata di Taylor Schilling di Orange is the new Black, ma per diventarlo davvero debba uscire dal suo guscio stereotipato. Che cosa c’entrano i giapponesi con Gianni Boncompagni. Perché la webfiction potrà diventare il formato vincente di un futuro così prossimo da essere contemporaneo. Che Maria De Filippi è una Musa con tratti molto eccitanti.

Luca, da dove nasce l’idea di confezionare una webserie dedicata al “mestiere di Velina”?
Da una suggestione cinematografica ed è legata propriamente al lavoro del regista, che rimane sostanzialmente un voyeur a rischio di galera come stalker se non avesse cominciato a imbracciare la macchina da presa. Ricordo, in particolare, di essere rimasto molto colpito – e sfido il contrario – dalla bellezza di Liv Tyler in “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci, che in quel film ha immortalato una vera adolescente al culmine della sua trasformazione psicofisica da ragazzina inesperta a donna maliziosa. Facendo le debite distanze con il maestro di Parma, mi piaceva l’idea, con “Tutto in 30 secondi”, di catturare la bellezza di due ragazze in un momento in cui non possono barare e cioè sudando per la fatica fisica e quindi lottando per farsi strada.
Quale scopo ti proponi con questo prodotto e quale pensi possa essere il punto d’incontro tra la tua aspettativa personale come autore e l’aspettativa del pubblico al quale il prodotto è destinato?
A me piace imparare sempre cose nuove, e poiché rientro perfettamente nello stereotipo del nerd intellettuale, sedentario, smanettone e dedito al junk food, ho voluto posare il mio sguardo (sempre per il discorso del voyeur di cui sopra) su un mondo che è agli antipodi del mio: la palestra, il ballo, il trucco, gli abiti e gli accessori. Di una donna preferisco vedere in genere il prodotto finito, tanto poi non mi accorgo comunque se ha cambiato tinta o no. Quanto al pubblico, vale sempre il discorso che devi essere tu autore a proporre una cosa, sperando poi che qualcuno ti segua. E mai partire con l’idea che bisogna dare al pubblico una cosa vecchia che denuncia la propria indolenza e carenza di fosforo.
La “Velina”, dagli albori di Striscia, rappresenta una linea di continuità estetica e sociale di un certo modo di intendere la figura femminile nell’immaginario pop collettivo. Da “spalla” dei conduttori, negli anni, ha acquisito professionalità specifiche, declinabili in diversi talenti: telegenia, ballo, applicazione, capacità empatica. Quale pensi possa essere la sua evoluzione, alla luce dei nuovi formati televisivi?
Facciamo un esempio di artista bella e brava, anzi brava e bella, se no poi dicono che siamo sessisti: Paola Cortellesi. Ha dimostrato di saper fare tutto e bene, ma cos’è che non va in lei? L’assoluta prevedibilità. Sono anni che recita in film fotocopia, dalla locandina fotocopia, con attori, sceneggiatori e registi fotocopia (e spesso mariti). Quindi a chi va data la colpa di questi ruoli insipidi? La risposta è in “Boris”, dove tutte queste miserie del cinema e della tv italiana sono state denunciate con l’uso della satira. Poi, al solito, la realtà ha superato la satira poiché alcuni protagonisti di “Boris” hanno dovuto dire di sì a quelle fiction tremende che un tempo prendevano in giro, ma si sa che il mutuo della terza casa ha da essere pagato. Il problema quindi non è la carenza di nuove Delia Scala o Sandra Mondaini (Sabrina Impacciatore e Paola Minaccioni sono altrettanto brave) e neanche di bellone dalla recitazione stupefacente come Manuela Arcuri o Elisabetta Canalis, ma riguarda il manovratore che ti dice sempre che questo “non si può fare” e “non ci sono soldi”. Ora che ci penso la Cortellesi, è la copia sputata di Taylor Schilling, la protagonista della serie tv “Orange is the New Black”. Ce la vedete voi nella tv italiana Paoletta a interpretare una galeotta lesbica in maniera credibile? Io sì, se solo glielo facessero fare.
Che cosa ti ha colpito di più di Irene Cioni e Ludovica Frasca?
Non dirò che sono due ragazze della porta accanto ma due secchione sì. Mi piace la loro determinazione, ambizione e volontà di migliorare continuamente. Se questo confligge con il loro sex appeal? Forse. Ma francamente non penso per eccitarsi che sia necessario prendere spunto dalle Veline, visto che il porno è da anni disponibile gratuitamente in quantità industriale sul web.
C’è qualche Velina a cui sei maggiormente legato, come immaginario?
Se dovessi fare dei nomi, sono rimasto legato alle bellezze lolitesche epoca “Non è la Rai”, quindi le coppie Freddi-Trevisan, Quaranta-Merz, Graziani-Mancini e Graziani-Lanfranchi. Non nascondo che per Marina Graziani ho da tempo una cotta professionale e spero di rifare con lei “Matricole & Meteore reloaded”. A proposito di “Non è la Rai”, un programma del genere oggi verrebbe sospeso dopo la prima puntata per le proteste dei vari comitati a salvaguardia della morale ed è davvero sconvolgente che questo show sia andato in onda per 4 anni. Una volta Gianni Boncompagni mi disse che una troupe giapponese era venuta da Tokyo per filmare il set. Non dovette spiegarmi nulla, capii subito che ai giapponesi non doveva sembrar vero di poter spiare dal buco della serratura le ragazze mentre facevano ginnastica nel cortile della scuola. Le Veline di Striscia, al confronto, sono delle crocerossine zanardesche e boldrinesche.
“Tutto in 30 secondi” arriva dopo il successo di “Drive in – L’origine del male”. Può esserne, in un certo qual modo, considerato un ulteriore elemento di difesa nei confronti di certe polemiche che ogni tanto emergono ancora sulla mercificazione del corpo femminile in tv?
“Sex always sells” in ogni epoca e latitudine. Mi stupisco che non siano ancora venuti alla luce casi di cronaca di ragazze che l’hanno data a un nerd in cambio di un aumento di views su YouTube e “mi piace” su Facebook. Anche se la cosiddetta mercificazione della donna sparisse dalla tv, nessuno potrebbe mai liberarsi di quella per strada. La candid camera con protagonista le ragazze in giro per le strade di New York, Roma e altre città lo hanno dimostrato: i molestatori – simpatici, volgari e inopportuni che siano – sono in servizio permanente effettivo e sono trasversali per ceto sociale, istruzione ed età. Non mi venga qualcuno a dire ora che queste persone sono state influenzate dalla tv. Non parliamo poi del web, dove essendoci tutto devi esagerare di brutto per elemosinare un po’ di attenzione. Proprio per lanciare “Tutto in 30 secondi” ho potuto osservare il solito gioco adottato in questo caso dal sito della “Gazzetta dello Sport”, che ha annunciato il clip-show sparando a tutto schermo la foto-gallery di tutte quelle ex Veline che dopo aver deposto il velo, hanno posato in abiti succinti per riviste come “Max” e derivati bavosi. Quella del velo è una faccenda molto seria, perché dal rarissimo volume edito in copia numerata dalle edizioni dell’Antoniano Anno XVI “Striscia la notizia come forma simbolica”, si legge: “Nel periodo in cui prendono il velo, le Veline fanno voto di obbedienza: non possono mostrare seni nudi o sfregi da tatuaggio mortificanti l’integrità del loro corpo. Qualsiasi violazione comporta la cacciata dal tempio e la riduzione allo stato di ex Velina”. Un altro esempio. Estate 2013: qualcuno mette in giro la voce che sarà Belén Rodriguez a condurre la nuova edizione di Striscia. Nonostante la smentita ufficiale, siti web e giornali di gossip continuano a pubblicare questa balla solo allo scopo di mostrare per l’ennesima volta Belén come mamma l’ha fatta. Mi rendo conto che non c’è partita quando le regole del mercato sono queste e quindi non ti resta che attendere la selezione naturale di quelle teste pensanti che ti seguono perché hanno capito che hai qualcosa da dire. “Tutto in 30 secondi”, in tal senso, è un anti-Amici, perché in pochi minuti va al sodo: lacrime e sudore per il palcoscenico senza la rottura di palle di giudici, parenti, amici e fan, ma solo il rapporto maieutico maestro-allievo.
Striscia è uno dei pochi format televisivi che riesce a evolversi negli anni pur restando uguale a se stesso. Perché?
Perché da sempre concilia attualità e tradizione. I miei anziani genitori hanno smesso di vederlo da anni perché lo considerano ansiogeno e sono passati ad “Affari Tuoi“ per addormentarsi. Ho detto loro che alle 21 è un po’ troppo presto per andare a letto. Nulla da fare, la lotteria dei pacchi è più forte della valeriana.
Il formato webserie sta diffondendosi con successo a compendio dei prodotti televisivi. Si dice che web e tv siano destinati a sovrapporsi: in questo senso, la webserie può funzionare solo come fucina di esperimenti o il suo futuro è quello di acquisire spazio indipendente?
Ricordo che negli anni ’90 si diceva che sarebbe venuto il giorno in cui ci sarebbero stati 200 canali tv. Quel giorno è arrivato e il risultato è che si passa più tempo a scanalare che a vedere un programma. Prima di parlare di web, facciamo un po’ di conti. L’era delle immagini in movimento ha più di un secolo, ciò vuol dire 100 anni di cinema, 50 anni di televisione e 30 anni di videoclip. Il web ha 20 anni, ma le immagini hanno cominciato a circolare più o meno da 10 anni. Cosa significa questo? Non basta una vita per recuperare le cose belle, figuriamoci seguire l’attualità e tutto quello che ogni giorno ci viene propinato sotto forma di foto, testi e immagini. Questa iper-stimolazione, tra l’altro, ha sferrato un altro colpo mortale in Italia: sono più gli smartphone accesi dei monitor del pc e dei teleschermi. Questo perché stare davanti al pc comporta una spremitura, anche se minima, di meningi, mentre a saltare da un canale all’altro davanti alla tv ci stanno solo i disoccupati o i fissati. Mi spiego meglio. Una persona vispa e alfabetizzata dal punto di vista tecnologico ormai è in grado di ritagliarsi il proprio palinsesto, vedendo i programmi preferiti quando, dove e come meglio desidera. Qualche settimana fa, so che Raitre ha trasmesso in anteprima il documentario di montaggio “Italy in a Day”. Mai e poi mai l’avrei visto all’ora di messa in onda, perché era sabato, perché c’erano le pubblicità e soprattutto per evitare lo “spiegone” dei terribili Fazio e Gramellini. Risultato: ho aspettato 48 ore e l’ho scaricato da TNT.
Da dove nasce la spinta a esercitare il tuo mestiere? Quali devono essere le caratteristiche imprescindibili di un autore, alla luce dell’evoluzione tv contemporanea? Come si riesce ad adattare uno stile narrativo peculiare a i canoni standardizzati del fare televisione?
Posso parlare solo per me e non a nome della categoria. La curiosità è alla base di tutto e quello che mi fa andare avanti è la continua spinta a imparare cose nuove da persone che ne sanno più di me. Non credo esistano dei canoni standardizzati: una cosa o è fatta bene o è fatta male, e questo vale per tutti i media.
A quali progetti stai lavorando e a quali ti piacerebbe lavorare? Che ne pensi dei formati talent e docu-reality diffusi oggi?
Ho scritto battute comiche, saggi e articoli, girato un film, realizzato documentari e show tv, progettato app e start up e ora non mi resta che metterci la faccia. Mi piacerebbe condurre programmi di divulgazione culturale in chiave pop riutilizzando in maniera creativa il repertorio. In particolare, ho proposto a Mediaset una storia della censura nei mass-media per riflettere su come si sia evoluto il comune senso del pudore e come sia aumentata (forse) la libertà di espressione. Poi, sto lavorando a due progetti personali: il primo è un comedy club (guarda il video) in lingua inglese, a Milano, per ironizzare sulle differenze culturali tra i popoli in vista dell’Expo; il secondo è una docurealcomedy (guarda il video) ispirata un po’ allo show di Louis C.K., in cui fondo le tre p (privato-pubblico-professionale), giocando alla guerra quarantenni contro ventenni.
Alla luce della tua esperienza, chi sono i personaggi televisivi (a tutto tondo, autori ma non solo) che hanno saputo innovare maggiormente, dimostrando di avere progettualità interessanti?
Grazie alla mia preparazione, ho avuto modo di lavorare e collaborare con personaggi-autori che hanno saputo unire la capacità di innovare con quella di fare ascolto. Naturalmente Antonio Ricci dal quale ho imparato l’arte della guerra, poi Giovanni Minoli, Carlo Freccero, Alessandro Ippolito, Gregorio Paolini. Non ci ho lavorato, ma sicuramente in questa lista inserirei Simona Ercolani e Milena Gabanelli.
È vero, come racconti nel trailer di Tutto in 30 secondi, che hai avuto un’erezione al cospetto di Maria De Filippi?
Sì, perché con Maria De Filippi non andrei mai a cena, ma vederla per un dopocena quello sì.

 

Gabriele Gambini

(Nella foto le due veline, da sinistra Ludovica Frasca e Irene Cioni)