Pubblicato il 04/04/2012, 15:41 | Scritto da La Redazione

ESTHER ELISHA: «SOGNO UNA FICTION ITALIANA COME “LOST”»

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Vincitrice del premio “Nastro Nascente per il Cinema” ai Golden Graal 2011, attrice di fiction in “Boris” e ne “Il commissario De Luca”, Esther Elisha è una delle giovani promesse della recitazione italiana e si è confidata a TVZOOM.

Esther Elisha può estrarre dalla manica l’asso vincente che la consolida astro nascente della recitazione. Lo dicono i premi vinti (di recente è stata premiata proprio come Nastro Nascente per il Cinema ai Golden Graal 2011), lo sottolinea l’attitudine che la fa passare da pellicole impegnate come La-Bas a ruoli televisivi in Boris e ne Il commissario De Luca, tanto da far considerare la leggerezza un privilegio di ogni attore di successo, lo conferma l’aspetto: trentenne per metà bresciana e per metà del Benin, ha dalla sua un’aura esotica eppur così italiana. Delle due, una: o tutto il mondo è Paese, o ogni paese è un mondo da esplorare.

Esther, è vero che non ha la televisione?
«Guardi che moltissimi giovani miei conoscenti non ce l’hanno. I programmi interessanti, si possono vedere comunque. Con internet o con i dvd».
La tv è roba per vecchi?
«Nelle scelte di programmazione c’è poco coraggio, in Italia. Il nostro Paese ha una popolazione prevalentemente anziana e il meccanismo di fruizione televisiva è condizionato dall’anagrafe».
Qualche esempio di tv secondo lei interessante?
«Da attrice, dico Lost. E non solo per il budget a disposizione. Quella è una serie con un taglio moderno, vincente, anche nella sceneggiatura. Insomma, l’idea conta più dei soldi a disposizione. A me piace il rischio, il cimentarsi con urgenze di comunicazione sempre nuove».
Lei ha avuto modo di recitare in qualche fiction che segue questa lunghezza d’onda?
«In Boris mi sono divertita, anche se la mia è stata una parte di breve durata. Boris ha funzionato perché è un prodotto fatto da giovani pensato per i giovani, non è poco. Mi è piaciuto il grande entusiasmo nella produzione, gli autori hanno scritto qualcosa che loro stessi volevano vedere.
Poi mi sono trovata benissimo con Frazzi, regista de Il commissario De Luca. Ha tutto quel che deve avere un buon regista, soprattutto l’energia per coinvolgerti in un progetto dall’inizio alla fine».
Il progetto che le ha cambiato la carriera?
«Sono molto soddisfatta di La-Bas, film per il cinema di Guido Lombardi presentato all’ultimo festival del cinema di Venezia dove ha vinto il Leone del Futuro – Premio Miglior Opera Prima Luigi De Laurentiis e il premio del Pubblico KiNO come miglior Film nella categoria Settimana della Critica. È un’opera di valore, ben girata. Ha un grande merito: l’urgenza di raccontare qualcosa che è insieme arte e percorso umano e sociale. Trattando un argomento spinoso come la strage di CastelVolturno, è stato girato con tutti contro. Il sindaco del paese, poi inquisito per contiguità con la camorra, ha fatto di tutto per boicottare le riprese».
Il suo sogno di carriera?
«Girare qualcosa di simile ad Avatar».
Addirittura!
«Non poniamo limiti alla provvidenza! Scherzo, intendo dire che mi piace imparare qualcosa da ogni esperienza, dunque aspiro sempre a girare una fiction o un film in cui mi debba cimentare con qualcosa che prima non ho fatto. Una sfida personale, una possibilità di mettermi alla prova e, dunque, di crescere».
Un modello di riferimento?
«Meryl Streep».
Da sempre?
«Da quando ho iniziato a recitare. A 7 anni volevo fare la rockstar, poi ho capito di non avere la voce adatta».
Che cosa c’è oltre la recitazione, per lei?
«L’arte contemporanea. Collaboro con una coppia di artisti della scena berlinese, gli Ze Coeupel, cioè Ambra Pittoni e Paul-Flavien Enriquez-Sarano, nell’ambito di un progetto performativo itinerante creato tra Berlino, Milano e Marsiglia. Lo abbiamo in scena da settembre, al Festival de performances Préavis de Désordre Urbain di Marsiglia: è un progetto al quale tengo molto, perché mira a spingere il cittadino a interrogarsi sul rapporto che ha con la città nella quale vive, lo spinge a interagire con noi e a suggerire proposte per rinnovare il proprio habitat sociale».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Esther Elisha)