Pubblicato il 27/03/2012, 15:09 | Scritto da La Redazione

CHIARA MASTALLI: «LE DONNE TROVINO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE GLI STALKER»

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L’attrice, co-protagonista femminile di “Troppo amore” di Liliana Cavani, questa sera su Rai Uno alle 21.10, racconta a TVZOOM il suo punto di vista sul ciclo di fiction dedicate alla violenza sulle donne.

«Lo stalking è un nemico subdolo per le donne, ti priva della fiducia in te stessa, crea delle barriere tra te e gli altri, abbattendo la tua personalità», dice Chiara Mastalli, co-protagonista femminile, a fianco di Antonia Liskova, in Troppo amore di Liliana Cavani, questa sera alle 21.10 su RaiUno, fiction che inaugura il ciclo  Mai per amore sulla violenza alle donne (ogni film affronterà una forma diversa di sopruso). Proprio il film della Cavani sarà proposto in anteprima alle 18.30 alla Camera dei Deputati come simbolo di un processo di sensibilizzazione su un tema dibattuto anche in sede politica.

La pellicola racconta la storia di Livia, ventottenne privata a poco a poco della propria identità e autonomia dall’amore ossessivo di Umberto, un “non amore” travestito da amore come gli agnellini di lupesca memoria, che mostra un fatto inconfutabile: la vita di coppia è una vocazione, l’amore, alle volte, un’invocazione, di aiuto e di liberazione se assume i contorni cannibali e ossessivi dello stalking.
Chiara, il suo è un ruolo chiave nella vicenda: la migliore amica della protagonista, il suo sostegno psicologico…
«Non solo: in quanto migliore amica e coinquilina di Livia, sarò colei che le permetterà di aprire gli occhi, di comprendere che quello di Umberto (Massimo Poggio, nda) non è amore ma violenza. Grazie al mio intervento, alle mie insistenze, Livia vincerà le sue paure e le sue reticenze iniziali, ritroverà la fiducia in se stessa, decidendosi a denunciare lo stalking subito. Proprio questo aspetto è fondamentale. Una buona percentuale di fatti come quello raccontato accadono senza essere portati alla luce, perché numerose donne non hanno il coraggio di ribellarsi e denunciare i propri stalker».
In questo caso una fiction può sensibilizzare gli spettatori sull’argomento?
«Mi piace chiamarla docu-fiction, e mi auguro possa davvero servire. D’altra parte, temi come quello dello stalking sono da tempo oggetto di dibattito in molte sedi. Penso anche al lavoro svolto da Michelle Hunziker e dall’avvocato Buongiorno, con la loro associazione».
A lei è mai capitato di vivere in prima persona episodi del genere?
«A me no, io sono sempre stata un maschiaccio, una super sportiva, un’ex pallavolista, mi saprei difendere. Anzi, alle volte gli uomini si impauriscono, quando mi avvicinano».
La messa in onda del ciclo Mai per amore ha subito qualche ritardo…
«Disguidi tecnici, niente di più. Si è cercato di scegliere il periodo migliore per mandarla in onda, proprio perché si tratta di un prodotto su cui la Rai punta moltissimo».
Se dovesse indicare un punto di forza della fiction, un tratto distintivo di qualità?
«Direi senza dubbio la regia di Liliana Cavani. È una grande professionista, ha saputo tirare fuori il meglio da tutto il cast. Nel mio caso, poi, ero quasi in soggezione a lavorare con lei. Ha le idee chiare su come vuole girare le scene, è pretenziosa, non ti perdona niente, in senso buono è stata un’esperienza quasi traumatica. Ho sostenuto 3 provini prima di essere scelta per la parte».
Dopo I Liceali, Notte prima degli esami, Chiara Mastalli ha smesso di fare l’adolescente?
«Finalmente, direi! Lo ribadisco sempre: sono laureata in marketing e pubblicità, sto prendendo una seconda laurea in  lettere a indirizzo editoria e giornalismo, ho 27 anni: vi prego, non fatemi più interpretare l’adolescente liceale o universitaria!».
Lei non ha fatto solo l’eterna adolescente: ha un curriculum di tutto rispetto, anche due anni in una produzione internazionale come Roma!
«Quella è stata, senza dubbio, l’esperienza più importante a cui ho lavorato, in termini di dispendio di mezzi.  Ho capito che cosa significa lavorare in una produzione internazionale: ti mettono nelle migliori condizioni per esprimerti, ma devi essere totalmente a loro disposizione. Mi capitava di lavorare dalle 5 di mattina fino a sera. Certi capricci che si vedono sui set italiani, non erano contemplati».
Perché, sui set italiani c’è chi fa i capricci?
«Queste sono cose che non si possono raccontare».
Le attrici fanno i capricci per avere parti non necessariamente subordinate a quelle maschili?
«No, non è così. Se un’attrice svolge il proprio lavoro con passione, pensando all’appagamento professionale prima che alla fama o alla visibilità, può trovare ruoli soddisfacenti».
Lei ne sa qualcosa, ha iniziato a recitare a 6 anni…
«Merito di mia nonna Iride: mi portava ai provini, io somiglio in tutto e per tutto a lei». 
Stasera si guarderà in tv?
«Stasera ho il mio debutto assoluto in teatro, al Teatro dei Servi, a Roma, con la commedia Donne che vogliono tutto, di Rosario Galli. Il tema è sempre al femminile, ma questa volta leggero, brillante, comico. Ho una paura tremenda, fare teatro, soprattutto sperando di divertire gli spettatori, ti dà una sensazione mostruosa. Per la prima volta mostrerò anche il mio lato comico, quasi fantozziano».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Chiara Mastalli)