Pubblicato il 11/05/2012, 09:32 | Scritto da La Redazione

GRASSO-DIPOLLINA-COMAZZI: BOCCIATO “PUNTO DI SU DI TE” E INSINNA, PROMOSSO “PERSON OF INTEREST”

GRASSO-DIPOLLINA-COMAZZI: BOCCIATO “PUNTO DI SU DI TE” E INSINNA, PROMOSSO “PERSON OF INTEREST”
Gli articoli dei critici tv del “Corriere della sera, “La Repubblica” e “La Stampa”, con le loro temute stroncature. Aldo Grasso sul Corriere della sera: Il Servizio pubblico potrebbe fare qualcosa di più per aiutare il Paese a uscire da questa crisi? Non si chiedono, ovviamente, soluzioni, né dibattiti per trovare soluzioni (quelli, purtroppo, ci […]

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Gli articoli dei critici tv del “Corriere della sera, “La Repubblica” e “La Stampa”, con le loro temute stroncature.

Aldo Grasso sul Corriere della sera: Il Servizio pubblico potrebbe fare qualcosa di più per aiutare il Paese a uscire da questa crisi? Non si chiedono, ovviamente, soluzioni, né dibattiti per trovare soluzioni (quelli, purtroppo, ci sono già). Si chiede qualcosa di più impalpabile, un refolo di intelligenza, una ventata di freschezza, un battito di ali che faccia volgere lo sguardo in avanti. Niente, niente, niente. Il servizio pubblico è un carrozzone che mira solo alla sua autoconservazione, costi quel che costi. Solo così si può spiegare l’ennesimo, inutile programma, «Punto su di te», condotto da Claudio Lippi e Elisa Isoardi e scritto (scrivo i nomi perché restino a futura memoria di tanta insipienza) da Massimo Cinque, Vincenzo Galluzzo, Domenico Liggeri, Zap Mangusta, Marco Salvati, Massimo Santoro, diretto da Stefano Gigli (Rai Uno, mercoledì, ore 21.21). Siamo dalle parti di «Campanile sera», città contro città, esibizione contro esibizione: una manciata di nomi noti (sempre i soliti, tra cui Ricky Tognazzi, Maria Grazia Cucinotta, Biagio Izzo e altri) a fare da padrini, una sfilata di «talenti sconosciuti», di artisti al primo applauso. Alla fine, è il pubblico in studio a decretare il vincitore e di conseguenza il paese che si aggiudicherà la puntata. Ci volevano sei autori (uno per località?), due presentatori, due o tre «inviati» per questa rimasticatura! C’era anche Toto Cutugno che ha cantato «L’italiano» («Buongiorno Italia gli spaghetti al dente, un partigiano come presidente…») e così Lippi, dopo aver affermato che Vincenzo Nibali sta correndo il Giro d’Italia (non è vero, almeno leggere i giornali) ha potuto urlare: «Non stiamo passando un bel momento, ma gli italiani ce la fanno, ce la fanno». Fanno cosa? A un certo punto, Isoardi ha detto che aveva la pelle a granetti (sarebbe la pelle d’oca). A Cuneo e nelle sue valli noi diciamo così: perdonata.

 

Antonio Dipollina su La Repubblica: la tv ai livelli più alti nel senso di quella più redditizia è sempre Ercole contro Maciste. Per cui nel preserale delle due reti principali ci si prende a cazzotti con prodotti simili e si fa a chi ce l’ha più alto, lo share. Non se ne esce nemmeno dopo il debutto su Canale 5 di Il braccio e la mente. Flavio Insinna incita due concorrenti, uomo e donna: uno, o l’altra, deve rispondere a domande mentre l’altro, o l’una, affronta una prova fisica, tipo stare aggrappati a un vetro inclinato. Le domande sono demenziali (“Chi è il cantante più ascoltato di tutti i tempi?”. Ma soprattutto, chi ha fatto il conto, e come?). L’insieme è destinato solo a fare simpatia, e su Insinna spesso delizioso tra battute e improvvisazioni abbiamo già dato. Alla fine c’è anche il gioco del dizionario, che nella grafica ricorda paurosamente la Ghigliottina contrapposta su Raiuno. Dove quindi se ne rimangono tranquilli e passano il tempo allestendo show di prima serata l’ultimo si chiama Punto su di te da arresto immediato.

 

Alessandra Comazzi su La Stampa: ma allora siamo tutti controllati? Come nel Grande Fratello vero, quello orwelliano? Lanciato in chiaro, cioè non a pagamento, su Italia 2, va in onda il venerdì su Fox Crime «Person of Interest», serie inquietante, ritmata, tempi e metodi da vidoeogioco che si alternano con quelli da thriller classico. È il solito «pastiche» di tanti telefilm americani, che però alla fine tocca nello spettatore qualcosa di profondo. Per esempio la paura di essere spiati; o quella di non arrivare in tempo; o di essere inadeguati. Si dà per scontato l’annullamento della privacy avvenuto dopo l’11 settembre. I cittadini vogliono essere protetti, ma preferiscono non sapere come. Il governo comincia a controllare corrispondenza, telefoni, mail: una massa imponente d’informazioni. Serve qualcuno che le vagli, separando le utili dalle inutili. Ma le inutili che fine fanno? Ecco arrivare un sistema numerico di classificazione. Non è preveggenza, è scienza. Chi è individuato dai numeri sarà protagonista, vittima o carnefice. L’ex guerriero, poi ex barbone reclutato dovrà sciogliere i dubbi, capire che succede e impedire che succeda. C’è tensione nell’aria, le panchine di New York lungo l’Hudson sembrano le stesse dei film di Woody Allen, solo molto più sinistre.