Pubblicato il 27/04/2012, 09:23 | Scritto da La Redazione

CDA RAI: SI ELEGGERÀ ANCORA CON LA LEGGE GASPARRI

CDA RAI: SI ELEGGERÀ ANCORA CON LA LEGGE GASPARRI
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha escluso che si siano i tempi per cambiare le regole della governance di Viale Mazzini. Corriere della sera, pagina 11, di Paolo Conti Rai, Giarda frena: «Riforma? Prima un nuovo cda». Tagli a tutti i tg Il governo e la tv di Stato. ROMA […]

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Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha escluso che si siano i tempi per cambiare le regole della governance di Viale Mazzini.

Corriere della sera, pagina 11, di Paolo Conti

Rai, Giarda frena: «Riforma? Prima un nuovo cda». Tagli a tutti i tg

Il governo e la tv di Stato.

ROMA – «In considerazione dell’imminente scadenza del consiglio di amministrazione e delle prossime nomine non è ragionevolmente possibile intervenire con modifica legislativa anche per garantire continuità al servizio pubblico». Ieri il ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, ha detto alla Camera ciò che si era capito da tempo. Il governo Monti non modificherà ora i criteri di nomina dei vertici Rai ma è «seriamente intenzionato ad aprire un dialogo con il Parlamento al fine di giungere in tempi rapidi ad una riforma condivisa della governance della Rai». Per l’immediato, il ricambio del cda guidato da Paolo Garimberti, si procederà con la legge Gasparri «in considerazione dell’esigenza di garantire continuità al servizio pubblico». Prevedibili e opposte le reazioni. Maurizio Gasparri (Pdl), «padre» della legge: «Giarda con realismo ammette alla Camera, accantonando velleitarie posizioni di altri colleghi di cattedra e governo, che i vertici Rai vanno rinnovati in Parlamento con le norme vigenti. Si proceda nei tempi previsti senza prevaricare le Camere». Il Pd è furioso: «Pensiamo che una soluzione si possa ancora trovare. L’azionista deve scegliere se continuare con la lottizzazione o accelerare un percorso di coraggiosa riforma. Di certo il Pd non parteciperà ad alcuna nomina con questa indecente governance», dice Matteo Orfini, responsabile informazione. Ma la posizione «astensionista» del Pd è criticata dall’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai. Il segretario Carlo Verna: «Se il Pd ritiene che ci siano ancora margini di trattativa ben venga, apprezziamo dichiarazione di Orfini, ma sappiamo tutti che la paralisi è insostenibile. Dunque “Tiremm innanz” ovvero uccideteci con la Gasparri e rinnovate il cda Rai, che non può continuare in prorogatio». Difficile capire come si scioglierà il nodo politico. Il 4 maggio, e l’8 in seconda convocazione, si riunirà l’Assemblea dei soci Rai per licenziare il bilancio 2011 e chiedere alla commissione di Vigilanza di riunirsi per nominare i «suoi» 7 consiglieri (su 9).

Probabilmente si chiuderà il 4, poi il presidente della Vigilanza, Sergio. Zavoli, trasformerà la commissione in seggio elettorale. Solo dopo, ha chiarito Giarda, il ministero dell’Economia nominerà il suo consigliere e designerà il presidente «con curriculum pubblici». Ieri il Consiglio uscente ha esaminato il piano di tagli da 46 milioni presentato dal direttore generale Lorenza Lei per la crisi della raccolta pubblicitaria Sipra (-50 milioni circa previsti). Nessun voto, in attesa che arrivino i nuovi vertici. Escono altri particolari. Tagli anche ai Tg: Tg1 -200 mila euro, Tg2 -400, Tg3 -800, Tgr -200 e Rai sport -200 così come Rai Ragazzi e Rai Educazione. Rai Fiction perde 300 milioni, la nuova direzione Intrattenimento di Giancarlo Leone scende da 3 milioni a 2,5, confermati i tagli alle reti (Raiuno -5 milioni, Raidue -3, Raitre -1,5). Ben -4,8 a Rai Cinema. Nel digitale, la Rai4 di Carlo Freccero, che da sola attira il 40% della pubblicità digitale, scende da 1 milione a 700 mila euro mentre Rai 5 cala «solo» da 7,8 milioni a 6,8. Anche Rainews ha un taglio da 300 mila. Le Teche Rai avranno 500 mila euro in meno e così la Radiofonia. La Produzione tv con l’Orchestra Rai si ritroveranno con un -2,5 milioni. Novità in vista per Raidue: lo spazio del giovedì sera che fu di Michele Santoro verrebbe affidato a Giovanni Minoli con un approfondimento. C’è anche una sua proposta editoriale organica per una striscia quotidiana di Raistoria. Il budget 2012, approvato a dicembre 2011, ebbe come unico voto contrario quello di Nino Rizzo Nervo, che si dimise a fine gennaio per la nomina di Alberto Maccari al Tg1. Contestava i tagli lineari.