Pubblicato il 22/12/2012, 10:24 | Scritto da La Redazione

MASSIMO DONELLI: «I MIEI SEI ANNI DA DIRETTORE DI CANALE 5»

MASSIMO DONELLI: «I MIEI SEI ANNI DA DIRETTORE DI CANALE 5»
In un’intervista esclusiva al sito di “Tv Sorrisi e Canzoni”, l’ex numero uno dell’ammiraglia Mediaset fa un bilancio della sua direzione. Rassegna stampa: www.sorrisi.com, di Alex Adami. Massimo Donelli dal primo gennaio 2013 lascerà la direzione di Canale 5 per assumere l’incarico di direttore «Sviluppo Comunicazione Tv» con il compito, si legge nel comunicato ufficiale, […]

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In un’intervista esclusiva al sito di “Tv Sorrisi e Canzoni”, l’ex numero uno dell’ammiraglia Mediaset fa un bilancio della sua direzione.

Rassegna stampa: www.sorrisi.com, di Alex Adami.

Massimo Donelli dal primo gennaio 2013 lascerà la direzione di Canale 5 per assumere l’incarico di direttore «Sviluppo Comunicazione Tv» con il compito, si legge nel comunicato ufficiale, di «curare l’ideazione e lo sviluppo di nuove forme di comunicazione del prodotto televisivo Mediaset su tutte le piattaforme media».

Abbiamo chiesto a Donelli, che dal 2002 al 2006 è stato direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, di tracciare un bilancio finale della sua esperienza alla guida della rete ammiraglia.

Come dobbiamo leggere questa uscita da Canale 5? Se l’aspettava?

«Sì, certo, me l’aspettavo. Parto dai numeri: sono stato direttore di Canale 5 per sei anni e tre mesi, ossia per 2.250 giorni, un record. Soprattutto, un tempo più lungo rispetto alle mie precedenti esperienze, mai durate oltre i tre anni, con l’eccezione di Sorrisi: quattro anni e due mesi. Da prima dell’estate avevo manifestato all’azienda la volontà di andare in pensione appena compiuti i 60 anni, ossia fra un anno. E, contestualmente, avevo dato la disponibilità a lasciare nel momento stesso in cui l’azienda avesse trovato il mio successore. La tv, infatti, è come l’industria dell’auto: si lavora ai nuovi titoli con due-tre anni d’anticipo. Era giusto, perciò, che avvisassi per tempo e che per tempo mi facessi da parte. Mediaset ha molto apprezzato questo comportamento leale. Infatti mi ha offerto la possibilità di mettere a frutto tutte le esperienze professionali della mia vita in un ambito, quello della comunicazione, a me famigliare, e con un amico, Paolo Calvani, che conosco e apprezzo dal tempo in cui eravamo colleghi a «Epoca» e «Panorama». Un bel finale, direi, dopo 45 anni di lavoro ininterrotto. E se ciò è stato possibile lo si deve primariamente all’intelligenza e alla sensibilità di due persone che intendo pubblicamente ringraziare: il presidente Fedele Confalonieri e il vicepresidente Pier Silvio Berlusconi»

Finale-finale? Smette di lavorare davvero fra un anno?

«No, non smetterò di lavorare, almeno finché mi divertirò a farlo. Ma è troppo presto per parlare di quel che sarà. Ora c’è questo nuovo incarico che mi piace e mi permetterà, fra l’altro, di ritornare nella dimensione che amo di più: quella della “start up”».

Ovvero?

«Ovvero le chiedo scusa se non le rivelo nulla: le start up si fanno, ma non si dicono».
Da tempo si inseguivano le voci su una sua uscita da Canale 5.

«Normale. Tanto più normale in un’epoca di cambiamenti e continui. Ho scoperto proprio in queste ore, facendo il bilancio della mia esperienza, che mentre io dirigevo Canale 5 si sono avvicendati 3 direttori di Raiuno, 4 direttori di Raidue, 5 direttori di Raitre, 2 direttori di Rete 4, 6 direttori del TG1, 5 direttori del TG2, 2 direttori del TG3, 2 direttori del TG5, 3 direttori di Studio Aperto, 2 direttori del TG4, 8 presidenti Rai e per quattro volte è cambiato il presidente del Consiglio. Trovo logico che in sei anni sia stato detto e scritto di tutto sul mio conto. Ripetutamente. Venivo già dato per morto nell’autunno del 2008. E siccome è fisiologico che prima o poi ci sia l’avvicendamento ai vertici di una rete, ora anche quelli che mi davano in uscita quattro anni fa potranno trionfalmente dire: “L’avevamo scritto”. Ci sta. È previsto nelle regole di ingaggio quando occupi un posto così mediaticamente esposto. E poi è la “nouvelle vague” dell’informazione: in Internet, e ora anche sui quotidiani e perfino sui settimanali, si scrive di corsa su tutti e di tutto, c’è la fretta di arrivare primi e di verificare, semmai, dopo».

Dica la verità: le dispiace lasciare la direzione della rete ammiraglia?

«Ho dedicato a Canale 5 sei anni della mia vita, andarmene non sarà come premere un interruttore e via. Se così fosse, lei starebbe conversando con un robot. Però lascio sereno e soddisfatto. Ho chiuso con un periodo di garanzia, quello dell’ultimo autunno, eccellente sul piano dei risultati e della gestione dei costi, impreziosito dal concerto di Celentano, evento memorabile per la storia di Mediaset. La 5, la mia creatura prediletta, molto apprezzata dalle giovani donne e dagli investitori pubblicitari, è quasi tutte le sere leader nel prime time tra le native digitali. Mediaset Extra, un virtuoso esempio di canale low cost, sta raggiungendo il suo obiettivo. E Mediaset Italia, il canale dedicato agli italiani all’estero, ha gli abbonamenti in crescita in tutto il mondo. Poi, per comprendere appieno il mio stato d’animo attuale, bisogna aggiungere la voglia di cambiare. Anche alla mia età: è una questione di carattere, basta leggere il mio curriculum. E c’è anche la bella soddisfazione di lasciare da vincente».

Vincente in che senso?

«Ho letto molte imprecisioni, anche nelle ultime settimane, sull’andamento delle reti Mediaset. Quanti de profundis anticipati e puntualmente smentiti dai numeri sulla morte della tv generalista… Dicevo: lascio da vincente. Ho vinto, primariamente con me stesso, la sfida di mantenere per tutti questi anni il primato di Canale 5 sul target commerciale, rispondendo alla missione che mi era stata affidata. E ciò nonostante il numero delle reti, dal 2006 a oggi, si sia decuplicato. Mi ha fatto molto piacere leggere quanto ha scritto il consiglio d’amministrazione di Mediaset nel suo comunicato del 18 novembre scorso: “Pur in un panorama televisivo sempre più competitivo, Canale 5 nella stagione d’autunno si conferma prima rete italiana con un rilevante 21,2% di share in prima serata e il 17,9% nelle 24 ore sul target di riferimento, il pubblico della fascia 15-64 anni)”. Sono parole importanti, diciamo pure che formano dei bellissimi titoli di coda».

Ci sarà pure qualcosa che, rivedendo il film dall’inizio, non rifarebbe.

«Tutti gli errori che ho commesso, ovviamente. E non sono stati pochi. Per esempio, non essermi opposto alla messa in onda di programmi realizzati troppo in fretta. E quindi nati morti. Ma, grazie a Dio, ho un carattere positivo e volitivo: sono abituato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno».

E che cosa c’è nel bicchiere mezzo pieno di Canale 5?

«Tanta roba. Per esempio, tra titoli nuovi e spin off, 46 programmi lanciati durante la mia gestione. Flop inclusi, ovviamente. E fiction escluse. Cito in ordine sparso: “Show dei record”, “Italia’s Got Talent”, “Kalispéra”, “Bikini”, “Il ballo delle debuttanti”, “Un due tre stalla”, “La notte degli chef”, “Io canto”, “Cultura Moderna”, “Let’s Dance”, “È rinata una stella”, “Storie di donne”, “Uno contro cento”, “La stangata”, “Jackpot”, “Fantasia”, “Avanti un altro”, “Baila!”, “Mattino 5”, “Pomeriggio 5”, “Let’s dance”, “Serata 5”, “Domenica 5”, “Aperitivo sul 5”, “Pomeriggio 5 Estate”, “People”, “Domenica Live”, “The Winner is”, “La grande magia – the illusionist”, “Rock economy”, “Panariello non esiste”, “Il braccio e la mente”, “Pomeriggio 5 cronaca”, “The money drop”, “Chiambretti Night”, “Quinta colonna”, “Stasera che sera, le serate speciali di Zelig, “Striscia la domenica”, “Uomini e donne Senior”, “Extreme Makeover Home Edition Italia”, “Scherzi a parte Show”. E, su La5, “Cambio casa cambio vita”, “Che trucco”, “Hollyfood”, “Giro giro bimbo”».

Non proprio tutto è andato secondo le aspettative.

«No, ma in questo elenco ci sono molti pilastri di palinsesto che resteranno tali per i prossimi anni».

Il suo rapporto con i personaggi della rete?

«Questi anni sono stati ricchi di incontri belli e importanti. Per esempio, ho dialogato ogni giorno con Antonio Ricci. E continuerò a farlo: Antonio è un maestro di televisione e non solo. Mi ha insegnato tantissimo. Soprattutto, abbiamo costruito un rapporto franco, leale, costruttivo. E Maria De Filippi, poi: con lei ho lavorato gomito a gomito, scoprendone i talenti umani e professionali. È una fuoriclasse: le sono molto grato e le voglio molto bene. E lo zio Gerry? L’affidabilità in persona. Il talento di Paolo Bonolis? Stupefacente. E poi mi piace ricordare le belle serate con Claudio Bisio e tutto il gruppo di Zelig, le cene interminabili con Greggio, Iacchetti, Michelle Hunziker, Ficarra e Picone, l’incontro con Adriano Celentano, un mito della mia infanzia; la tranquillità di lavorare con Rita Dalla Chiesa, Barbara d’Urso, Federica Panicucci, quelle che tutti i giorni sono lì a tirar di lima; i miei dispettosi-estrosi amici e Luca e Paolo; l’adorabile follia di Teo Mammuccari; l’entusiasmo di Giorgio Panariello; la serietà di Silvia Toffanin; la simpatia di Claudio Amendola; la scapigliatura di Alfonso Signorini; l’imprevedibilità di Piero Chiambretti; e, infine, Alessia Marcuzzi, una sorella acquisita. Che squadrone! Uno squadrone con cui ho lavorato bene e mi sono anche divertito. Molto divertito».

Il ricordo più forte?

«L’emozione provata all’Arena con il concerto di Adriano Celentano. Lo stupore davanti a migliaia di video alla Triennale di Milano con tutte le puntate di “Striscia”. La prima volta nello studio immenso e caldissimo di Amici. L’ansia che ho provato la sera in cui è partita La 5. Il bis con Mediaset Extra. E, ancora, l’orgoglio di guidare Mediaset Italia, la tv per gli italiani all’estero. Vede, ho avuto il grande privilegio di traghettare Canale 5 dall’analogico al digitale, di far nascere due reti nel nuovo habitat, di dirigere un canale internazionale: fortunato, no? Talmente fortunato che ora potrò chiudere la mia esperienza a Mediaset collaborando con un amico di lunga data…».

Non ha mai avuto nostalgia per il giornalismo in questi anni di tv?

«Ho lavorato per 24 anni della mia vita nei quotidiani. Per 9 anni nei periodici. Per un anno nel web. E negli ultimi 12 anni, tra ventiquattrore.tv, Sorrisi e Canale 5, mi sono dedicato solo alla televisione. No, non ho mai sofferto di nostalgia. Non sono un “passatista”. Mi piace guardare sempre in avanti».

Che cosa lascia in eredità al suo successore?

«Una rete ricca di titoli, alcuni ormai grandi classici della tv. E una squadra giovane e fortissima. A cominciare dal vicedirettore Marco Costa, professionista di prim’ordine, gentiluomo, persona leale: senza di lui al mio fianco non sarei riuscito a fare metà delle cose che ho fatto. Abbiamo completamente ristrutturato la rete e gestito con successo quotidianamente ben quattro palinsesti grazie al fatto che con noi hanno lavorato ragazze e ragazzi di grande livello, scelti uno per uno e certamente destinati a entrare nei quadri dirigenti di Mediaset in un futuro non lontanissimo. Amo fare il talent scout, come sanno tutti coloro che hanno lavorato con me: a Canale 5 ho “pescato”, assieme a Costa, particolarmente bene. Questo, lo dico con emozione, è il motivo d’orgoglio più grande. E sono felice, davvero felice, di passare il testimone a Giancarlo Scheri. È un galantuomo, ha grande passione, conosce perfettamente la macchina televisiva e le dinamiche di palinsesto: per la mia squadra amatissima non poteva esserci scelta migliore. Sono certo, infatti, che Giancarlo darà un’ulteriore spinta alla crescita professionale di tutti e rafforzerà ancor più la leadership di Canale 5».