Pubblicato il 16/03/2012, 13:04 | Scritto da La Redazione

SALVATE IL SOLDATO PANARIELLO E IL VARIETÀ DA PRIMA SERATA

panariellogiorgio

Mario Maffucci analizza lo spettacolo di Giorgio Panariello e gli show da prima serata: dai successi di Fiorello e Zalone, ai flop di La7.

Il grido di un famoso film americano per proteggere Giorgio Panariello dalla pressione velenosa che avrà dovuto subire a causa del calo di ascolto della seconda puntata, peraltro molto più bella della prima per ritmo, numeri di spettacolo (divertente Brignano che avrei volentieri rivisto in un altro momento della serata; inutile l’arrogante Cortes) e per una conduzione indovinata, smaliziata e coinvolgente, che ha dato unità allo show con un monologo a più interventi su un tema unico (i nostri sensi e l’amore). La critica non si è degnata di una riga. La seconda puntata, ha toccato il 21,80% di share con 5 milioni e 389 mila telespettatori, registrando un calo rispetto alla prima che aveva raggiunto il 27,29%, ma mantenendosi comunque sopra la media attuale del prime time di Canale 5 che è al 17%.

Me li immagino i dirigenti Mediaset (calati a Roma in occasione dei risultati della prima con calici di champagne) a raccomandare al gruppo la “tenuta dello spettacolo” (perché “noi abbiamo venduto la pubblicità”) come se gli autori non ne fossero consapevoli. Il 22% del pubblico presente lunedì ha preferito Panariello rispetto ad una fiction ben fatta, protagonista Veronica Pivetti (una delle più brave attrici della nostra fiction) alla quarta edizione per il successo avuto. Giorgio in tv manca da sei anni (per la verità come Fiorello) e questo dato nello zoccolo duro dell’ascolto conta; nonostante ciò quasi cinque milioni e mezzo di telespettatori l’hanno seguito: chi sa leggere i numeri dell’Auditel dice che è un successo tondo per un varietà di profilo medio-alto, popolare nel senso più nobile del termine e fantasioso almeno nelle sue ambizioni (coreografie di Bill Goodson e numeri acrobatici volanti de “Les Farfadais”, vicini al mondo straordinario de “Le Cirque de Soleil”).

Dopo l’evento de #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, il cui consenso non se lo aspettava neanche Fiorello, Panariello dice che lo spettacolo popolare si può fare e bene, magari avendo a disposizione tutte le star che Rosario ha rifiutato e che Giorgio non ha avuto la possibilità di impegnare. È indubbio che oggi come oggi, il varietà televisivo classico è in seria difficoltà e dovrebbe suggerire alle antenne di proporre altre opportunità, come per esempio programmi culturali su temi di bruciante attualità risolti però in chiave spettacolare. Il varietà, molto amato dal pubblico italiano, cercato in modo spasmodico dai pubblicitari perché ovviamente lo considerano il mezzo ideale per vendere un marchio, oggi sopravvive con un prodotto derivato come i format d’intrattenimento più o meno riusciti da “I migliori anni” a “Io canto”, oppure a “Ballando con le stelle”. Ma in questi appuntamenti manca il risvolto comico, il sorriso con la propria anima, la nota di comportamento sulle nostre manie quotidiane nelle quali ciascuno di noi si possa ritrovare. Il varietà è vivere il nostro tempo con leggerezza e ironia e in questo “Panariello non esiste” (brutto il titolo che si rifà a una polemica il cui ricordo oggi non c’è più) è contemporaneo

Che c’è d’altro in giro per i palinsesti che può migliorare la qualità della nostra vita? Dopo Fiorello e Panariello una nota di merito è per Checco Zalone, interessante e divertente, ma che ancora non ha trovato in tv la sua cifra stilistica di insieme, mentre ci ha regalato tante singole performances travolgenti e nel cinema i suoi film si sono imposti al botteghino per un umorismo fresco e a volte tenero. Non posso sfuggire al cosiddetto “spettacolo intelligente” dell’area culturale radical chic, che sta facendo soffrire LA7, caduta nella trappola che la formula del divano rosso “Parla con me” potesse diventare una prima serata. Ma come si fa… Con un titolo premonitore “The Show Must Go Off” la Dandini è ferma al 1,99%. “Un due tre stella” della Sabina Guzzanti (laboratorio di tante idee, talento indubbiamente, ma anche confusione negli obiettivi) è più intrigante, e registra il 4%: vediamo su quali valori si attesterà. Lo seguiremo. Rimane Crozza. L’aver scelto un genere preciso (satira politica e di costume) lo ha aiutato ad imporsi come personaggio forte nell’immaginario popolare. Però, a conti fatti, se questo è lo scenario generale, abbiamo capito perché il lavoro di Panariello va tutelato e perché il mio grido “Salvate il Soldato Panariello” è quanto mai di utilità pubblica.

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto Giorgio Panariello)