Pubblicato il 23/11/2012, 14:28 | Scritto da La Redazione

MEDIASET REVOLUTION: ECCO IL PROBABILE GIRO DI POLTRONE

Cologno Monzese si sta preparando alle grandi manovre per il 2013. Dovrebbero cambiare i direttori di rete e TVZOOM anticipa quali potrebbero essere i movimenti.

Tira aria di cambiamenti ai piani alti di Mediaset: la tv di Cologno Monzese non è mai stata così in difficoltà e il top management (ma forse sarebbe meglio dire: la proprietà) dopo qualche tentennamento sente ora la necessità di dare un segnale forte, sia all’interno dell’azienda, sia al mercato. Ecco quindi spiegati i vari spostamenti di cui si parla tanto in questi giorni, con direttori che vanno e vengono, reti che cambiano timone e nuove strutture ad hoc che starebbero per essere create, allo scopo di sistemare i tasselli in esubero del puzzle-organigramma. Mai come questa volta, infatti, pare che alcuni degli spostamenti siano ispirati al sempreverde principio promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso, ndr.): ecco allora spuntare un’ipotetica direzione sviluppo informazione e un altrettanto bislacca direzione programmi low budget.

Come sempre accade in queste situazioni, comunque, quel che veramente interessa è chi andrà a occupare le due poltrone più ambite della Direzione Contenuti, ovvero quella di direttore di Rete di Canale5 da una parte e di Italia1 dall’altra. Se è vero infatti che mai come in questi ultimi anni il ruolo delle grandi tv generaliste sta scemando e la loro centralità è sempre più messa in discussione dal proliferare di reti e canali di ogni tipo (per non parlare delle pressoché infinite alternative on line), resta il fatto che i tasti numero 5 e 6 del telecomando hanno ancora un valore inestimabile. E poi, va detto e sottolineato che sì, le medie di ascolto delle (ex) grandi reti possono essere una pallida ombra di quello che erano solo una decina d’anni fa, ma ancora oggi sono solo i primi cinque-sei canali nazionali a riuscire a raggiungere grandi numeri, quando vengono “illuminate” da un evento o uno show degno di nota.

Se dovesse quindi avverarsi la profezia che vuole Massimo Donelli e Luca Tiraboschi in partenza verso nuove e prestigiose destinazioni, chi potrebbe andare a occupare le poltrone che i due lasceranno vacanti? Per la direzione di Canale5 la corsa, già da qualche anno, è in realtà ristretta a due soli manager del Biscione: l’attuale responsabile della fiction ed ex Direttore di Rete 4, Giancarlo Scheri da una parte e lo stesso Luca Tiraboschi dall’altra. Sebbene entrambi abbiano collezionato nel corso degli ultimi anni risultati (ben che vada) altalenanti, i loro percorsi interni di carriera portano dritti dritti alla rete ammiraglia e sino a qualche tempo fa sarebbe stato difficile riuscire a indovinare chi dei due avrebbe finalmente raggiunto l’agognato traguardo per primo.

All’ultimo giro, però, la corsa si è risolta con un netto vantaggio di Scheri, che oltre ad avere in Antonino Antonucci un vice già prontissimo per prendere in prima persona le redini della struttura dedicata alla fiction, ha anche dalla sua un profilo aziendale (o forse meglio: aziendalista) che ben si coniuga con le esigenze di moderazione e “allineamento” di Canale 5. Attenzione: non si tratta di allineamento politico, in questo caso, ma della comprensibile e legittima necessità da parte dei vertici dell’azienda di avere un uomo al comando della rete principale, che condivida lo spirito, la linea, la mission di Mediaset, senza volerci mettere troppi guizzi di originalità, senza correre troppi rischi e senza cercare di “personalizzare” una rete in cui il Direttore deve essere il più “trasparente” possibile.

Discorso almeno parzialmente diverso per Italia1, che sebbene un po’ annacquata negli ultimi tempi, ha da sempre nel suo DNA un istinto più irriverente, sbarazzino, addirittura (a tratti) ribelle. Non per niente è stata la rete in cui ha maturato la sua personalità Giorgio Gori, il quale ha espresso tutto il suo potenziale (e completato il suo profilo di uomo di comunicazione a tutto tondo), proprio nel corso del suo periodo a Italia1, nella seconda metà degli anni ’90. Dopo di lui fu la volta degli scomodi Giovalli e Magnaghi, che sono durati entrambi solo un paio d’anni, ma hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immagine e nella linea editoriale della rete. Il periodo-Tiraboschi è stato senza dubbio quello del mantenimento, del basso profilo, con tanti programmi che si sono ripetuti anno dopo anno e pochi guizzi, che per lo più si sono rivelati velleitari tentativi, più che vere innovazioni.

Ma il tempo del mantenimento è terminato. Mediaset ha bisogno di ripartire ed ecco quindi spiegato come mai il decennale periodo-Tiraboschi stia per volgere al termine. E se a Canale 5 rischiare è vietato (i contraccolpi che ne potrebbero derivare sono comprensibilmente giudicati troppo pericolosi e potrebbero, senza esagerare, mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’azienda), a Italia1 è arrivato il momento di voltare pagina e di farlo in modo deciso. In corsa per il posto di direttore, ormai da qualche anno, c’è l’attuale numero uno di Mediaset Premium, Marco Leonardi, che già qualche anno fa era stato a un passo dal prendere le redini di Italia1. Non se ne fece nulla, allora, ma sebbene a Leonardi non faccia piacere sentirselo dire, è molto probabile che non se ne faccia nulla neanche adesso. I motivi sono due e sono entrambi macigni sulla sua strada verso la rete “giovane” di RTI: innanzitutto il profilo di Leonardi, che era considerato positivo, vincente, da manager a 360° come ce ne sono pochi a Mediaset, nel corso degli ultimi anni si è un po’ annacquato e appannato per vari motivi, primo tra i quali il sempre più evidente scollamento tra promesse e risultati della sua “creatura”, l’offerta a pagamento Mediaset Premium.

Certo, addossare tutte le colpe a Leonardi sarebbe ingeneroso, ma anche considerando i fattori esterni, resta comunque un retrogusto un po’ amarognolo. Il secondo motivo è che sui cinque o sei spostamenti previsti nell’organigramma di RTI entro i primi mesi del 2013, almeno uno dovrebbe essere caratterizzato da un inserimento dall’esterno: così come a Publitalia è in arrivo il nuovo AD Stefano Sala, così il ramo televisivo dell’azienda si gioverebbe di un’iniezione di sangue fresco. Va bene valorizzare le risorse interne, va bene ottimizzare, risparmiare e non spendere troppo per inserire nuovi top manager, ma il messaggio al mercato deve essere di rilancio e di investimento, anche e soprattutto in un momento di forte e innegabile crisi come quello attuale. Guai a far sembrare tutta l’operazione un banale gioco delle tre carte: l’azienda deve ripartire, e se è vero che il 2012 si sta chiudendo come peggio non si potrebbe, il 2013 deve cominciare ingranando una marcia in più. In quest’ottica, affidare la rete giovane a una risorsa interna come Leonardi, con tanti aspetti positivi, ma senza esperienze produttive, senza vere competenze di programmazione e palinsesto e per di più con cinquant’anni ormai compiuti sulle spalle, non sembra proprio la scelta più azzeccata: va bene che i 50 sono i nuovi 30, ma certo sostituire lo “stanco” Tiraboschi con un altro bergamasco più vecchio di lui, parrebbe un controsenso.
Avanti un esterno, allora. Ma chi? Su questo le bocche sono cucite e anche i soliti bene informati sembrano spiazzati. I due “soliti noti” che da anni circolano di bocca in bocca ogni volta sono Fabrizio Salini e Alberto Rossini, ma entrambi hanno già annusato e rifiutato più di una volta, in passato, questa o analoghe poltrone. Oggi in particolare non sarebbero affatto allettati dalla prospettiva, per un duplice motivo: la crisi evidente di Mediaset da una parte, che rende Cologno un po’ meno affascinante di un tempo, ma soprattutto il fatto che entrambi dopo qualche “svarione” si sono sistemati recentemente e bene: Salini nella rampante Switchover Media e Rossini al timone dei canali Fox.

In realtà i nomi su cui si stanno concentrando le attenzioni sono altri e corrispondono a profili profondamente diversi tra loro. Il primo nome è quello di Roberto Cenci, quarantanove anni, regista e produttore di programmi di grande successo tra cui Chi ha incastrato Peter Pan, Ti lascio una canzone, Io Canto e tanti altri. Tra i papabili è sicuramente il più “artista” e questo oggi a Mediaset non è esattamente considerato un plus per chi deve ricoprire incarichi dirigenziali. Il fatto poi di non aver mai svolto veramente un lavoro “d’ufficio” e avere poca dimestichezza con palinsesti e controprogrammazione rende la candidatura-Cenci la più debole del terzetto.

Secondo nome al vaglio è quello di un ex “di peso”: Leonardo Pasquinelli. Attuale vice-presidente di Endemol, ha sulle spalle un curriculum che pochi possono vantare nel settore, incluse la Direzione dell’Area Intrattenimento di RTI e la Vice-Direzione di Canale5. Il suo essere contemporaneamente un uomo di macchina e di prodotto ne fa forse il candidato più forte, ma forse proprio questa forza potrebbe rappresentare un ostacolo alla sua nomina a Direttore di Italia1: davvero la dirigenza di Mediaset vuole accogliere nuovamente a Cologno un dirigente così “ingombrante” e soprattutto con quasi 60 primavere sulle spalle?

La terza e più audace ipotesi circola per ora solo nelle stanze ovattate della vice-presidenza e chiamerebbe in causa un outsider che risponde al nome di Antonio Visca: trentasette anni, bocconiano, ex Mediaset ai tempi di Gori-Giovalli-Magnaghi, Visca ha lasciato l’azienda nel 2000, dimettendosi da responsabile della programmazione di Italia1 con lo scopo di farsi le ossa fuori da “mamma Mediaset”. I rapporti con l’azienda sono sempre rimasti ottimi: Di Chio lo ha voluto (come produttore esterno) per realizzare alcuni programmi destinati ai canali pay del gruppo; chi si occupa dei rapporti con le major lo ha spesso utilizzato a Hollywood; sul versante dei format ha recentemente curato la commercializzazione e la produzione delle versioni straniere di alcuni dei più grandi successi di Mediaset, tra cui il programma di punta di Paolo Bonolis, Ciao Darwin. Questa familiarità sia col mondo delle star, sia con quello dei fornitori a stelle e strisce, sia con i meccanismi che regolano programmazione e palinsesto, ne farebbero uno dei candidati più credibili alla Direzione di Italia 1. Perché se è vero che l’obiettivo è trovare un esterno da dare “in pasto” a media e investitori, se l’esterno è un “ex” cresciuto nel vivaio, tanto meglio: sarebbe un circolo, virtuoso, che si chiude.

 

Carlo Varvello

 

(Nella foto, da sinistra, Giancarlo Scheri, Roberto Cenci e Marco Leonardi)