Pubblicato il 04/11/2012, 11:34 | Scritto da La Redazione

PANARIELLO A TEATRO PREPARA LO SHOW TV

PANARIELLO A TEATRO PREPARA LO SHOW TV
In un’intervista a “Il Messaggero”, il comico toscano racconta che ai primi di dicembre debutterà a teatro a Roma con lo spettacolo “In mezz@voi”, test per un nuovo progetto televisivo. Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 23, di Marco Molendini. Panariello: «In maniche di camicia come Obama e Renzi» Il comico toscano racconta In mezz@voi<i< a=””>> […]

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In un’intervista a “Il Messaggero”, il comico toscano racconta che ai primi di dicembre debutterà a teatro a Roma con lo spettacolo “In mezz@voi”, test per un nuovo progetto televisivo.

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 23, di Marco Molendini.

Panariello: «In maniche di camicia come Obama e Renzi»

Il comico toscano racconta In mezz@voi<i< a=””>> il suo nuovo show e giura: rifarei Sanremo.

È dura la vita del comico, specie in tempi grotteschi come questi. È dura specialmente la vita del comico tradizionale, visto che gli altri (e sono tanti) l’hanno buttata in politica, cercando di utilizzare l’armamentario della satira. E così, anche uno come Giorgio Panariello deve adeguarsi e nel nuovo spettacolo, In mezz@voi (scritto proprio con la chiocciola delle email, a Roma i prossimi 4 e 5 dicembre al Gran Teatro), scende in campo, come dice lui, «vestito da Matteo Renzi».

Vale a dire?

«Entro in scena in maniche di camicia, come si addice ai politici di oggi. Come Renzi, ma anche come Obama o Romney. E faccio un comizio iniziale: scusate il ritardo dico ma mi si è rotto il camper. Mi ci vorrebbe non un elettore, ma un elettrauto. E intanto, su uno schermo, passa una sfilata di politici tutti in maniche di camicia. C’è anche quella di Formigoni, e già durante le prove con il pubblico ogni volta strappano un bel po’ di risate».

La butta anche in satira?

«Non rinuncio alle battute e prendo spunto dalla realtà. Per esempio, parlo di Marchionne: vuol portare la sua azienda fuori dei confini, ma il rischio è che la Fiat non ci arrivi e si spacchi prima. Ma non mi sento né Guzzanti, né Grillo. Beppe ormai è un politico, non bada più a far ridere. Ricorda Coluche, il comico francese che tanti anni fa annunciò la sua candidatura e i sondaggi lo fecero balzare al 16 per cento».

Nello spettacolo ci saranno i suoi personaggi classici?

«Ho lanciato una sorta di primarie via Internet. Sarà il pubblico, cliccando, a scegliere per ogni data quelli che vuole rivedere».

Ci saranno nuovi personaggi?

«C’è Pulcino Pio, che finalmente si esibirà dal vivo, e servirà per far capire a che livello siamo, anche in quanto a preparazione musicale, rispetto agli altri Paesi. Perché, insomma, bisogna fare i conti anche con lui, che con tutti gli scaricamenti e i cliccamenti che ha, potrebbe diventare, dopo Grillo e dopo Renzi, il nuovo fenomeno politico italiano».

Lo show, dopo il giro teatrale diventerà anche uno show televisivo?

«Penso di sì, anche se le regole televisive ti chiedono di fare minimo quattro puntate che devono durare, ognuna, dalle 21 all’una di notte. Questo significa ricostruire lo spettacolo, adattarlo, ti obbliga a fare un po’ anche il conduttore e io non lo voglio fare. Se proprio dovessi farlo, meglio allora presentare 15 puntate della lotteria».

Rifarebbe anche Sanremo?

«Spero di rifarlo. Il Festival mi ha insegnato tantissimo. Venivo da un successo enorme, quel successo che ti dà la sensazione di saper fare tutto. Poi ti rendi conto di quanto i meccanismi televisivi siano strani. Ho sbagliato perché volevo fare il Festival di Sanremo e non il Festival di Panariello. Oggi ci andrei con un altro spirito, so cosa vogliono: cioè tutto fuorchè le canzoni».

Resta il cinema. Ha fatto parecchie commedie.

«Sento che è il momento di fare qualcosa di più importante».

Magari il regista?

«No, il film me lo sto scrivendo, perché lo devo rovinare facendo anche il regista? A fine novembre aprirò una pagina sul mio sito e darò il via a un piccolo bando alla ricerca di giovani sceneggiatori. Io metto il plot, chi vuole può svilupparlo».

È una storia comica o anche lei ha qualche velleità di mettersi alla prova con un ruolo drammatico?

«A un certo punto della carriera di un comico arriva sempre chi ti dice che dovresti fare un ruolo drammatico e non sai se è un’offesa. A me piacciono soprattutto i ruoli dal doppio risvolto. Adoro Charlie Chaplin, che sapeva unire la comicità e la tragedia. Coi comici puri, come Zalone, Brignano e Fiorello ti diverti. Ma cosa ti lasciano? Ecco, quello che mi piacerebbe fare, è qualcosa che ti lasci un quid in più della semplice risata».