Pubblicato il 25/04/2012, 13:02 | Scritto da La Redazione

SERGIO COLABONA: «“THE VOICE” POTEVA DIVENTARE UN CULT ANCHE IN ITALIA»

Il nostro inviato ha incontrato a San Francisco, per caso, il regista televisivo e ne è uscita una lunga intervista sullo stato di salute della tv italiana, tutta da leggere.

Il mondo è piccolo, troppo piccolo. Mi sono trovato per una breve vacanza a casa di amici a San Francisco e mi dicono che c’è un festival del cinema indipendente dove proiettano il film di un autore italiano sconosciuto. Obietto che non mi va di vedere autori italiani sconosciuti in America, ma non c’è niente da fare, mi ritrovo dentro il cinema. E che cosa scopro? Che l’autore sconosciuto è Sergio Colabona. Potete immaginare la mia sorpresa nel vedere uno dei registi televisivi più importanti, presentare un piccolo film indipendente in uno dei più alternativi e snob festival americani. Dopo la proiezione mi avvicino, mi presento e andiamo a mangiare in un ristorante con vista sulla baia. Ne scaturisce una chiacchierata-intervista senza veli sulla televisione italiana. Per la cronaca il film, s’intitola Passannante, mi è piaciuto, un film inaspettato, intenso. Che non c’entra niente con l’idea che mi ero fatto di Colabona.

Allora Colabona, come mai qui in America?

«Ho mandato la richiesta di partecipare al festival e mi hanno preso».

Ammetto che la domanda è un po’ cretina, ma la facevo impegnatissimo in Italia.

«Sono impegnatissimo, diciamo che mi sono preso una piccolissima pausa».

Mi scusi, ma ho una domanda che mi tormenta, posso essere sfacciato?

«Un buon giornalista deve essere sfacciato».

Come si fa a passare dal Grande Fratello a un film impegnato e di coscienza civile come Passannante?

(Si fa una risata fragorosa, è simpatico Colabona, me lo avevano descritto come uno molto alla mano e in effetti la prima impressione conferma quella descrizione) «Che vuoi che ti dica, io sono così. Mi piace fare cose differenti, mi piace raccontare storie e poi io sono un regista televisivo, il cinema è una parentesi divertente, ma resto un regista televisivo e per un regista tv il Grande Fratello rimane il massimo. Centocinquanta telecamere, microfoni dappertutto, è una libidine».

Ma io parlavo di contenuti, si passa dal messaggio di coscienza civile di Passannante al trash estremo del Grande Fratello.

«Fa un po’ ridere il fatto che si additi il Grande Fratello come l’esemplificazione del trash in Italia. È solo un programma televisivo, possiamo aver fatto degli errori, ma dovremmo fare un discorso più ampio sulla tv, che cosa è il trash? Siamo sicuri che solo il GF sia trash? Per me alcuni programmi di approfondimento giornalistico sono più trash, alcune fiction sono più trash e poi da che pulpito si alzano le critiche? Una volta ho visto un politico che dichiarava che il GF era una vergogna, era pura immondizia e adesso quello stesso è indagato per distrazione di fondi pubblici».

Ho capito lei sta cercando la solita difesa, la tv è trash perché rispecchia la società, ma non pensa che la televisione potrebbe essere uno stimolo per la crescita culturale di una nazione?

«No, mi fa paura una tv demagogica, che indica la strada maestra per la società, e poi chi ci mettiamo a dirigere questa tv, Goebbels?»

Eppure lei è di sinistra, non lo ha mai nascosto, come fa a far convivere questa sua appartenenza politica con il Grande Fratello, che per anni è stato l’emblema della tv di Berlusconi?

«Ma questa è una cazzata, il Grande Fratello non c’entra niente con il berlusconismo. Lo sa che le edizioni migliori del GF in Spagna sono avvenute sotto l’era Zapatero e in Inghilterra sotto l’era Blair? Il Grande Fratello può avere tante colpe, ma con il berlusconismo non c’entra niente. E poi mi fa ridere questo fatto che noi saremmo la quinta colonna di Berlusconi. Io non ho mai visto tanti comunisti come fra gli autori del Grande Fratello, io forse sono quello meno schierato».

Questo è uno scoop: il Grande Fratello un covo di pericolosi sovversivi! Passiamo ad altro, doveva fare The Voice, cosa pensa della sua soppressione?

(Colabona rimane sorpreso) «Hanno cancellato The Voice?».

Certo, non lo sapeva?

«No, prima di venire qui sono andato a Parigi a vedere The Voice France, bellissimo. Sapevo che c’erano difficoltà, ma speravo si risolvessero».

La Lei ha deciso che costava troppo. Cosa ne pensa?

«Che in Italia dovremmo avere più coraggio, The Voice è un successo mondiale, ha soppiantato ovunque tutti gli altri talent. Sarebbero stati soldi spesi bene, stavamo preparando una cosa meravigliosa, che avrebbe fatto epoca, peccato. Speriamo che si possa fare più avanti».

Lo sa che in rete gira una sua intervista dove spara a zero sulla televisione?

«Lo so, ma è un falso. L’intervista originaria era sul libro che avevo scritto sulla tv e quelle cose erano riferite al protagonista del romanzo. Senza il riferimento al libro sembro un pazzo che sputa nel piatto dove mangia».

Le ha creato problemi quell’intervista?

«No, assolutamente, anzi sì, perché per un po’ di tempo avevo la posta intasata da e-mail di complimenti di gente che apprezzava il mio coraggio a sparare contro la tv».

E lei che ha fatto?

«All’inizio rispondevo che non era quella l’intervista che avevo fatto, poi mi sono stufato e mi sono tenuto i complimenti».

Ma lei cosa pensa della tv?

«Si potrebbe fare meglio, ma rispetto alle altre è ancora una delle migliori».

Libri, cinema, tantissima tv, dove trova il tempo per fare tutto questo?

«Mi organizzo: mi alzo alle sette, per fare colazione con mia figlia e mia moglie…»

È sposato?

«Da 25 anni».

Sempre la stessa moglie?

«Sì».

Complimenti per la perseveranza, con la vita che fa pensavo che l’ultima cosa a cui pensasse era un rapporto così lungo. E ha una figlia?

«No due, una di 22 che vive da sola e una di 14».

È anche un padre modello che fa colazione con i figli.

«Francamente io non mi alzerei, ma mia moglie mi costringe perché dice che è l’unico momento che la famiglia si riunisce, poi leggo il giornale».

Che giornale, se posso essere indiscreto?

«Repubblica su iPad»

Continui che finora mi sembra una giornata normale.

«Poi chiamo gli amici, ci facciamo due risate e verso le 10 comincio con il giro di riunioni, di solito la mattina ne faccio dalle due alle tre di differenti programmi».

Accidenti due o tre riunioni di programmi differenti, che tipo di riunioni sono?

«Si parla di programmi che si devono fare, di scenografia, di grafica… sembra faticoso in realtà io mi rilasso. Poi a pranzo con gli amici e il pomeriggio di solito ci sono le registrazioni o si va in studio per il programma in diretta. Se c’è la diretta si lavora la sera, altrimenti si organizza qualcosa per la cena con mia moglie o con gli amici, una partita a carte o si va a giocare a pallone. A volte mia figlia mi ordina di tornare a casa perché la devo aiutare a finire i compiti. Alla fine dormire».

E il tempo per fare film e per scrivere libri, dove lo trova?

«Se devo scrivere di solito la mattina presto, al posto di chiamare gli amici».

E il film?

«Il pomeriggio al posto dei programmi tv».

Mi spiega come si fa a tenere una forte concertazione quando si fanno due o tre programmi contemporaneamente?

«Per chi fa televisione è normale seguire due o tre progetti insieme, il problema non è quanti programmi fai, ma come li fai. Non parlo di me, ma per esempio Gerry Scotti quando abbiamo lanciato The Money Drop faceva contemporaneamente anche Italia’s Got Talent e Io Canto. E li faceva tutti quanti benissimo».

Lei è stato accusato insieme ad altri suoi colleghi di monopolizzare il mercato dei registi.

(Ride) «Perché non sanno quanti ne rifiuto. Il problema anche qui non è quanti programmi faccio, ma quanti me ne propongono. È chiaro che non posso dire sempre no».

Come mai a lei propongono tanti programmi e per esempio c’è un mio carissimo amico regista che è fermo da più di un anno. Non le sembra un’assurdità?

«Il ruolo del regista è un ruolo particolare, deve avere un’ottima conoscenza tecnica e deve sapere incidere sui contenuti. Insomma, deve dare sicurezza. In più un buon regista sa quello che vuole e sa quello che serve, quindi fa risparmiare tempo e denaro. Comunque mi dispiace per il suo amico».

L’ultimo programma che ha rifiutato?

«Il braccio e la mente del mio amico Flavio Insinna, ho fatto il numero zero, ma poi ero impegnato e non ho potuto fare la serie».

Ho saputo che ci sono stati dei problemi durante il numero zero tra Insinna e la Ruffini.

«Guardi da dentro noi non ci siamo accorti di niente».

Non dica bugie…

«È la verità. Normale dialettica tra conduttore e proprietaria del format. Tutto il resto l’ho appreso leggendo proprio TVZOOM».

Ma se Insinna ha messo un veto sulla Ruffini per fare il programma…

«Questo non lo so, ero già fuori».

Che tipo è Insinna?

«È uno dei miei migliori amici, potrei solo parlarne bene».

Oltre a lui ha altri amici nel mondo della televisione?

«Tantissimi, in televisione c’è un sacco di gente divertente».

Sua moglie lavora in televisione?

«No fa la psicologa, lei la televisione neanche la accende».

Anche la Clerici se non sbaglio è una sua amica?

«È più di un’amica, per me è quasi una sorella».

È divertente Antonella Clerici?

«La conosco da talmente tanto, che ormai mi fa ridere anche quando si incazza».

Come mai non ha fatto questo suo ultimo programma?

(Allarga le braccia verso la baia) «Perché dovevo stare qui a promuovere il film».

Quando torna in Italia che progetti ha?

«Torno giovedì e devo correre a Napoli per una registrazione di Made in Sud, poi il venerdì a Roma per una riunione per La partita del cuore e poi mi devo concentrare per Social Club, il nuovo programma con Max Giusti e Luca Barbarossa».

Ricominciamo con la vita frenetica, mi parli di Social Club.

«Nasce da un tentativo fatto durante Telethon: proviamo a mettere insieme i due programmi cult di Radio2. Il progetto è ambizioso, ma molto carino, siamo carichi».

È una seconda serata?

«Quattro seconde serate, se saremo bravi e fortunati il prossimo anno potrebbe nascere una lunga serialità».

Anche Fabio Volo è in seconda serata, ma non decolla. È così difficile fare la seconda serata?

«Non ho visto il programma, però sarebbe ora di finirla con queste prime serate che durano 4 ore e fagocitano i palinsesti. Se vogliamo un po’ di qualità in tv le seconde serate sono necessarie».

Fa un freddo boia qui a San Francisco.

«Mark Twain diceva “L’inverno più freddo che ho vissuto è stata un’estate a San Francisco».

E bravo Colabona, fa pure citazione colte, ci salutiamo. Mentre torno a casa dei miei amici, ripenso a questo strano incontro e mi resta un dubbio, che dietro quella faccia da angioletto ci sia un grosso paravento.

 

twitter@PietroBerna

 

(Nella foto il regista Sergio Colabona)