SPOT TIM: CARO PIF, MA SEI PROPRIO SICURO CHE IL SURF SIA UNA PASSIONE TUTTA ITALIANA?
Che cosa ha visto di così encomiabile Aldo Grasso nell’ultimo spot della Tim, a parte il cognome altisonante del regista (Luke Scott, figlio di Ridley)? Il protagonista è il talentuoso ed eclettico Pif: ex iena, il prototipo dello storyteller d’assalto, pieno di energia e di ironia. Ebbene, il povero Pif più che un protagonista è utilizzato come caricatura in uno spot che parla di passioni, anzi, di un milione di passioni, le nostre (con relativo hashtag, che di questi tempi non si fa mancare a nessuno), ed è purtroppo tra i più noiosi che la storia ricordi.
Rabbrividisco nell’attesa delle prossime puntate, dopo l’incipit allo stadio di San Siro, ma soprattutto dopo la puntata dedicata al surf, da sempre tra le più grandi passioni italiane (???), dove sia PIF, ma soprattutto Tim appaiono come ornamenti di passaggio, attaccati come un cartellino al vero climax dello spot, anch’esso totalmente scollegato dal contesto, e cioè l’offerta commerciale. Dove è finita la promessa di raccontare in che modo tablet, smartphone e computer abbiano cambiato negli italiani il loro modo di vivere le passioni, espressa in modo così altisonante nella prima puntata della saga?
Ma soprattutto, siamo sicuri che agli italiani interessi che qualcuno gli racconti come sono cambiati? Siamo tutti appassionati di surf e di curling e non ce ne eravamo accorti? Se sì, perché la saga parte dallo stadio di San Siro? Come sempre, la povertà di contenuti, anche in questo spot o serie di spot è abilmente coperta da un’abile esecuzione del regista britannico. Esterofilia a mille, anche per raccontare noi stessi.
BRAND: TIM
REGISTA: Luke Scott
PRODUZIONE: RSA Films
AGENZIA: Leagas Delaney
DIREZIONE CREATIVA: Tim Delaney
ART DIRECTOR: Stefano Rosselli
COPYWRITER: Stefano Campora
FOTOGRAFIA: Sebastian Wintero Hansen
CAST: Pif
Compost
(Nella foto Pif a San Siro)