Pubblicato il 13/09/2012, 13:31 | Scritto da La Redazione

CLAUDIO AMENDOLA: «L’ITALIA È UN PAESE PER VECCHI, SPERO CHE MIO FIGLIO VADA ALL’ESTERO»

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Folla delle grandi occasioni per la presentazione della quinta serie de “I Cesaroni”, in onda su Canale 5 dal 14 settembre: Claudio Amendola, intervistato da TVZOOM, ha detto la sua su fiction e progetti personali.

«Ahia, li mort…», sibila un romanissimo Claudio Amendola nei riguardi del sottoscritto, per l’occasione poco cronista e molto killer improvvisato. Dimentico della penna priva di cappuccio, che brandivo manco fosse stata una clava, nel porgere la mano all’attore, gli ho rifilato un’involontaria stilettata che mi costerà l’ostracismo dalle sue interviste per almeno un lustro. O il suo benevolo perdono. Dalla mia ho due fattori: la penna ne uccide da sempre più della spada, primo fattore, e, secondo, Amendola era di buon umore nel presentare la quinta serie de I Cesaroni, in prima serata su Canale 5 dal 14 settembre. 29 episodi, prodotti dalla Publispei di Carlo Bixio, con Francesco Vicario e Francesco Pavolini alla regia. Una giornata itinerante, iniziata alla stazione di Roma Termini su un Frecciarossa allestito appositamente per cast, fans e giornalisti al seguito, culminata con un buffet nella Sala Reale della Stazione Centrale di Milano. Un’atmosfera para-hollywoodiana ha pungolato i fans assiepati nelle vicinanze, pronti a cogliere autografi e scatti fotografici di protagonisti che, a quanto pare, hanno ancora molto da dire.

Claudio, con I Cesaroni torna quel concetto di famiglia allargata, con le sue dinamiche da commedia, che piace tanto ai fans italiani. Lei, padre di due figlie avute da una precedente relazione, padre di Rocco, avuto dalla moglie Francesca Neri, nonché giovane nonno quarantanovenne, vive in un contesto analogo?

«I Cesaroni offrono uno spaccato di italianità, e di romanità, che ha nell’entusiasmo e nella capacità di entrare in empatia con lo spettatore i suoi punti di forza. La riconoscibilità è l’ingrediente vincente. Sono molto soddisfatto di aver girato la quinta serie, una delle più divertenti in assoluto. Nella realtà io non vivo in una famiglia come quella de I Cesaroni. Le mie figlie Alessia e Giulia stanno per conto proprio. Quanto al mio essere nonno, non è sorprendente: se fai due figlie quando sei giovanissimo, può capitarti di avere nipoti a cinquant’anni».
Davvero nessuna emozione nell’avere un nipotino non essendo neanche cinquantenne?
«Con mio nipote mi diverto molto. Ritrovo quegli aspetti che avevo smarrito con mio figlio Rocco, oggi più grandicello».
Che padre è ed è stato, Claudio Amendola?
«Ho avuto due fasi. Alessia e Giulia sono nate quanto ero molto giovane, Rocco è nato in età più matura, forse con lui sono un genitore più rigoroso nel senso classico del termine».
Lei crede nella famiglia?
«Se ci si riferisce all’idea bigotta e retrò di famiglia, non mi interessa proprio. La famiglia può essere un punto di forza, ma talvolta può anche essere un luogo di contrasti, spesso nascosti sotto il tappeto di casa».
Anche i Cesaroni vivono una sorta di travaglio interno. Giulio, il suo personaggio, deve tentare di riconquistare l’amore di Lucia, una Elena Sofia Ricci tornata nel cast…
«Ci proverà mettendo in campo tutti i mezzi a sua disposizione. Ovviamente si tratterà di armi quasi tutte spuntate. Ce la farà solo quando ritroverà la sua spontaneità».
Questo potrebbe essere un monito per tutti quelli che non sanno essere se stessi all’interno di una relazione di coppia...
«In una relazione, il rapporto deve essere innaffiato quotidianamente. E poi coltivato, non dando niente per scontato».
È questo il suo segreto, nel vivere il rapporto con sua moglie Francesca Neri?
«È anche questo. Abbiamo le nostre dinamiche, sappiamo come viverle».
A proposito di dinamiche: dopo la quinta stagione, è ipotizzabile anche una sesta, per I Cesaroni?
«Dipenderà dal responso della gente. Il pubblico, fino a oggi, ha dimostrato di apprezzare molto. Se continuerà così, continueremo anche noi».
Eppure, qualcuno ha parlato di tensioni tra gli attori, sul set…
«I primi mesi ci siamo divertiti molto. Poi, è vero, c’è stata qualche tensione, forse dovuta a rapporti un po’ snaturati. Ma solo con alcuni. E forse perché io sto diventando vecchio, incapace di far passare certe cose. L’importante però è che il lavoro sia stato eccellente. Il pubblico si divertirà moltissimo».
In questa stagione farete un’incursione anche nell’antica Roma…
«Succederà durante la puntata speciale in cui descriveremo le origini della famiglia de I Cesaroni. Recitare in costume è stato molto divertente. Tornare indietro nel tempo è stato un modo per riscoprire il senso di appartenenza con gli aspetti più classici della romanità».
L’espediente delle puntate speciali servirà anche a contrastare Tale e Quale Show di Carlo Conti, in onda su Rai Uno?
«A me non frega niente della concorrenza tra programmi. Soprattutto tra tipologie di programmi così diverse. Non si può vivere sui calcoli di share».
Nel cast, ci sarà anche il ritorno di sua mamma, Rita Savagnone. È stato più facile recitare assieme a lei o a fianco di suo padre, Ferruccio?
«Sono due cose molto diverse. Quando ho lavorato con mio padre ero molto più giovane, più inesperto. Dipendevo dai suoi suggerimenti. Oggi sono un attore formato, con mia mamma sul set sono disinvolto, persino esigente».
Sta facendo le prove generali per il suo esordio da regista, con La mossa del Pinguino?
«Per quello, ne riparleremo a tempo debito. Sarà una commedia amara, nel cast ci saranno anche Antonello Fassari e Diego Abatantuono».
Ci sono voci che la accostano nuovamente a Le Iene.
«Non c’è niente di vero».
Sua figlia Alessia ha, come lei, la vocazione artistica, facendo la doppiatrice. Sua figlia Giulia vuole fare la costumista. Suo figlio Rocco, a questo punto, dovrà seguire le orme paterne!
«Rocco dovrà fare quel che più gli piace. Mi auguro lo faccia fuori dall’Italia. Il consiglio che gli darò è “Vattene il prima possibile da questo Paese”».
L’Italia non è un Paese per giovani?
«Guardiamoci intorno. Che futuro può avere un giovane in Italia, oggi come oggi? È un Paese bigotto, fatto per lo più di anziani, in piena crisi, non vedo sbocchi a breve e a medio termine».
Persino il campionato di calcio italiano, da tempo ha smesso di essere il più bello del mondo. Però, lo confessi: lei, da romanista, sarà felice del ritorno di Zeman.
«Sono felicissimo. Sono un suo fan accanito da sempre. Ero in lutto da ventidue anni, da quando Zeman aveva lasciato la nostra panchina. Mi sogno alla notte il suo 4-3-3 e il suo gioco spettacolare. Quest’anno ci sarà da divertirsi». 
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Claudio Amendola)