Pubblicato il 20/07/2013, 11:34 | Scritto da La Redazione

ANTONIO CATRICALÀ: «TORNI A FARE SERVIZIO PUBBLICO O LA RAI PERDERÀ IL CANONE»

ANTONIO CATRICALÀ: «TORNI A FARE SERVIZIO PUBBLICO O LA RAI PERDERÀ IL CANONE»
Il viceministro dello Sviluppo Economico avverte che la concessione di Viale Mazzini, come riporta “Libero”, scade nel 2016 e il rinnovo non è automatico. meta name=”news_keywords” content=”libero, rai, catricalà, canone“ Rassegna stampa: Libero, pagina 4, di Fosca Bincher. L’annuncio di Catricalà «Torni a fare servizio pubblico o la Rai perderà il canone» La Rai non […]

Il viceministro dello Sviluppo Economico avverte che la concessione di Viale Mazzini, come riporta “Libero”, scade nel 2016 e il rinnovo non è automatico.

meta name=”news_keywords” content=”libero, rai, catricalà, canone

Rassegna stampa: Libero, pagina 4, di Fosca Bincher.

L’annuncio di Catricalà

«Torni a fare servizio pubblico o la Rai perderà il canone»

La Rai non sarà automaticamente la prossima concessionaria del canone di abbonamento alla tv. La sorpresa arriva da un documento depositato in ottava commissione del Senato dal viceministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà. Nel documento, che è la «Relazione programmatica sull’attività di governo nel settore delle comunicazioni», Catricalà avverte che la concessione del canone alla Rai scadrà nel vicinissimo 2016 e prima di allora «il Parlamento, magari sollecitato dal Governo, dovrà prendere una decisione. Non esiste infatti, al di là di qualche isolata interpretazione giuridica, la possibilità di un rinnovo automatico, non previsto neppure dalla attuale convenzione».

Secondo Catricalà «il Parlamento dovrà quindi decidere, anche con una norma di due righe di semplice proroga, ma dovrà comunque farlo». E proprio per questo «occorre avere le idee chiare per tempo sul da farsi. Altrimenti sarà il caos, con la Corte dei Conti che potrebbe intervenire in caso di attribuzione di soldi pubblici (il canone) a un soggetto privo di titolo». Non ci sarà quindi come immaginavano in viale Mazzini, urla tacita proroga della concessione del canone, anche se è assai difficile che lo stesso possa essere messo all’asta al migliore offerente. Lo stesso Catricalà spiega che non c’è «nessuna intenzione di togliere la concessione alla Rai, ma uno stimolo a essere più efficiente e moderna al servizio del pubblico». Attenzione, perché a differenza del passato questo non è uno slogan buttato lì a casaccio. Come premette il viceministro delle Comunicazioni nella premessa in cui racconta gli obiettivi governativi nella lotta all’evasione del canone «il vero tema di fondo e forse l’unica vera grande ragione per giustificare la lotta all’evasione, ma addirittura le motivazioni del suo pagamento, non può non prescindere da un recupero di credibilità della Rai e della sua missione di servizio pubblico».

Detto così, un evidente giudizio pesante sulla qualità della programmazione di viale Mazzini e perfino sulla credibilità delle sue testate giornalistiche. Ma se Anna Maria Tarantola, Luigi Gubitosi & c, vogliono davvero avere la prossima lunga concessione del canone, è meglio che preparino una svolta profonda e radicale nei palinsesti, dando una frenata robusta alla vocazione di tv commerciale che da anni è il leitmotiv della programmazione di viale Mazzini. Catricalà si rifà sul punto alle indicazioni dell’Autorità di garanzia nelle telecomunicazioni, consegnando alla Rai un principio guida: «Il pubblico deve avere la percezione che tutti i canali Rai sono canali di servizio pubblico e che tutta la programmazione risponde, con coerenza, alla logica di servizio pubblico».

Su questo principio guida verrà legato il disciplinare della nuova concessione del canone tv, inserendo condizioni che emergeranno da una consultazione pubblica «aperta alla società e alla stessa Rai, in tutte le sue componenti, sulla falsariga di quanto è stato fatto in Gran Bretagna per il rinnovo della Royal Charter Act nel 2007». Per preparare Tarantola & c alla svolta, alla Rai verrà già imposto dal governo un nuovo contratto di servizio assai diverso da quello in vigore nel periodo 2010-2012 e attualmente in regime di proroga operativa. «C’è l’intenzione», anticipa Catricalà, «di dare una certa discontinuità rispetto ai testi precedenti, nell’ambito delle possibilità offerte dal rapporto contrattuale».

 

 

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