Pubblicato il 17/04/2012, 14:55 | Scritto da La Redazione

L’AUTORE WALTER SANTILLO: «SIAMO TUTTI SCHIAVI DELL’AUDITEL»

 

L’autore di “Carramba” e “Panariello non esiste” si racconta a TVZOOM, mentre sta preparando il nuovo programma che andrà in onda a su Rai Due in prima serata dal 10 maggio per quattro giovedì, “Italia Coast2coast”, un omaggio alle tv private e ai personaggi d’Italia, anche web.

Video, palco e dietro le quinte. Walter Santillo è uno di quei personaggi di cui non ce ne sono troppi in tv. Disponibile e sempre positivo è uno di quelli che di gavetta ne ha fatta. Dalle navi da crociera alle telecamere di “Carramba”, fino a diventare autore, soprattutto ora, di alcuni più riusciti show tv. Lui è uno di quelli della “banda” toscana di “Su le mani” o “Vernice Fresca”, pla stessa di Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti e Giorgio Panariello, di cui oggi è autore. E finita l’avventura del One man show del conterraneo è già al lavoro per un nuovo programma, prodotto dalla Ballandi per Rai2, Italia Coast2coast, un format nuovo che scopriamo essere proprio una loro idea.

Come cambia il ruolo dell’autore nei due programmi?

«Un legame c’è perché questo programma è nato da un’idea, mia e di Giorgio, che voleva esaminare le tv private. Un’idea che poi si è trasformata perché si sono trasformate le tv e poi ci sarà anche la presenza del web. Quindi c’è una continuità tra le due cose. Certo, per uno spettacolo di Panariello per il 70% hai a che fare con Panariello, uno one man show, un varietà che per la stessa percentuale è lui. Qui invece devi cercare di capire quali sono potenziali comici, cantanti, personaggi di spettacolo anche a loro insaputa».

Per un autore cos’è più stimolante?

«Credo che siano stimolanti entrambi per cose differenti. Con Giorgio c’è un rapporto d’amicizia ventennale piuttosto che professionale, quindi è un lavoro che conosco bene, qui lo scopri giorno per giorno. Certo il programma con Panariello ha avuto dei numeri diversi da quelli che ci aspettiamo per questo tipo di programma ma è stimolante anche questo».

Ha parlato di numeri, quindi, auditel. Quanto è importante per gli autori e quanto incide o condiziona il programma?

«Tutti dicono che non è importante però tutti, indistintamente, la mattina dopo la messa in onda si è tutti indistintamente in attesa del messaggio con i risultati o via internet. L’auditel condiziona in proiezione futura. Chiaro che uno cerca sempre di fare il massimo, però se vedi che un balletto o un personaggio o un tipo di linguaggio ha funzionato poco prima di metterlo anche nella puntata successiva ci pensi. Chi dice che non condiziona mente perché poi le famose curve le guardiamo tutti».

Ma non è un po’ datato quest’auditel?

«Si, è datatissimo. Poi io credo che il numero di macchinette inserite nei televisori siano poco rappresentative dell’intero popolo televisivo. E’ come se intervisto 3 persone a Viterbo e mi dicono che sono dell’Inter e allora a Viterbo sono tutti interisti..»

Su twitter c’era un altro andamento del gradimento della trasmissione..

«Si, è vero, si verifica questa cosa strana quando sui social network ti dicono che è un programma è brutto, il livello degli ascolti sale, quando vedi i commenti positivi si fa poco».

E come mai secondo lei?

«Non saprei, probabilmente quelli di twitter e quelli che hanno le macchinette al televisore sono due mondi completamente differenti. Io credo che l’auditel sia installato in casa di gente più grande d’età, quelli di twitter sono invece più giovani».

Con questo pensiero però, se non si modernizza l’auditel e l’auditel condiziona le idee del programma, vedremo una televisione sempre più agé..

«Purtroppo sì, un certo condizionamento c’è, te lo chiede anche la rete, con tutte le buone intenzioni, premesse, quando l’auditel cala, te lo chiedono. Quindi, chiaramente, se il tuo editore ti pressa, qualcosa devi tener conto. Questo ovviamente se le cose non vanno. A noi con Giorgio fortunatamente le cose sono andate bene. Quando c’è stato qualche punto in più o in meno ci siamo chiesti come mai».

Cosa pensavate quando c’erano questi commenti poco positivi su twitter?

«Io voglio vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. E’ ovvio che sia molto più facile stroncare, e chi ne vuole parlar male si attacca all’altro che ne ha parlato male in precedenza e diventa una sorta di catena di sant’Antonio. A chi piace il programma probabilmente non scrive perché sta a guardare la trasmissione».

C’era qualcosa che avreste voluto cambiare?

«L’unica cosa che ho notato è che forse nella prima puntata, ma era prevedibile, lui era un po’ legato dall’emozione, ovviamente, aveva ancora con i tempi più teatrali perché negli ultimi 4 anni aveva avuto quella esperienza lì. Ma è andata bene così».

Quando un autore è realizzato nella propria carriera?

«Devo dire che la realizzazione come autore la raggiungi quando lavori consapevolmente, quando sai di aver fatto un buon lavoro con persone che valorizzano il tuo lavoro. Avendo lavorato con la Carrà e con Panariello so che ho avuto a che fare con persone che l’hanno saputo portare ai massimi livelli. Così anche per andare in onda. Quando facevo delle cose che avevano successo e che piacevano anche a me ero contento. Quando invece, iniziavano a propormi cose che non mi interessavano, ho preferito tirarmi indietro anziché “sporcare” quelle cose che avevo fatto di buono».

Ma non è difficile tirarsi indietro dal video?

«Bè se mi propongono di fare le finte risse alla televisione alla domenica pomeriggio o i giochi nelle piazze a chi porta più vasi da notte o cose di questo tipo, mi tiro un po’ indietro, magari sbagliando. Non ho la “telecamerite”, ho dei progetti che continuo a portare avanti, dei format dove ci sono io dentro, però se questo si verifica bene se no faccio comunque un lavoro creativo, artistico, che mi dà soddisfazione e che magari c’ha meno stress di chi va in video».

In questo programma ci sarà la possibilità di vedere qualcosa di nuovo? Magari evidenziare un talento..

«Quando abbiamo pensato a questo programma era un omaggio a quelle televisioni che hanno la voglia di produrre qualcosa, di lanciare il territorio, personaggi del luogo che se son bravi possono diventare importanti anche a livello nazionale. Voleva essere un omaggio a quello spaccato che lavora nel territorio, che secondo me torneranno ad essere importanti. Scoprire qualcosa di nuovo, magari».

Avete avuto modo di vedere se c’è un nuovo ipotetico Fiorello o Panariello?

«Probabilmente non lo stiamo neanche cercando. Stiamo cercando qualcosa di divertente, di comico, magari anche quei famosi primi passi di quelli che sono diventati importanti fatti attraverso le tv privati».

Quello che si dice in questo momento è proprio che mancano i personaggi, gli attori che possono fare trasmissioni che potrebbero fare quei numeri dati da una qualità forte…

«Sì, effettivamente non ci sono. Probabilmente è ancora preso. Magari tra 5 anni verrà fuori. Con la crisi forte che c’è le grandi reti a maggio chiudono con i palinsesti, una volta, questo è il caso mio, di Giorgio, di Carlo Conti, siamo venuti fuori negli anni in cui d’estate la Rai d’estate sperimentava, con Su le mani. Ora d’estate mandano anche in replica tutto, pure i telegiornali. E allora ecco che può arrivare la televisione locale che nel piccolo sperimenta e si può fare la cosiddetta gavetta».

Questa può essere un’opportunità per questi giovani?

«Magari, se riusciamo a trovare dei giovani interessanti che non sono già passati per Zelig o cose così importanti è chiaro che ce li teniamo ma non è così facile trovarli. Una volta si facevano le serate, ora non si fanno più perché non ci sono soldi. I locali chiudono, come fanno a dare soldi al comico».

 

Francesca Rossi

 

(Nella foto l’autore Walter Santillo)