Pubblicato il 16/04/2012, 16:16 | Scritto da La Redazione

ESTHER ORTEGA: «GIRARE SCENE DI VIOLENZA È DAVVERO DURA»

ESTHER ORTEGA: «GIRARE SCENE DI VIOLENZA È DAVVERO DURA»
L’attrice spagnola ha raccontato a TVZOOM i particolari di “Helena e Glory”, ultimo film del ciclo “Mai per amore” sulla violenza alle donne, in onda domani sera alle 21.10 su Rai Uno Helena & Glory come Thelma & Louise? L’accostamento potrebbe suonare bene, pur con tutte le diversità del caso. Le protagoniste dell’ultimo film del […]

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L’attrice spagnola ha raccontato a TVZOOM i particolari di “Helena e Glory”, ultimo film del ciclo “Mai per amore” sulla violenza alle donne, in onda domani sera alle 21.10 su Rai Uno

Helena & Glory come Thelma & Louise? L’accostamento potrebbe suonare bene, pur con tutte le diversità del caso. Le protagoniste dell’ultimo film del ciclo Mai per amore, (diretto da Marco Pontecorvo) domani sera alle 21.10 su RaiUno, hanno poco in comune con le eroine del cult movie americano, se non il desiderio di ribellarsi a una società prevaricatrice che vede spesso nelle donne le vittime sacrificali. 

Glory sarà interpretata da Esther Ortega, attrice spagnola in questo periodo anche al cinema con Diaz, il film inchiesta di Daniele Vicari. Affiancherà Helena (Barbora Bobulova), condividendo il destino di prostituta sulle strade italiane e il fermo intento di ribellarsi alla propria condizione.
Esther, Helena e Glory affronta il difficile tema della prostituzione e dellosfruttamento femminile: il suo punto di vista sulla fiction e su come
l’argomento è stato affrontato.
«Come tutti i temi che trattano violenza sociale è molto difficile fare una riflessione profonda. Spesso la realtà supera di gran lunga la fiction. Questo è il taglio del film: tentare di guardare con occhi il più possibile realisti a una situazione diffusa nella nostra società e spesso poco considerata».
Quali sono state le scene più difficili da girare?
«Di sicuro le scene di violenza. Non tanto violenza fisica, che sul set, ovviamente, è sempre frutto di finzione scenica. Parlo della violenza psicologica, l’avvertire il senso di sottomissione, e quindi di impotenza, che situazioni del genere rappresentano. Ti fa pensare a come debba essere dura sopportare e vivere nella realtà una simile condizione».
Glory è più spigliata, esuberante. Helena introversa, chiusa e diffidente. Lei e Barbora Bobulova eravate in sintonia sul set?
«Quando giravamo eravamo divertite da come i nostri caratteri fossero davvero in grado di rappresentare le due distinte personalità: Barbora è slovacca, dunque più taciturna e più precisa, io sono spagnola, dunque più casinista. Il nostro retroterra culturale ci ha aiutate a caratterizzare i personaggi».
Che cosa deve avere una fiction per essere considerata di qualità? Ci sono differenze tra Spagna e Italia?
«Per come la vedo io, noi attori, sia in Italia, sia in Spagna, siamo supereroi. Il modo di lavorare è molto simile. Riusciamo a dar vita a fiction coinvolgenti con budget bassi e tempi di lavorazione minimi. Non c’è paragone con i mezzi a disposizione di produzioni come HBO, per esempio. Eppure, una bella fiction può essere comunque realizzata, a patto di avere attori e registi validi al servizio di un’idea articolata e convincente. Come in questo caso».
Mai per amore è un ciclo dedicato alle forme di sopruso sulle donne: a lei, nella sua carriera, è mai capitato di vivere episodi di stalking?
«No, e ringrazio la vita di questo».
Il mondo della recitazione è meritocratico nei confronti delle attrici?
«Secondo me in qualsiasi mondo se si lavora sodo con determinazione e serietà senza mai mollare si riescono ad avere risultati soddisfacenti».
Come giudica la qualità della fiction (e del cinema) in Italia? 
«Non saprei dare un giudizio complessivo. Credo però sia un miracolo il fatto che esista gente coraggiosa, capace di fare questo mestiere con il cuore e con l’attenzione alla realtà di oggi. Penso alla mia esperienza con Daniele Vicari in “Diaz:don´t clean up this blood”».
Qual è stata fino a oggi la sua maggiore soddisfazione professionale? 
«A teatro, di recente, con il mio progetto teatrale al “Matadero”, a Madrid. Ora inizierà una tournèè internazionale».
Un sogno di carriera?
«Portare il mio spettacolo LOS ULTIMOS DIAS DE JUDAS ISCARIOTE nello splendido teatro di Siracusa. Lavorare con Marco Tullio GIordana, con Sergio Castellitto e di nuovo con Marco pontecorvo. E magari in una produzione internazionale di HBO!».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Esther Ortega)