Pubblicato il 12/04/2012, 12:15 | Scritto da La Redazione

ANDREA BOSCA, IL SERIAL KILLER DI “ZODIACO”

bosca

TVZOOM ha intervistato l’attore trentunenne, protagonista di “Zodiaco-Il libro perduto”, fiction in quattro puntate da stasera su RaiDue in prima serata, e fresco dei recenti ruoli al cinema in “Meravigliosa presenza” di Ozpetek e “Gli sfiorati”.

Profezia: la nuova serie di Zodiaco, in onda ieri sera su Rai Due, convincerà gli spettatori. E non occorre scomodare Nostradamus per rendere credibile la previsione. Basta essere Andrea Bosca, che rispetto al veggente francese ha due vantaggi: la sua carriera in ascesa si basa su certezze tangibili (di recente l’attore trentunenne è anche al cinema con Gli sfiorati e con Meravigliosa presenza di Ozpetek, a fianco di Elio Germano) e il serial killer da lui interpretato nella fiction con Sergio Assisi e Maddalena Grochowska non si limita a vivere le proprie suggestioni dell’inconscio, le mette direttamente in pratica, traducendo i pensieri in atti.

 Andrea, lei è uno che crede all’esoterismo, alle profezie e affini?
«No, ma ho letto diversi libri sull’argomento per prepararmi al meglio a Zodiaco. Mi piace molto la psicanalisi, però. In qualche modo, si concilia con questo tema, proponendosi di dare interpretazione alla realtà umana».
Che cosa si prova a interpretare la parte di un serial killer?
«Da un lato, è divertente. Questa volta lo Zodiaco, ovvero Matteo, sarà molto più cattivo e disperato rispetto alla prima serie. Non ha più niente da perdere, il suo mondo è stato spazzato via. È un uomo braccato, questa volta per gli investigatori il gioco non sarà solo di scoprire l’assassino, ma di andare alle radici profonde del male da cui è nato e per cui agisce. Dopo aver interpretato un omosessuale in Magnifica Presenza e aver vissuto disagi d’amore in Gli sfiorati, interpretare un ruolo oscuro mi completa».
Questa nuova serie in che cosa si discosta dalla precedente?
«Ha un taglio più fantasy, si rivolge maggiormente a un pubblico giovane. Affronta la tematica delle sette, molto diffusa in Italia». 
Dunque ha anche un ruolo, per così dire, didattico, sociale?
«No, rimane di intrattenimento. Però affronta il reale, mischiandolo intelligentemente con il fantasy e con l’esoterismo. Il giallo e l’esoterico sono tematiche portanti delle fiction recenti».
Perché, secondo lei?
«Perché il thriller consente di pensare a intrecci narrativi coinvolgenti. E poi, perché la gente ha bisogno di uno specchio in cui proiettare i fantasmi del nostro tempo, le incertezze, anche economiche. La gente vive nel mistero di se stessa, è in atto un cambio di valori nella nostra società, si è tutti un po’ spiazzati. Il lato oscuro è presente in ciascuno di noi, è la parte che non siamo, ma che potremmo essere. Non a caso, Zodiaco è un pittore: lavora con la fantasia, è un visionario. Solo che lui mette anche in pratica gli aspetti più pericolosi delle sue suggestioni».
Il gusto del pubblico indirizza le fiction?
«La tv di oggi è figlia del web. I nuovi sistemi di comunicazione consentono maggior settorialità, diversità di generi. Oggi, ciascuno di noi può scegliere che cosa guardare quando preferisce, grazie a internet. La tv sta diventando sempre meno generalista e più orientata a generi specifici. Una prospettiva di scelta più ampia e qualitativa».
Qualità è sinonimo di…?
«Una storia ben scritta, qualcosa di importante da dire. Attori capaci di mettersi al servizio totalmente della storia».
Un esempio recente?
«Il giovane Montalbano. E, al cinema, la mia esperienza con Ozpetek. Lui è un regista straordinario: scompone un mondo e lo ricompone esattamente come vuole. Sa cogliere un disegno interiore, intuire le tue potenzialità e indirizzarle sul set». 
Che cosa le manca, nella sua prolifica carriera di attore trentunenne?
«Forse un film dall’altissimo incasso. No, direi che sono contento di quanto sto facendo in ogni settore. Voglio continuare così. Nella mia carriera ho attraversato anche momenti di crisi, ma ho saputo gestirli. Questo è importante».
Progetti imminenti?
«Nuovi provini per fiction, ancora non posso svelare nulla. Tornerò a teatro dal 12 al 17 giugno con Jakob Von Gunten. Ho scritto e diretto il mio primo spettacolo, Come vivo acciaio, assieme a Elisa Galvagno. Avere una credibilità teatrale è importante per emozionare anche persone da te distanti. Mi piace dipingere, ma solo per hobby».
Proprio come il serial killer Zodiaco!
«Sì, ma io non sono un serial killer. E poi, dipingo malissimo, sono opere fatte solo per me».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Andrea Bosca)