Pubblicato il 28/03/2012, 17:33 | Scritto da La Redazione

JANE ALEXANDER, LA DONNA DEL MISTERO

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L’attrice, protagonista di “Vite in ostaggio”, stasera alle 21.10 su Canale 5, ha raccontato a TVZOOM la sua evoluzione di carriera e il suo ritorno su Italia Uno come co-conduttrice di “Mistero”

Quando Jane Alexander era una bambina, suo padre, direttore di doppiaggio, la portava con sé al lavoro per prendere dimestichezza con un destino già delineato. Racconta lei che una delle serie doppiate era la leggendaria saga di Hercules – la ricordate? – che ha imperversato su Italia Uno in replica per più di un decennio, dando visibilità al testosteronico americano Kevin Sorbo. Stasera, alle 21.10 su Canale 5, Jane, nome suadente da eroina di uno spy story britannico, attrice, doppiatrice, per metà inglese e per metà croata, sarà protagonista di Vite in ostaggio, ultimo appuntamento con il ciclo Sei Passi nel giallo, e affiancherà proprio l’erculeo Sorbo. Dimostrazione, manco ce ne fosse bisogno, dei corsi e ricorsi della storia: il tempo è circolare, e la televisione non fa eccezione alla regola.

 Jane, recitare a fianco di Kevin Sorbo è un po’ come tornare in famiglia?
«Non solo per la presenza di Sorbo, grande attore e produttore, anche per la regia di Lamberto Bava. Mio padre conosceva sia lui, sia suo padre Mario, sono cresciuta con i loro film. Recitare in Vite in ostaggio è un po’ come ripercorrere certi luoghi dell’infanzia, sono molto contenta dell’opportunità, non è retorico dirlo».
Come giudica il ciclo Sei passi nel giallo e il tentativo di riproporre il giallo-thriller anni ’70?
«Non parlo nel dettaglio dei film precedenti, ma secondo me è stata una ventata di novità. I film sono frutto di una co-produzione italo-americana, sono stati pensati in un’ottica cinematografica e sono ben realizzati. Per quanto riguarda Vite in ostaggio, l’elemento caratterizzante è la tensione, dall’inizio alla fine. Buona parte delle riprese sono state effettuate in una casa, l’arco narrativo raccontato dura 24 ore, rende in modo eccellente il senso di dramma psicologico».
Lei è la protagonista femminile…
«Sono una mamma che, per ragioni che non intendo spiegarvi (guardatevi il film stasera), viene presa in ostaggio con i propri figli. Era ora che facessi una parte da “buona”, soprattutto mi fa piacere interpretare il ruolo di mamma, dato che lo sono anche nella realtà».
Lei però è diventata popolare sul piccolo schermo interpretando ruoli da cattiva!
«Ti riferisci alla parte della marchesa Lucrezia, in Elisa di Rivombrosa. Mi sono divertita moltissimo, a interpretarla. Però è anche bello cambiare, no? Vite in ostaggio mi permette di confrontarmi con qualcosa mai sperimentato prima, io sono incapace di star ferma un secondo».
Che cosa le manca, come parte, sul piccolo o grande schermo?
«Magari un ruolo da speleologa!».
Da speleologa?
«Sono stata di recente in missione speciale a documentare la zona proibita delle catacombe di Parigi. Un’esperienza paurosa, entusiasmante, mi ha aperto nuovi orizzonti».
L’ha fatto come inviata speciale della trasmissione Mistero, di imminente programmazione su Italia Uno?
«Esatto. Quest’anno Mistero sarà molto divertente. La conduzione sarà affidata a Paola Barale, una donna poliedrica, una trascinatrice, una forza della natura. E poi, noi inviati siamo complementari. Daniele Bossari è un grande amico, sincero e leale, Pinketts è semplicemente Pinketts, già questo dice tutto. Ricordo certe serate trascorse assieme, con Marco Berry che ci mostrava i suoi giochi di prestigio con le carte. È bravissimo».
Mistero non è un pochino trash? Almeno, i detrattori dicono così…
«Ma no, che vuol dire? Mistero fa divulgazione in modo divertente, porta alla luce fatti e leggende metropolitane sconosciute al grande pubblico, suscita curiosità per l’ignoto senza salire in cattedra. Abbiamo una fetta di spettatori affezionatissimi, facciamo intrattenimento intelligente e spiritoso».
Attrice di successo, conduttrice, doppiatrice, potenziale speleologa. Il futuro riserva altre novità?
«Chi lo sa, deciderà il destino. Ecco, mi manca una trasmissione radiofonica. Un programma notturno, in cui dialogare con gli ascoltatori, proponendo musica che spazi da Glenn Miller ai primi anni ’90».
Il doppiaggio dei grandi film esiste in Italia e in pochi altri Paesi. Non pensa che snaturi un poco l’effetto dell’originale? Che caratteristiche deve avere un doppiatore?
«Io doppio film italiani in inglese, dunque faccio il procedimento inverso, sul resto non mi esprimo. Però la scuola dei doppiatori italiani ha saputo rendere immortali le parti dei grandi attori anche Hollywoodiani, qui in Italia. Un doppiatore deve entrare in empatia con il personaggio, proprio per non snaturarlo. Ricordo quando ho doppiato Mietta ne La Piovra: lei era stata bravissima, quasi avevo paura a darle la mia voce! Ho cercato di valorizzare al meglio quanto di buono avesse già fatto lei».
Sta guardando tanta fiction in tv?
«Lo confesso: è da un mese che non guardo la tv, ho avuto problemi tecnici e mi sono decisa a risolverli solo ora. Ho compensato divorando libri. Di sicuro guarderò stasera Vite in ostaggio, assieme ad alcuni amici! ».
Stasera la vita dei giocatori del Milan sarà in ostaggio del Barcellona, su Rai Uno. A chi non fosse interessato al calcio, Canale 5 offre una potenziale alternativa.
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Jane Alexander)