Pubblicato il 19/05/2012, 09:44 | Scritto da La Redazione

GRASSO-DIPOLLINA-COMAZZI: BOCCIATI “MISTERO” E IL GIRO D’ITALIA, PROMOSSO IL FILM SU CAPACI

GRASSO-DIPOLLINA-COMAZZI: BOCCIATI “MISTERO” E IL GIRO D’ITALIA, PROMOSSO IL FILM SU CAPACI
Gli articoli dei critici tv del “Corriere della sera, “La Repubblica” e “La Stampa”, con le loro temute stroncature. Aldo Grasso sul Corriere della sera: a volte ci sono delle incongruenze non previste che cambiano segno alla comunicazione. Stanno arrivando i primi caldi, così si spera, e si vede Jane Alexander tutta imbacuccata, con cappotto, […]

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Gli articoli dei critici tv del “Corriere della sera, “La Repubblica” e “La Stampa”, con le loro temute stroncature.

Aldo Grasso sul Corriere della sera: a volte ci sono delle incongruenze non previste che cambiano segno alla comunicazione. Stanno arrivando i primi caldi, così si spera, e si vede Jane Alexander tutta imbacuccata, con cappotto, sciarpa e berrettino, in missione speciale a Stonehenge, «il sito più misterioso del mondo». A quel punto, scatta subito una strana sensazione: è il duecentesimo servizio su Stonehenge e, per di più, non pare neanche recentissimo (l’estate è alle porte e Jane non ha nemmeno aggiornato il guardaroba). Val la pena di guardarlo? A guidare questa edizione di «Mistero» ci sono ben sei personaggi: la già citata Jane più Daniele Bossari, Marco Berry, Andrea Pinketts, Nicole Pelizzari e Paola Barale. Si presentano sul palcoscenico del Teatrino di Corte della Villa Reale di Monza, progettato nel 1806 da Luigi Canonica, un piccolo gioiello architettonico che rischiava di diventare una succursale leghista del governo. Fra i sei personaggi, il più simpatico è Andrea Pinketts che si avventura in ardite costruzioni sintattiche stupendamente prive di senso (Italia 1, giovedì, ore 21,15). In verità, è il programma stesso a sfidare il buon senso, un po’ come fa «Voyager» di Giacobbo. La trasferta a Stonehenge (ma non si poteva usare materiale di repertorio?) serviva soltanto per fare un salto nei pressi del Lago di Garda e mostrare le rovine del Sercol di Nuvolera, la Stonehenge bresciana, «scoperta» dal desenzanese Armando Bellelli (storia degna di un film di Franco Piavoli). A proposito di recitazione, Bossari e Berry ci introducono ai misteri del «fantasma di Sora Laura», una tizia che ancora oggi si aggirerebbe in un maniero di Città di Castello. La Sora Laura riceveva amanti e poi li buttava giù in un profondo trabocchetto irto di lame acuminate. Alcune comparse del posto mettono in scena il tutto, recitando meglio che in «Le tre rose di Eva».

 

Antonio Dipollina su La Repubblica: primo approccio, quello televisivo: la tappa normale, noiosetta, un mare di chiacchiere per coprirla, alla fine c’è la volata e un attimo prima cadono in trenta, sembra lo facciano apposta per un po’ di show. Secondo approccio, la radio: quelli di Radiorai sono assatanati e le loro urla, la linea che salta sempre, la galleria etc. fanno palpitare, mentre in tv ci si addormenta. Eppure la tappa è la stessa. In più su una moto c’è Massimo Ghirotto, ex corridore, che urla in strettissima cadenza veneta e hai timore che prima o poi gli scappi una qualche irreparabile imprecazione. Infine il giorno dopo leggi che mentre tutti si esaltavano l’ex campione Cipollini insulta o quasi i corridori ignavi e noiosi d’oggidì. Ora il Giro d’Italia inizia a salire in montagna e lì, col sudore vero e la lentezza, tutto prende più forma. Perché finora, diciamolo, serviva un sacco di fantasia e l’Italia dall’alto dell’elicottero, sempre il meglio nell’occasione per appassionarsi al gioco magie!) come una volta.

 

Alessandra Comazzi su La Stampa: in questi giorni anniversari, il ricordo migliore di Capaci, di Falcone, degli agenti caduti, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dìcillo, delle vedove, è arrivato da una fiction, molto curata, empatica, partecipe, in onda ieri su La7 (di nuovo La7, che succede? Che si stiano vedendo adesso gli effetti dell’arrivo di Ruffini?). «Vi perdono ma inginocchiatevi» si intitola il film (liberamente tratto dal libro di Rosaria Schifani e Felice Cavallaro) di Claudio Bonivento, regista e produttore di lavori di schietto impegno sociale, da «Mery per sempre» a «La scorta». La vedova di Vito Schifani entrò nei cuori degli italiani con il discorso ai funerali del marito, disperato e tragico, fatto, in chiesa «agli uomini della mafia. Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se, avete il coraggio di cambiare. Ma loro non cambiano, loro non vogliono cambiare». Il film ricostruisce, con frequenti scarti spaziotemporali, la normalità della vita prima dell’attentato. La paura «che non è vigliaccheria». Il pericolo continuo. Massimo Ghini fa il capo della polizia di Palermo, e ha preso un euro per interpretarlo. Concitato quando è necessario, il lavoro sa anche prendersi i suoi tempi. Difetto: la musica di sottofondo, troppo da soap opera.