Pubblicato il 03/01/2013, 14:27 | Scritto da La Redazione

I FORNELLI TRANSGENDER DI VLADIMIR LUXURIA E GIÒ STAJANO

Il nostro blogger-verificatore fa un viaggio nella storia dei cooking show itraliani, dai primi anni ’80 all’ultimo format con de La7. Ovviamente con l’ausilio di video inediti.

Che siano diventati indigeribili i programmi di cucina che sfrigolano nell’etere saturo di grassi della tv italiana lo ha ironicamente dimostrato il comico Marcello Cesena nei panni dello chef francese Roland Alligator. Il personaggio, lanciato a fine novembre nel programma Quelli che il calcio, è alle prese con piatti a prova di guida pericolosa nella sua folle rubrica Cucinare guidando. (guarda il video).
Manco a farlo apposta ha appena debuttato qualche settimana su La7 Fuori di Gusto, «l’inedito» road trip enogastronomico con cui Fede e Tinto ci conducono alla scoperta delle meraviglie culinarie e paesaggistiche del Belpaese. L’aggettivo inedito – come da descrizione nella scheda riportata nel sito – grida vendetta, perché uno dei primi format della Rai delle origini fu proprio quel road trip enogastronomico Viaggio nella Valle del Po con lo scrittore Mario Soldati nei panni della guida sabauda sugli italiani che sgobbavano (molto) e magnavano (poco) per ricostruire il Belpaese.

Dopo questa pietra miliare dell’edutainment, Mamma Rai continuerà negli anni a trasmettere “food show” a base di giochini e ricette proposti da personaggi celebri ed espertoni doc. Dall’antesignana Delia Scala con Colazione allo Studio 7 (1972) alla rassicurante Ave Ninchi, coadiuvata da Luigi Veronelli in A Tavola alle 7 (1975), sino alle rubriche degli anni ’80 nei programmi contenitore come Che fai mangi? con Enza Sampò e Linea Verde con Federico Fazzuoli. Dagli anni ’90 la Rai rinuncia a produrre in proprio, acquistando format a cominciare da La prova del cuoco che fa il suo debutto nel 2000 con Antonella Clerici al tinello (guarda il video). Da allora l’effetto valanga sino ai giorni nostri con le sorelle Parodi e tutti gli altri format decotti e bolliti che puntano sulle commistioni con il reality e le sfide quando invece si dovrebbe educare a mangiare sano e far riflettere sul fatto che gli italiani rimangono un popolo sedentario che preferisce stare a tavola a chiacchierare anziché fare sport.
Tornando a Fuori di Gusto, l’unico elemento di novità è rappresentato dal fatto di essere un programma  gay-friendly con la partecipazione della Vladi, più nota come Vladimir Luxuria. Nata come drag queen e animatrice del locale LGBT romano “Mucca Assassina”, la foggiana Vladimir è entrata nel libri di storia più per essere stata il primo deputato trasngender del Parlamento italiano che per le sue battaglie a favore dei diritti delle minoranze nelle fila di Rifondazione Comunista. Scaduto il mandato, Luxuria è tornata a fare spettacolo, vincendo un’edizione dell’Isola dei famosi e grazie ai soldi guadagnati, ha cambiato sesso diventando donna senza cedere alla tentazione di farsi riprendere dalle telecamere.
Altissima pur senza tacchi, battuta sempre pronta, Vladimir è un perfetto esempio di normalizzazione televisiva del diverso. Come per Platinette, la si può criticare per quello che dice e non per quello che è o per come si veste. Senza dubbio questo è un merito della tv, da sempre basata sulla ripetizione e imposizione di facce e cliché. Certo Luxuria e Platinette sono personaggi dello spettacolo, rispondono solo per loro stessi e non certo devono rappresentare le istanze della comunità LGBT italiana, tuttavia rimane forte lo scollamento tra cronaca e televisione perché l’Italia rimane ancora un paese omofobo e per giunta senza leggi che tutelano i diritti civili delle coppie arcobaleno. Il numero sempre più alto di aggressioni ed episodi di bullismo ha addirittura costretto molte guide turistiche per gay a considerare pericoloso il nostro paese per fare le vacanze. E’ quantomeno curioso quindi osservare la Vladi ai fornelli in questo roadshow culinario, dove di diversamente originale c’è solo la noia da cliché gay tutto battutine e raffinatezze culinarie e culinterra. Un vero peccato perché La7 nel suo periodo d’oro, quando faceva concorrenza a Raitre a metà degli anni 2000 con format divertenti e originali per numero e fattura, trasmetteva anche un piccolo cult show dal titolo “I viaggi di Nina” sulla comunità lesbica italiana. Dalla Vladi, e dai dirigenti tv che cucinano il palinsesto, ci si potrebbe aspettare sicuramente qualcosa di più intrigante, come ad esempio, un programma sul sesso raccontato come anello di congiunzione tra le classi sociali. Sicuramente gli italiani ne capirebbero di più di vicende come quelle accadute anni fa a Lapo Elkann e Piero Marrazzo e magari a corredo potrebbe andare in onda una scena del film Tutti giù per terra del 1996 (guarda il video) che segna il debutto cinematografico della Vladi nei panni della translucciola.
Nulla di rivoluzionario in realtà. Prima della Luxuria, aveva già fatto tutto Gò Stajano, nome d’arte del più famoso trans italiano. Nata Gioacchino Stajano Starace, pugliese come la Luxuria, Giò è stata scrittrice, giornalista e attrice. Federico Fellini la volle per La Dolce Vita, i giornali di destra come Il Borghese si divertivano a organizzare agguati fotografici per immortalarla accanto a politici DC e negli anni ’80 fu la prima a cambiare sesso a Casablanca.
Col nome di Maria Gioacchina Stajano Starace, si ritirò poi dalla vita pubblica in un convento piemontese e la sua ultima apparizione prima della morte nel 2011 è nel Chiambretti Night di due anni prima. Ma è un’altra apparizione quella degna di rilievo: risale al 1982 e il programma si chiama Cuoco per Hobby (guarda il video) e va in onda sulla tv di stato tutti i sabato all’ora di pranzo. Giò Stajano cucina una semplicissima pasta e ceci ma di nuovo c’è che la Rai osa mandare in onda per la prima volta un personaggio “scandaloso” per definizione in un contesto ultra-tradizionale come quello di un programma di cucina rivolto alle casalinghe.

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto Fede, Tinto e Vladimir Luxuria)

 

 

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