Pubblicato il 13/12/2012, 18:42 | Scritto da La Redazione

LA7: ECCO CHI È MARCO GHIGLIANI, L’UOMO CHE “DEVE VENDERE” LA RETE

Il nuovo ad di Telecom Italia Media dovrà traghettare la società almeno fino alle elezioni e alla cessione. Giovanni stella, uscente, lascia i conti in disordine, ma con qualche eccellenza di prodotto: Mentana, Santoro e Gruber.

Il nuovo amministratore delegato di TiMedia e La7, Marco Ghigliani, è molto probabilmente destinato a rimanere ai vertici della società del gruppo Telecom, attualmente in vendita, per un periodo molto più lungo di quello che molti pensano. Prende il posto di Giovanni Stella, dopo esserne stato l’affidabile, ma non sempre allineato, direttore generale. Piemontese, gentile ma riservato, è stato in passato ufficiale dei Carabinieri, prima di lavorare nell’ufficio del personale di Fiat e quindi in quello di Telecom. Di lui si dice che fosse entrato in rotta di collisione con il grande capo da quando questi aveva un po’ napoleonicamente pensato di poter condurre l’attacco finale alla Russia (Mediaset e Rai), acquisendo star e imbarcandosi in produzioni costose, che in qualche caso non hanno reso quanto ci si aspettava. Sono in molti, oggi, che criticano Stella per gli errori commessi. E a lui, piuttosto che al direttore di rete, Paolo Ruffini, che si rinfacciano i flop di Sabina Guzzanti e Serena Dandini, e perfino la scelta di arruolare Cristina Parodi e farle fare la striscia pomeridiana, rimasta fin qui molto lontana agli obbiettivi di audience immaginati al momento di cooptarla nel progetto.

Dai corridoi di Telecom Italia Media, però, si leva anche qualche voce dissonante a favore del “canaro” (Stella). Nessuno lo rimpiange, ma in tanti fanno notare che Ruffini è stato fin troppo resiliente e furbo quando ha subito le scelte di Stella senza reagire; che il suo predecessore, Lillo Tombolini, aveva difeso meglio la propria autonomia. Qualcuno dice pure che Stella, in realtà, non ha affatto sbagliato la strategia complessiva. Che il suo lavoro ha comunque migliorato percezione e posizionamento del canale dopo la gestione di Antonio Campo Dall’Orto. Che è stato giusto puntare tutto sul racconto dell’attualità e sulla politica, incrementando l’autorevolezza del marchio. Che non era insensato, nel grande rimescolamento di carte innescato dalla frammentazione digitale, fare la corsa sulle reti di Mediaset e di Rai più deboli, reinvestendo i quattrini ottenuti grazie agli ascolti e la pubblicità in crescita in nuovi programmi. Se un errore Stella l’ha fatto – dicono alcuni degli interni – è stato quello di credersi immune dal virus che prima o poi colpisce tutti quelli che cominciano a occuparsi di tv venendo dal di fuori. «Non è un luogo comune: la tv è una droga. Azzecchi due o tre cose – commentano i bene informati – e pensi subito di essere Freccero e ci sono un sacco di persone che hanno interesse ad alimentare la tua presunzione». Per un po’ le cose hanno funzionato bene, poi il tocco magico all’improvviso è sparito e sono arrivati anche i flop. Costosi. E ora molti dei nodi potrebbero venire al pettine. Perdite rilevanti, sacrifici da fare, il disegno complessivo della programmazione da ripensare anche se – con il programma di Maurizio Crozza, con quello di Michele Santoro e con le garanzie offerte dal tg di Mentana e da Lilli Gruber – non sarà difficilissimo migliorare ancora le performance della scorsa stagione.

Ma non è più legittimo sperare che la concessionaria di Cairo porti importanti crescite incrementali della raccolta pubblicitaria in un anno che si preannuncia ancora nero per la tv. A Ghigliani toccherà prendere le forbici e tagliare sulle spese e non ci sono ambiti che non rischino di essere “ottimizzati”. Ghigliani – si sostiene dall’interno – potrebbe durare. Almeno fino alle elezioni, fino alla vendita. Che però secondo molti analisti si allontana piuttosto che avvicinarsi. Le offerte ricevute da Equinox e Clessidra, ma anche da Cairo – al netto della quota di offerta neutralizzata dai debiti – vengono tutte ritenute molto inferiori alle aspettative. E non c’è ragione di credere, almeno per adesso, che le cose possano cambiare a esito elettorale noto.

 

Mario Gemelli

 

(Nella foto Marco Ghigliani)