Pubblicato il 15/07/2014, 13:04 | Scritto da Compost

SPOT CARNE MONTANA: PIÙ CHE UN REMAKE È UNA RIESUMAZIONE

SPOT CARNE MONTANA: PIÙ CHE UN REMAKE È UNA RIESUMAZIONE
Il nostro critico di pubblicità boccia senza appello la nuova campagna della carne in scatola, firmata dall’agenzia Armando Testa.

Quella del “remake” è una strategia ben nota all’industria di Hollywood, i pretesti non mancano, come per esempio nel caso dei film di fantascienza (quasi sempre b-movies diventati cult) degli anni Cinquanta e Sessanta, una disponibilità di strabilianti effetti speciali che vanno a sostituirsi ai fondali di cartone e i modellini palesemente finti di finte astronavi. Citiamo per esempio la saga di Star Trek (movie) o la Guerra dei Mondi. In altri casi, vedi il remake de Il Grande Gatsby, si tratta di una manovra di marketing pura e semplice, che riesce talvolta a raggiungere un discreto successo, ma non riesce a nascondere una sostanziale mancanza di Idee. Questa «mancanza di idee» raggiunge livelli parossistici quando il remake riguarda uno spot pubblicitario, come quello dello spot Carne Montana. Qui, più che di remake o di citazione, come direbbe qualche colto pubblicitario, parlerei di vera e propria riesumazione (nemmeno la prima versione mi pare di ricordare). Quel linguaggio e quella realizzazione volutamente grezzi, tra il cinema e il cartoon, quelle storie semplici popolate di bizzarri personaggi, che avevano conquistato stuoli di bambini negli anni Sessanta e Settanta, vengono ora riproposti tali e quali (sempre in bianco e nero, ma senza effetto cartoon), ma a chi?

Forse ai bambini di allora che oggi hanno cinquant’anni, se va bene? Sarebbero gli unici che potrebbero provare un po’ di nostalgia, ma molto più probabilmente proveranno un po’ di tristezza per un mondo incantato che non c’è più. Con lo spot dell’epoca, per loro non c’è partita, tanto valeva rimandare in onda l’originale, va bene che la popolazione italiana invecchia, ma a tutto c’è un limite.  Se invece il target è, per così dire, più contemporaneo, la rievocazione è inutile e inefficace e toglie completamente allo spot il suo impatto e la sua ragione d’essere. Quella che rimane è una rappresentazione un po’ bizzarra, un po’ ingiustificata, ma ancora totalmente legata alla strategia del consumo d’emergenza (di qui il cowboy) dalla quale da sempre le carni in scatola cercano di liberarsi, non so con quale successo. Un elemento contemporaneo che forse allora non c’era, ma che oggi c’è: la rivendicazione dell’origine…100% italiana, ma se è italiana perché me lo dice un fax simile di Clint Eastwood con la voce di Pino Insegno? E che nessuno parli di spaghetti western, per favore.  

 

BRAND: Carne Montana

REGISTA: Carlo Sigon

PRODUZIONE: The Family

AGENZIA: Nimai – Leagas Delaney

DIREZIONE CREATIVA: Giorgio Ciani

DIRETTORE FOTOGRAFIA: Adriano Vaccariello

CAST: Dario Nanni

GUARDA LO SPOT

 

Compost

 

(Nella foto Dario Nanni nei panni del Gringo della Carne Montana)