Pubblicato il 18/09/2012, 16:01 | Scritto da Mario Maffucci
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Oltre a ottimizzare le redazioni, Gubitosi dovrebbe rivoluzionare i tg rai

Oltre a ottimizzare le redazioni, Gubitosi dovrebbe rivoluzionare i tg rai
Mario Maffucci analizza il tentativo di ottimizzazione delle risorse giornalistiche da parte del direttore generale di Viale Mazzini e propone un nuovo modello, più moderno, per i telegiornali dei tre canali della tv di Stato.

 

Il direttore generale Luigi Gubitosi è alle prese con le «prove tecniche di trasmissione» per riformare il carrozzone Rai e inizia dai giornalisti, avanzando una proposta di buon senso: razionalizzare le troupe al seguito del Presidente della Repubblica, del Capo del Governo in missione, come a seguito del Papa e così via. Con le squadre di ripresa è ovvio che si ottimizzerebbero anche gli inviati speciali. La mossa, non ancora illustrata in CdA, ha agitato le redazioni pronte a difendere prerogative e privilegi dei colleghi e messo in allarme il sindacato, che invece è consapevole (quanto non lo so) che l’area giornalistica debba essere organizzata con nuovi criteri.

Ben 23 edizioni di Tg al giorno per oltre 2.500 ore in un anno con Rai1, Rai2 e Rai3; oltre 1200 ore di programmi di approfondimento, attualità, inchieste e RaiNews24. Questo patrimonio di risorse merita senza dubbio una riflessione profonda perché è un bene al servizio del Paese. In occasione dell’anniversario dell’11 settembre, le ambasciate americane nel mondo mussulmano vengono prese d’assalto, i diplomatici vengono trucidati e nessuno in Tv ci spiega, in un reportage di prima serata, perché è successo, chi è stato, chi manovra la folla urlante, come reagisce Obama, quale effetto ha nelle presidenziali americane, quali prospettive a breve si intravedono per noi e per le «primavere arabe».

Praticamente nei Tg solo notizie d’agenzia. È un sistema, quello dell’area giornalistica Rai, che non convince nella chiave costo-benefici. Insomma, se le prove tecniche di trasmissione sono soltanto un test per misurare la reattività della categoria, va bene; ma se invece è l’obiettivo che il presidente Anna Maria Tarantola e Gubitosi si pongono a breve termine, non va bene per niente. Perché il vero problema è dare al sistema una produttività ragionata di notizie, che le 23 edizioni di Tg al giorno, praticamente senza sostanziali differenze, con budget operativi ormai risicati e non competitivi con le agenzie televisive europee similari, hanno il fiato corto e praticamente non hanno senso.

La nostra tesi è semplice: un telegiornale forte, competitivo, con una flessibilità di genere (su geopolitica, scienza e ricerca, interni, cronaca, cultura e economia) all’altezza delle aspettative del pubblico che non ci sta più a «vivere la notizia» rinchiuso soltanto dentro i palazzi della politica e dell’economia, ma vuole essere informato in un contesto globale o almeno euromediterraneo. Un secondo telegiornale con una netta dimensione culturale, capace di fare di volta in volta gli approfondimenti di attualità. Se strategicamente il vertice operativo della Rai non valuta che ci siano le condizioni per questa salutare rivoluzione, si sia capaci allora di pretendere che le mission dei tre Tg siano fortemente «marcate» con obiettivi diversi.

La gente benpensante non dice più «L’ha detto la TV…», perché l’informazione televisiva non ha più quel peso sociale che aveva nella Prima Repubblica… e forse è un bene. La gente, però, da questo nuovo CdA ha la speranza di avere una Tv che sia dalla parte dei cittadini e che si possa confrontare con dignità con la carta stampata e con il web più qualificato. Si facciano due calcoli. L’investimento sul canale 2 (Rete + Tg) non ricava dalla pubblicità risorse necessarie per farlo funzionare. Non sarebbe più funzionale investire queste risorse per modellare due nuovi telegionali? Sono convinto che rende di più come immagine sociale e per la qualità della nostra vita, un servizio pubblico non tanto leader d’ascolti, quanto indicato dall’opinione pubblica come antenna di riferimento affidabile.

Avere un pubblico che gli esperti del marketing indicano nella tipologia degli «onnivori» non è un granché: «Sono persone tranquille, sul viale del tramonto, che cercano dalla tv rassicurazione, serenità e compagnia. Seguono la tv in tutte le fasce orarie con frequenza superiore alla media. Sono onnivori rispetto ai generi. Vivono attraverso la tv». E gli altri?

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto i loghi dei Tg Rai)