Pubblicato il 31/07/2012, 11:01 | Scritto da La Redazione

IL SEQUEL DI “DALLAS” PIACE AGLI AMERICANI, ANNUNCIATA LA SECONDA SERIE

IL SEQUEL DI “DALLAS” PIACE AGLI AMERICANI, ANNUNCIATA LA SECONDA SERIE
Renato Franco sulle pagine del “Correire della sera” racconta la nuova serie tv, a trent’anni dal grande successo. Corriere della sera, pagina 45, di Renato Franco I cugini cattivi del nuovo «Dallas» Il ritorno della saga texana (in autunno su Canale 5) è un successo negli Usa. Si farà una seconda serie. Lotta, tra gli […]

comunicati stampa2

Renato Franco sulle pagine del “Correire della sera” racconta la nuova serie tv, a trent’anni dal grande successo.

Corriere della sera, pagina 45, di Renato Franco

I cugini cattivi del nuovo «Dallas»

Il ritorno della saga texana (in autunno su Canale 5) è un successo negli Usa. Si farà una seconda serie. Lotta, tra gli eredi di I. R. e generazioni a confronto Hagman: come 20 anni fa, tempi di recessione.

Il petroliere texano dell’ultradestra conosce solo due espressioni: il ghigno perfido con il cappello cafone da cowboy in testa oppure senza. Di nuovo sui nostri schermi a oltre vent’anni di distanza, che non ne hanno affatto ammorbidito il carattere. Anzi, è noto, invecchiando si peggiora. John Ross – abbreviato in J.R., italianizzato in Gei Ar – indissolubilmente legato a «Dallas», inteso come telefilm, torna a cospirare come ai bei tempi.

Poteva sembrare un’operazione nostalgia – prendi tre protagonisti di una serie il cui episodio finale della stagione 1979-1980 venne visto da 85 milioni di americani e li riporti alle antiche trame. Spesso va male. Invece il nuovo «Dallas» ha evitato di sembrare una dependance di Villa Arzilla (con tutto il rispetto per le dependance), tanto che la tv via cavo americana che l’ha trasmesso ha annunciato già la seconda serie. La prima arriva su Canale5 in prima serata dall’autunno (probabilmente ottobre, data da stabilire). La critica, con qualche distinguo, ha approvato. Per Variety «la serie è esattamente come dovrebbe essere», in particolare uno dei punti di forza è «l’abilità di sposare vecchio e nuovo», raccontando la nuova generazione della famiglia Ewing senza trascurare i «terribili vecchietti».

Come allora al centro della trama ci sono litigi, amori e intrighi della famiglia Ewing, magnati nel ramo petrolio e nell’allevamento industriale di bestiame. Ma mentre in passato «Dallas» aveva raccontato le rivalità per il controllo, del greggio tra gli Ewing e i Barnes, i loro acerrimi nemici, ora l’attenzione si sposta sulla nuova generazione e la faida si fa interna.

Al centro della storia è la lotta per il potere tra i due cugini, non diversi da cani da combattimento: John Ross III (l’attore Josh Henderson), figlio di Gei Ar, e Christopher Ewing (Desse Metcalfe), figlio adottivo di Bobby, che si scontrano per decidere il futuro della famiglia. Poi siccome un po’ di sesso non guasta, tra tutte le donne del pianeta, solo una sarà quella che interessa a entrambi.

Tra i reduci di «Dallas» 1978 oltre al Gei Ar-Larry Hagman (81 anni a settembre, un cancro battuto di recente), ci sono anche Linda Gray (70), ovvero Sue Ellen, moglie infelice e alcolizzata di Gei Ar, e Patrick Duffy (63) nel ruolo di Bobby Ewing, il fratello semibuono di Gei Ar. Perché alla fine, sotto sotto, ma neanche tanto, una fiammella più o meno viva di rancore e perfidia è nel Dna di tutta la famiglia, perché quello degli Ewing e dintorni è un mondo popolato di «cattivi», intuizione che è stata al tempo stesso la novità e il tratto distintivo della serie tv. Non a caso la passione equamente divisa per la corruzione, l’alcol e le donne, la convenienza come regola di vita, la coscienza come inutile orpello dell’anima hanno fatto entrare Gei Ar in una lista dei venti migliori cattivi del cinema stilata da Entertainment weekly.

Perché guardare oggi «Dallas»?, hanno chiesto a Larry Hagman: «A quel tempo, vent’anni fa, eravamo in un periodo di recessione. In quei giorni, la gente doveva rimanere a casa perché non poteva uscire e andare al ristorante, prendere una baby sitter e guardarsi un film. Il primo “Dallas” e il sequel sono stati registrati e vanno in onda nella stessa situazione, entrambi in tempo di recessione. Così la gente deve guardare “Dallas”, altrimenti non ha altro da fare…». E ride. E sembra di vederlo, il suo ghigno.