Pubblicato il 24/01/2013, 18:01 | Scritto da La Redazione

GAD LERNER: «LA MIA È UNA TV DIVERSA DA QUELLA DI DEL DEBBIO. GIANNI STELLA? A LA7 HA COMMESSO VARI ERRORI»

Domani alle 22.15 su LA7 parte “Zeta-La commedia del potere”, nuovo programma di approfondimento politico condotto dal giornalista che ha da poco concluso l’esperienza con “L’Infedele” e che non ha lesinato commenti e dichiarazioni su tv, politica e attualità.

«Inviterò Berlusconi? No», risponde secco Gad Lerner a proposito degli invitati del suo Zeta-La commedia del Potere.
Se L’Infedele somigliava a una maratona, Zeta sarà una corsa sui cento metri. La nuova trasmissione di approfondimento politico di LA7, in onda da venerdì 25 gennaio alle 22.15, sceglie un formato snello, un’ora e mezza di durata, con un solo protagonista per puntata (Mario Monti all’esordio): l’ospite si confronterà con una manciata di interlocutori in studio e tanti contributi esterni realizzati durante la settimana, mostrando il proprio volto nascosto, saltellando sulla sottile linea di demarcazione tra masse e stanze dei bottoni.
«Il titolo si ispira al film Z-L’orgia del potere, vincitore del Premio Oscar nel 1969, nel quale si raccontava la vigilia di un colpo di Stato dei colonnelli in Grecia: una metafora del potere che dà scandalo al cospetto della maggioranza di cittadini in difficoltà, probabilmente una delle prime, vere pellicole sessantottine», dice un Lerner effervescente, ideale contraltare di un Paolo Ruffini battagliero. «Faremo ricorso contro la sanzione AGCom nei confronti di LA7. Si tratta di un provvedimento incostituzionale, incoerente e contraddittorio: parità di propaganda politica in clima elettorale non deve essere confusa con libertà di informazione sui fatti accaduti», ha affermato il direttore di LA7 in conferenza stampa.
Gad Lerner, dopo tanti anni al timone de L’Infedele, la vedremo cimentarsi con una novità.
«Luigi Grasso di Goigest mi aveva proposto di organizzare l’incontro con la stampa in un circolo di reduci-ex combattenti, ma ho pensato fosse esagerato. Ho i capelli bianchi, ma sono della stessa generazione di Mentana e Santoro. Zeta nasce dall’esigenza di fare qualcosa di nuovo, constatato il logoramento de L’Infedele, dopo dieci anni di vita».
Come ha vissuto la scelta di concludere l’esperienza de L’Infedele?
«Quasi con sollievo. Dopo tanti anni di consolidamento, era inevitabile un calo di ascolti, dovuto anche a diverse tipologie di controprogrammazione. Ruffini mi aveva proposto di spostare L’Infedele al venerdì, dopo Crozza, ma ho rifiutato, preferendo cogliere l’opportunità di fare cose nuove».
Per una tv come LA7, l’informazione e l’approfondimento giocano un ruolo essenziale.
«LA7 sta vivendo un momento delicato, una fase di trasformazione: il ruolo giocato dall’informazione e dall’approfondimento critico è prezioso. Io intendo farlo confrontandomi con lo spirito dei tempi di crisi, ma distaccandomi dalla convenzione tipica di questi tempi nel modo di affrontarlo».
Qual è questa convenzione?
«L’affrontare la crisi con un atteggiamento enfatico, dopo averla in passato messa in secondo piano. Non c’è talk show che non enfatizzi le lacrime di qualche famiglia che non ce la fa a tirare la fine del mese, che non cavalchi l’indignazione, il furore popolare, dando poi il via libera alla costruzione di nuovi paladini della giustizia sociale, attaccando indiscriminatamente tutti, ma proteggendo i propri editori e politici di riferimento».
Il riferimento è a Quinta Colonna, di Paolo Del Debbio.
«Devo obbligatoriamente rendergli omaggio per gli ascolti ottenuti. Come ho scritto nel mio blog su Vanity, Del Debbio, di formazione filosofica, uno dei fondatori di Forza Italia, fra i massimi dirigenti del settore giornalistico di Mediaset, ha interpretato con sapienza lo spirito dei tempi: tutti ladri, fanno tutti schifo, non si può più campare, siamo furibondi. Solo il cabarettista romano Gianfranco Funari, più di vent’anni or sono, aveva saputo recitare l’indignazione in Tv con altrettanta maestria di Del Debbio. Che la distilla freddamente, con arguto dosaggio e sempre tenendo al riparo il suo editore. Ma quello non è il mio modo di fare Tv. Ritengo ci sia ancora spazio per l’approfondimento critico, disincantato e libero. Non di pancia».
Anche Formigli, con il suo spazio crescente proprio su LA7, ha contribuito a cambiare il modo di fare approfondimento politico.
«Formigli è bravo, è una creatura plasmata per intero da noi di LA7. È perfetto per la prima serata. Ma il suo linguaggio non è il mio».
Domani Zeta è al debutto. Il primo ospite sarà Mario Monti. Con chi si confronterà?
«Il programma sarà costituito da due fasi. Nella prima, verranno mostrati alcuni servizi in esterna realizzati anche da me, con cui Monti dovrà confrontarsi. Dopodiché, verrà dato spazio ad alcuni interlocutori in studio. Tra le persone che abbiamo intervistato, avremo l’anonimo filantropo milanese che di recente ha finanziato le rette per la mensa dei bambini di Adro. Stefano Fassina, economista del PD, dato che Monti aveva chiesto a Bersani di silenziarlo. Piero Ostellino. E il professor Pelotti, editorialista del Sole 24 Ore, che si confronterà con Monti circa la vicenda del Monte dei Paschi di Siena».
A proposito del Monte dei Paschi di Siena, si è fatto un’idea a riguardo?
«Sono convinto che Monti, da Presidente del Consiglio, si sia trovato di fronte a una scelta obbligata, che sarebbe stata abbracciata da qualsiasi governo in carica, di destra o di sinistra».
Ha detto che non inviterà Berlusconi. Tuttavia, in tempi di par condicio elettorale, dovrà chiamare qualcuno del PDL.
«Alfano. Oppure Formigoni. Con lui ho un vecchio rapporto (ride, nda)».
Avrete una sinergia con il web e con La Effe, il canale televisivo che nascerà in primavera?
«Sul web, vedremo quel che si potrà fare, compatibilmente col tempo a disposizione per puntata. Quanto a La Effe, sono coinvolto nel progetto, dedicato alla cultura nelle sue varie declinazioni. Lo trovo molto interessante, è nato da una partnership tra Feltrinelli e Telecom Italia. Ci saranno delle interazioni».
Prospettive di share?
«Non sono in grado di fare previsioni numeriche. Cercheremo di sfruttare il forte traino di Crozza in prima serata».
Questione LA7: lei più volte si è mostrato contrario all’idea di Telecom di vendere la propria appendice televisiva.
«Telecom perderebbe valore, non lo guadagnerebbe privandosi di questo patrimonio. LA7 è una nocciolina, all’interno dei miliardi di indebitamento di Telecom. Fermo restando che svendere LA7 significherebbe fare un grosso favore a Mediaset».
L’errore principale commesso dalla passata gestione di Gianni Stella?
«L’aver cercato di rendere la rete maggiormente generalista, quando era necessario profilarla di più sull’informazione, la vera vocazione del canale. Abbiamo portato Mentana da noi con un ritardo di un anno e mezzo, Santoro con un ritardo di almeno un anno. C’erano altri che facevano la coda per venire da noi, avremmo potuto prenderli ma non l’abbiamo fatto. A una gestione molto loquace nelle manifestazioni pubbliche, roboante nei proclami, è seguito un atteggiamento esitante nelle scelte editoriali».

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Gad Lerner)