Pubblicato il 13/05/2012, 13:34 | Scritto da La Redazione

PERCHÉ GATTUSO HA CAPITO CHE DEVE SMETTERE E FATMA RUFFINI NO?

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Mentre i senatori del Milan si fanno da parte per permettere il ricambio generazionale, in Mediaset nessuno vuole mollare la poltrona. Nonostante gli ultimi flop.

La grande forza del Berlusconi editore televisivo negli anni Ottanta è stata quella di contornarsi di giovani talenti, autori geniali, manager illuminati, che hanno reso grande le sue tre reti private. E questo è innegabile, al di là del giudizio politico, giudiziario e umano. Carlo Freccero, Giorgio Gori, Roberto Giovalli, sono solo alcuni dei talenti cresciuti dal Cavaliere e che poi hanno spiccato il volo. Questa capacità di scouting forse un po’ manca al figlio Piersilvio e a Fedele Confalonieri, o forse, più banalmente, a Mediaset si fa fatica a cambiare il management, perché ci sono pedine diventate troppo potenti, che di fatto bloccano l’ingresso di giovani leve. Problema tutto italiano.

L’esempio paradigmatico di questa situazione è Fatma Ruffini, emiliana classe 1943, da decenni la donna più potente di Cologno Monzese, che negli anni ha prodotto programmi di grandissimo successo, facendo la fortuna del suo editore, che infatti la considera una di famiglia. A giudicare le sue ultime mosse, però, il sospetto è che con il passare del tempo il suo smalto sia svanito e la sua grande capacità intuitiva, in uno scenario televisivo profondamente mutato negli ultimi anni, sembra ormai un pallido ricordo.

Ed è così che dopo mesi di gestazione la Ruffini lavora alla puntata zero del preserale Il braccio e la mente, strappando alla Rai Flavio Insinna, sperperando però tutta la dote di ascolti che gli aveva lasciato Gerry Scotti con The Money Drop, che viaggiava intorno al 19% di share. Insinna, dato di ieri, è sceso al 12%. Brutto colpo. Altro mezzo fiasco è il debutto in prima serata del duo Luca&Paolo, a cui la Ruffini ha abbinato uno dei suoi format di maggiore successo: Scherzi a parte. Lo spettacolo, uno strano ibrido, stenta a decollare e si stabilizza sotto il 20%. Un po’ pochino viste le attese, ma soprattutto si registrano le quotidiane frizioni tra i conduttori e la produttrice.

In questi giorni in cui un’altra grande “azienda” di Berlusconi sta vivendo un passaggio epocale di ricambio generazionale, il Milan, forse alcuni manager di Cologno Monzese dovrebbero prendere esempio da Nesta, Gattuso e Inzaghi, facendosi da parte spontaneamente. Ma in Italia, si sa, le poltrone hanno le calamite ed è sempre difficile staccarsi…

 

twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto Fatma Ruffini)