Pubblicato il 23/03/2012, 13:06 | Scritto da La Redazione

FEDERICO GUIGLIA: «L’INTERVISTA È UN INCONTRO, UN RACCONTO, UN RITRATTO»

Il conduttore di “Prossima Fermata” si racconta a TVZOOM: «Mio padre mi diceva sempre che da bambino chiedevo tanto, soprattutto i perchè delle cose. Ora è il mio mestiere». In onda dal lunedì al venerdì, dopo il tg della notte, su La7.

Prossima Fermata, perché nessun sogno si è mai raggiunto fino in fondo, c’è sempre un nuovo traguardo da raggiungere. È arrivato alla sesta edizione il programma di Federico Guiglia, giornalista italo-uruguaiano, cresciuto nelle fila de Il Giornale di Montanelli ed editorialista de Il Tempo ed altri quotidiani. Piglio rasserenante e comunicativo nelle sue interviste, cinque a settimana, dal lunedì al venerdì, su La7. Un orario intimo che gli consente di entrare in contatto con l’ospite, purché in 18 minuti, ne esca “un racconto, un incontro, un ritratto”.

In ogni edizione c’è un elemento che la caratterizza. In questa c’è il mappamondo virtuale al quale chiede all’ospite di indicarle una destinazione a lui congeniale. Cosa rappresenta per lei il mappamondo?

Da un punto di vista biografico, è il mio mondo. Io sono nato e vissuto in Uruguay a Montevideo, quindi per me il mappamondo rappresenta il viaggiare, il parlare diverse lingue, incontrare le persone, in più si aggiunge quello che è il senso del programma. La scenografia aiuta molto in questo senso. La stazione è un luogo in cui ci si incontra per caso e spesso questi incontri casuali si rivelano bellissimi perché non conoscendosi ci si apre. E il luogo, aiutato da questo mappamondo ci aiuta a capire che c’è sempre una prossima fermata nella nostra vita, nei nostri sogni, che c’è sempre un nuovo traguardo da raggiungere, ci aiuta fortemente a suggellare questo racconto che io cerco sempre di ottenere dai miei ospiti.

L’orario aiuta a fare delle interviste un po’ più intime?

Credo di sì, l’orario aiuta a dare il taglio ad uno stile che comunque userei sempre. Sono sempre curioso e cerco di sapere dall’ospite il più possibile mettendomi nei panni di chi guarda. Io sono il primo telespettatore di me stesso. Cerco di sapere da telespettatore, che cosa mi piacerebbe sapere da lui. E quindi scavo, mi documento molto e cerco di tirar fuori tutto quello per cui alla fine il telespettatore possa rimanere stupito o riceva delle conferme.

Domandare è sintomo di curiosità. E’ sempre stato curioso?

Mio papà che non c’è più, mi diceva sempre che sin da piccolo parlavo poco ma chiedevo sempre e la domanda che più facevo era “perché”, cioè, volevo sapere e forse questo con gli anni si è sviluppato ed è diventato lavoro.

L’intervista è una parte fondamentale per il giornalista, che rende partecipe non solo la propria ma anche la curiosità altrui.

Infatti, e credo che nel prepararmi, documentarmi molto, ci sia un doppio senso di serietà, innanzi tutto nel mestiere che faccio e nei confronti del mio ospite che deve capire immediatamente che ciò che voglio sapere di lui è fonte di un pensiero precedente, mai una domanda fatta a caso e se avverte la mia curiosità la persona di fronte si potrebbe aprire più favorevolmente e liberamente.

Come vengono scelti gli ospiti?

Sono molto interessato alle storie. Non per forza di persone famose ma che hanno qualcosa da raccontare, come quel ragazzo afgano di 14 anni a cui avevano ucciso i genitori ed è arrivato in Italia aggrappandosi alla parte inferiore della cabina di un camion ha trovato poi una insegnante in Alto Adige che gli ha subito voluto bene e ora sta studiando da avvocato per difendere altri stranieri dalla drammatica situazione in cui si è trovato lui. Sono alla ricerca di persone importanti da raccontare non solo famose. E sono sensibile sia agli italiani che si sono affermati nel mondo che stranieri che si sono affermati in Italia. Sarà questa mia duplice visione del mondo dovuta alle mie origini.

Ci sono ospiti che vorrebbe ancora intervistare?

Devo dire che tutti quelli che avrei voluto o sono già venuti o sono in programma di venire. E questo mi inorgoglisce. E pur andando in un orario difficile, il programma ha creato una nomea, che anche l’artista viene volentieri. Certo, non ti nascondo che mi piacerebbe intervistare il Papa sul suo rapporto con l’Italia, ma ovviamente il Papa non fa interviste, così come mi piacerebbe intervistare Mandela.

Come si fa a racchiudere una storia o un ritratto in 15 minuti?

Tutte le domande devono avere un senso ed un perché, devo avere un percorso bene in testa, da dove viene, cosa ha studiato, capire il perché della scelta professionale che ha fatto e seguirlo in tutte quelle piccole cose che possono portare anche le più piccole ma importanti suggestioni. Giorgia ha accennato in studio un suo motivo, Albertazzi ha accennato una poesia che lui aveva tradotto da Shakespeare. E questo per dare una idea chiara e comunicativa della persona che ho ospite.

C’è qualche personaggio che aveva talmente tante cose da dire che vorresti rinvitare?

E’ successo con Finardi che è venuto nella prima edizione ed è tornato, che andrà in onda a breve.

Chi ha scelto per la prossima settimana?

Diego Urbina, un astronauta italo-columbiano che non ha mai fatto una intervista televisiva ad una televisione italiana. Lui è il più giovane uomo del mondo, ha 26 anni, ad aver simulato per 520 giorni lo sbarco su Marco a Mosca assieme a altri 5 astronauti. E poi Filippo Nigro e Simone Cristicchi. 

 

Erika Barbacelli

 

(Nella foto Federico Guiglia)