Pubblicato il 07/02/2014, 14:35 | Scritto da La Redazione

RASSEGNA STAMPA: SINDACATI E RAI, NIENTE TRASPARENZA

Il garante: vietato pubblicare i compensi della tv e l’elenco dei sindacalisti in distacco a carico dello Stato.meta name=”news_keywords” content=”la stampa, rai, sindacato, D’Alla, trsparenza

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 8, di Francesco Grignetti.

Sindacati e Rai, niente trasparenza

Il garante: vietato pubblicare i compensi della tv e l’elenco dei sindacalisti in distacco a carico dello Stato.

Inutile girarci attorno, la trasparenza è ancora un’aspirazione lontana. Se ne è accorto in questi giorni il ministro per la Pubblica Amministrazione, Gianpiero D’Alla, Udc, che voleva rendere pubblica la lista dei sindacalisti con distacco retribuito a carico delle casse pubbliche, e non lo potrà fare perché glielo ha vietato il Garante per la privacy. Ma in fondo c’è poco da meravigliarsi. Il governo trova resistenze pure da una società pubblica quale la Rai che tarda a comunicare a Palazzo Chigi l’elenco dei suoi dirigenti e consulenti, con qualifica e stipendio. Di mettere quei nomi e quegli stipendi sul web, poi, manco a parlarne. Perciò D’Alla, sia pure con toni felpati alla democristiana, s’è arrabbiato sul serio. «Sono – dice – a dir poco perplesso della decisione del garante. Pubblicare i nomi dei sindacalisti distaccati non si può, perché si ledono i loro diritti fondamentali. Sono meravigliato perché mi sembra un atto di doverosa trasparenza».

È un universo poco conosciuto, quello dei distacchi e dei permessi sindacali nella pubblica amministrazione. Qualche numero, tratto dalle relazioni della Corte dei Conti: tra sindacalisti a tempo pieno e chi solo occasionalmente, sono in 70 mila su una platea di 2,6 milioni di dipendenti. Dice D’Alla: «Esercitano un diritto fondamentale. Ma siccome i distacchi e i permessi rappresentano anche un costo per lo Stato, non capisco perché sia legittimo pubblicare i curricula, le situazioni patrimoniali, e anche le dichiarazioni dei redditi di chi riveste cariche pubbliche, dei dirigenti dell’amministrazione, dei dirigenti delle società partecipate e non i nomi dei sindacalisti che usufruiscono di distacchi e permessi. La loro non è mica un’attività segreta. La trasparenza servirebbe all’opinione pubblica e agli iscritti al sindacato per capire chi esercita effettivamente un diritto e chi ne approfitta solo per non lavorare».

La trasparenza, però, è un concetto che fatica a passare. La Rai, per dire, fa finta di non capire che cosa stabiliscono le ultime leggi. E cioè che deve informare il governo sul numero dei dirigenti, i loro compensi, l’anagrafe patrimoniale e reddituale, anche gli emolumenti dei consulenti. Questi dati, peraltro, vanno pure resi disponibili sul sito web. Il governo, per bocca del sottosegretario Giovanni Legnini, rispondendo a un’interrogazione di Renato Brunetta, qualche settimana fa ha già richiamato l’azienda. Ma evidentemente le cose ancora non marciano, se D’Alla dice lapidario: «Per la Rai non riusciamo ad avere questi dati, eppure la legge parla chiaro». La tv di Stato sta tentando di far modificare il contratto di servizio per eliminare l’obbligo ‘di resoconto sul web. La bozza del nuovo contratto che è in discussione presso la Commissione di vigilanza rappresenta un passo indietro. «A prescindere dal contratto di servizio dice però D’Alia ci sono gli obblighi di legge. Nel mio decreto sulla Pa è previsto l’obbligo di comunicazione al Dipartimento Funzione pubblica e all’Economia di tutti i dati relativi ai contratti individuali di lavoro dipendente e autonomo della concessionaria di Stato. Inoltre la nuova disciplina sulla trasparenza estende la “disclosure” anche alla Rai e lo stesso dice il nostro Piano nazionale anticorruzione». Si conosce l’obiezione: a rendere pubblici certi dati sensibili, verrebbe espulsa dal mercato. «Sono ovviamente d’accordo che esistano delle specificità. La Rai, come Finmeccanica e altri, hanno diritto ad alcune aree di riservatezza. Non mi sognerei mai, per dire, di imporre ai servizi segreti di mettere sul web i nomi e i compensi dei loro dirigenti».