Pubblicato il 20/09/2013, 11:02 | Scritto da La Redazione

CORRADO AUGIAS: «CHE COSA VORREMMO DALLA RAI»

CORRADO AUGIAS: «CHE COSA VORREMMO DALLA RAI»
Il giornalista risponde alla segnalazione dell’ex Direttore Generale di Rai1, Mauro Masi sulle pagine di Repubblica: «È giusto che Masi difenda il suo operato, non che definisca “ingiuria” un giudizio critico motivato da ciò che ha fatto e da ciò che non ha fatto. Grato dell’occasione, preciso meglio..». meta name=”Corrado Augias, Mauro Masi, Rai1″ Rassegna […]

Il giornalista risponde alla segnalazione dell’ex Direttore Generale di Rai1, Mauro Masi sulle pagine di Repubblica: «È giusto che Masi difenda il suo operato, non che definisca “ingiuria” un giudizio critico motivato da ciò che ha fatto e da ciò che non ha fatto. Grato dell’occasione, preciso meglio..». meta name=”Corrado Augias, Mauro Masi, Rai1″

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 44, di Corrado Augias.

CHE COSA VORREMMO DALLA RAI

Augias, mi viene segnalata una sua rubrica contenente frasi ingiuriose nei miei confronti per il periodo in cui sono stato Direttore Generale della Rai. Ritengo necessario puntualizzare alcuni fatti peraltro facilmente riscontrabili. Durante la mia gestione, la Rai ha ottenuto distacchi record (non più verificatisi successivamente) nei confronti dei principali concorrenti in particolare di Mediaset pur nel quadro di una rigorosa azione di ristrutturazione e consolidamento dei bilanci aziendali attuata sulla base del primo vero Piano Industriale dell’azienda, base di partenza anche dei lodevoli interventi successivi alla mia uscita. Nel corso del mio mandato, Rai ha realizzato (utilizzando solo proprie risorse, circa 300 milioni di euro) la transizione al digitale con il quale si è passati da tre reti analogiche a 14 canali digitali, la più importante offerta free d’Europa; un passaggio epocale paragonabile a quello dal bianco e nero al colore. Ho poi cercato (ed è questo l’elemento che, mio malgrado, ha più interessato i media con polemiche ancora vive) di far sì che tutti in azienda rispettassero le stesse regole e non ci fosse qualcuno “più uguale degli altri”. L’ho fatto mettendoci la faccia e prendendomi pubblicamente le mie responsabilità mentre sarebbe stato facile nascondermi come fanno tanti -dietro la burocrazia e la banalità della conventional wisdom. Questi i fatti, ripeto facilmente verificabili. Mi riservo ogni azione di legge a tutela della mia onorabilità.

Mauro Masi

  

È giusto che Masi difenda il suo operato, non che definisca “ingiuria” un giudizio critico motivato da ciò che ha fatto e da ciò che non ha fatto. Grato dell’occasione, preciso meglio. Il direttore della più importante azienda culturale, ha intrattenuto rapporti con personaggi diciamo discutibili come Luigi Bisignani e Valter Lavitola discutendo con loro di delicate faccende interne. Per esempio, la sospensione di Michele Santoro: «Finalmente ha fatto l’errore che volevo io (…) con questa roba qui lo sospendo… un segnale mica da ridere eh». Confesso che le conversazioni, i consigli, il linguaggio di Masi (che qui ometto) mi hanno lasciato di stucco. Ho un diverso concetto dei doveri e del comportamento di un alto dirigente. Altro elemento negativo l’aver sottostimato gravemente la funzione culturale della Rai. Masi ha mancato il compito primo storicamente svolto dall’azienda affidatagli che riassumerei così: fare buona informazione, creare e diffondere cultura. Masi ha consentito un telegiornale sfacciatamente, oltraggiosamente, di parte. Si è disinteressato completamente degli aspetti culturali della programmazione. Anche sui conti avrei da dire, per esempio sul famoso abbandono della piattaforma Sky. Volendo se ne può parlare.