Pubblicato il 06/10/2014, 17:34 | Scritto da La Redazione

MEDIASET STORY: CHE FINE HANNO FATTO I MANAGER DELLA PRIMA ORA? ECCO LA STORIA DI RUFFINI, REGGI, VALERI MANERA E GIOVANNELLI

Piccolo viaggio alla ricerca degli uomini della nascita di Finivest-Mediaset. Alcuni sono rimasti in ottimi rapporti con Cologno Monzese, altri meno.meta name=”news_keywords” content=”mediaset, fininvest, fatma ruffini, alessandra valeri manera, gigi reggi, vittorio giovannelli

C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui era Silvio Berlusconi a curare, sotto tutti i punti di vista, un nuovo broadcaster chiamato Fininvest, poi diventato Mediaset. Alle sue dipendenze, tra gli altri, c’erano quattro manager fidatissimi, che hanno poi fatto la storia della tv italiana: Fatma Ruffini, Alessandra Valeri Manera, Gigi Reggi e Vittorio Giovanelli. Chi sono? Che fine hanno fatto? TVZOOM è andato a cercarli per scoprire cosa fanno oggi.

Fatma Ruffini entra Mediaset nel lontano 1981 come capostruttura, diventando in breve tempo responsabile dei quiz, dell’intrattenimento e dei format, nonché ideatrice di programmi tra cui Casa Vianello, Scherzi a Parte e tanti altri. Ha lavorato con i più grandi conduttori, tra i tanti Mike Bongiorno, Gerry Scotti, Amadeus, Paolo Bonolis. Lady di ferro, aziendalista e molto vicina al Cavaliere, nel 2013, dopo 32 anni, lascia parte degli incarichi. Questa Signora è l’unica dei quattro, sotto contratto di consulenza, che ha ancora uffici e legami a Cologno Monzese; infatti, ha aperto una sua società, la FTM Entertainment, con la quale ha realizzato per La5 il programma Clinica Veterinaria e continua a occuparsi di sit-com, vedi Bye Bye Cinderella sempre su La5.

Alessandra Valeri Manera, invece, è stata la prima a iniziare la sua avventura in azienda: diventata responsabile della fascia ragazzi nel 1980, non se ne staccherà fino al 2001. Suoi i programmi Bim Bum Bam e Ciao Ciao, le sit-com delle serie Licia e Cristina, le 650 sigle delle serie animate, nonché la scoperta della sua pupilla Cristina D’avena, con la quale ha vinto un disco d’oro e cinque di platino. Con lei, la tv dei ragazzi ha vissuto un momento d’oro per tutti gli anni ‘80 e ‘90, idem per il settore delle sigle, che hanno visto un’autentica rinascita, fino a toccare le 6 milioni di copie. Pur restando produttrice musicale della D’Avena fino al 2003, i rapporti con Mediaset si sono interrotti piuttosto bruscamente. Si dice che Publitalia fosse fermamente contraria alla sua andata via e, per non lasciare niente d’insoluto, prima della sua uscita preparò il palinsesto per due anni seguenti. Ripensò la fascia con Bim Bum Bam Manga, progetto naufragato; orami quel settore non esiste più, e tutto ciò che di bello che era stato creato è solo un ricordo. Purtroppo. Ora viaggia in India, scrive sporadicamente sigle e si occupa delle proprietà di famiglia.

Gigi Reggi inizia la sua avventura nel 1984, in maniera molto bizzarra: «Un giorno ero a una cena con Mayer e Sabelli Fioretti. Mi raggiunse il Cavaliere al tavolo e mi chiese quando sarei andato a lavorare per lui e quanto ancora dovesse aspettare per avermi». Da lì è iniziato tutto: dapprima assistente di Berlusconi per i rapporti con le star, poi produttore e capo-struttura per l’intrattenimento, fino al 2012. Show come La sai L’ultima?, Sembra Ieri, Come Sorelle, sono sue invenzioni, lavorando con Pippo Franco, Gigi Sabani, Gerry Scotti e tutti i pezzi da 90 dell’azienda. «Il giorno della mia uscita ho cercato di salutare tutti gli amici più stretti: da Fedele Confalonieri a Fabio Biraghi, fino a Piersilvio, che però era in riunione. Meno smancerie con gli altri». In questo momento si occupa di web e tv per un’azienda internazionale, un progetto importante e in work in progress, e ha ripreso a fare il giornalista per alcuni settimanali. Recentemente ha pubblicato il libro Silvio, l’uomo con il sole in tasca, che ha scaturito non poche polemiche.

Terminiamo con Vittorio Giovanelli, manager posato e chiamato in azienda “il sibillino”, di lui non si sa molto. Iniziando nel ruolo di capo struttura, nel periodo 1996-2001 assunse il ruolo di direttore di Rete 4; ridisegnerà la linea editoriale della rete al grido di «via soap opera, dentro intrattenimento», mettendo da parte telenovelas e conduttori come Giorgio Mastrota e Patrizia Rossetti, per far spazio a programmi come Campioni di Ballo e La macchina del Tempo, e inserendo volti del calibro di Lorella Cuccarini, Alessandro Cecchi Paone e Cristina D’Avena. Dal 2001 al 2004 è responsabile Risorse artistiche, poi consulente fino al 2006, quando lascia tutte le mansioni: «Ho lasciato Mediaset senza rimpianti e maniera morbida», dice. Ha scritto due libri, è richiesto da Università della terza età e circoli culturali per dibattiti e conferenze, tutti a titolo gratuito. «Anche i diritti del secondo libro li ho ceduti a un’associazione culturale, e questo perché penso che divulgare quanto ho imparato sia il modo migliore per restituire una parte di ciò che ho ricevuto». Tutti e quattro hanno collaborato alla nascita e crescita di qualcosa di straordinario, quando niente era certo e tutto da costruire.

 

Stefano Bini

 

(Nella foto, da sinistra, Fatma Ruffini, Alessandra Valeri Manera, Gigi Reggi e Vittorio Giovannelli)