Pubblicato il 10/06/2012, 10:45 | Scritto da La Redazione

DIRITTI TV, LA DEBACLE DELLA RAI: COSA È SUCCESSO E COSÀ POTRÀ ANCORA SUCCEDERE

Dagli Europei di Calcio alla recente acquisizione dei diritti della Formula 1 da parte di Sky fa riflettere sull’andamento futuro dell’azienda di Viale Mazzini. 


Frasi meditate, ma che non hanno portato bene. In occasione della presentazione dell’impegno della tv pubblica sugli Europei di Calcio, il presidente appena divenuto uscente aveva fatto una profezia che purtroppo si è avverata. Prima di quanto lui stesso potesse prevedere. Paolo Garimberti aveva messo tutti sull’avviso. «Sono felice che la Rai trasmetta gli Europei, ma non è scontato che continuerà a farlo in futuro. I francesi, ad esempio, non potranno vedere gli Europei sulla tv pubblica. E non è detto che in futuro, per gli Europei ma anche per i prossimi Mondiali, il servizio pubblico abbia la possibilità e i mezzi per trasmettere tutte le partite» aveva avvertito il presidente. E poi parlando in termini più generali aveva concluso: «L’onere di questo tipo di diritti è sempre più alto e finché non si risolve la questione dell’evasione del canone saremo sempre più in difficoltà ad acquisire diritti così costosi».

 

Una settimana dopo è arrivato l’annuncio di Sky. Che diceva che dopo quelli della MotoGp, la pay satellitare aveva preso anche i diritti della Formula 1, tornati alla tv pubblica niente meno che nell’era di Letizia Moratti.

 

Per la Rai non c’è stato niente da fare. Bernie Ecclestone aveva fretta di chiudere il rinnovo e si è trovato ad interloquire con un’azienda incapace di dare risposte veloci, senza risorse, all’acme di un periodo di tagli e risparmi forzati. Impensabile, considerati i tempi ed il momento, la precarietà del management, portare da 40 a 60 milioni di dollari annui la spesa per la F1. Così è stato fatale che la Rai perdesse i Gran Premi, alla fine di una stagione in cui – in tema di diritti – sono state nettamente di più le rinunce e le sconfitte che le conquiste. Di Moto Gp nemmeno a parlarne: ma non sarebbe stato male se la tv pubblica fosse tornata a trasmettere anche le gare di motociclismo, disciplina da cui è da tempo totalmente assente (la Superbike sta per passare da La7 a Mediaset, che si consola così per la perdita del campionato mondiale).

 

Ma nel bilancio recente sono altri i tonfi significativi. In primo luogo l’uscita di scena dalla Champions League: pochi mesi fa Sky ha preso l’esclusiva pay, Mediaset si è consolata con il pacchetto in chiaro. La Rai è uscita di scena senza nemmeno tentare una difesa seria. Per non parlare del ruolo sempre meno cruciale che Viale Mazzini tende ad avere sul racconto del calcio del nostro campionato di Serie A. La Rai pagherà meno di prima per il pre-gara, gli highlight e le interviste nel triennio 2012-2015, salvando quindi trasmissioni storiche come “Stadio Sprint”, “Novantesimo Minuto” e “La Domenica Sportiva”. Ma va considerata persa la partita per i diritti che consentivano a Rai Due di trasmettere “Quelli che il Calcio”, che invece alla fine potrebbero finire a Cielo, dove Simona Ventura starebbe scaldando i motori per tornare in pista con un proprio programma domenicale. E poi, soprattutto, fin qui la Rai non ha confermato quello che nel tempo è diventato il pezzo più pregiato del pacchetto in dotazione alla tv pubblica, ovverosia i diritti per la Coppa Italia, in sensibile crescita di ascolti con le partite delle fasi finali. Finiranno anche queste a Cielo? Certo è che per il canale in chiaro di Sky – che con il completamento di questi giorni dello switch off conquisterà tra breve la piena copertura nazionale – si potrebbe preparare una stagione molto interessante. Il canale da marzo 2013 in poi potrebbe contare – come fiore all’occhiello e definitivo driver di lancio – sui nove Gran Prix di Formula 1 (Monza compreso) che il contratto stipulato da Sky con la FOM (acronimo che sta per Formula One Management) prevede siano trasmessi in versione free e poi anche le differite delle altre gare. Il condizionale è d’obbligo perché questa prospettiva non è certa. Sky e la FOM potrebbero decidere di girare questa parte del pacchetto alla Rai, replicando il modello inglese, dove, in tema di Formula 1, da un anno l’offerta di BskyB e quella della Bbc hanno preso a convivere.

 

Ma l’ipotesi per adesso non appare probabile. Tra Viale Mazzini e la pay di Santa Giulia non corre più buon sangue da quando la tv pubblica, nell’estate del 2009, per decisione del suo direttore generale di allora, Mauro Masi, rinunciò ai 50 milioni annui di minimo garantito offerti da Sky per far permanere i canali di Raisat nel proprio bouquet e decise di passare da un rapporto di alleanza (Sky e Rai si erano equamente divisi i diritti di alcune grandi manifestazioni) ad uno di aperta belligeranza.

 

Alla Rai lasciarono intendere che non avevano più bisogno della “sponda” di Sky per fare i propri giochi sul terreno dei diritti e, difatti, di li a poco acquisirono in esclusiva quelli degli attuali Europei. A difesa di una scelta apparsa a molti palesemente influenzata dalla voglia di fare un favore alle aziende del premier (allora, sembra passato un secolo, c’era Silvio Berlusconi al governo), i vertici della tv di stato sostennero che, rompendo il patto con Sky e trasmettendo nuovi canali in chiaro, la pubblicità raccolta con queste nuove proposte avrebbe largamente coperto l’ammanco derivante dalla rinuncia ai soldi del gruppo di Rupert Murdoch.

 

L’attualità della cronaca dice a quale capitolo della storia siamo arrivati: la crisi della pubblicità ha portato negli ultimi tre anni la concessionaria della tv pubblica a scendere dal miliardo e 13 milioni di ricavi del 2010 ai 980 milioni del 2011, con le previsioni per il 2012 che – nonostante Europei e Olimpiadi – ipotizzano il bilancio finale dell’advertising di Sipra a quota 900 milioni (-10%). Senza risorse in cassa la Rai sta perdendo una dopo l’altra tutte le gare per i diritti sportivi di alcuni grandi eventi popolari e – come dice il suo presidente uscente – rischia di non essere in grado di fare proposte competitive sulle grandi manifestazioni a venire, Mondiali di calcio in testa. Certo, ha ragione Garimberti quando sostiene che riuscire a trovare la maniera di ridimensionare l’elusione del canone è un problema serio che la tv di Stato deve risolvere. Ma forse un altro nodo importante, per il futuro della Rai, è anche quello di mettere in pista dei manager credibili, capaci di far tornare l’azienda a fare scelte autorevoli, mostrando di meritare davvero i soldi del finanziamento pubblico.


Mario Gemelli


(Nella foto una immagine di uno stadio)