Pubblicato il 15/03/2012, 14:23 | Scritto da La Redazione

SABINA GUZZANTI E LA FINE DI UN CICLO TELEVISIVO

Con il ritorno della comica in tv, dopo nove anni di ostracismo politico, si chiude anche un cerchio e un modo di fare televisione. Ora c’è bisogno di un ricambio generazionale, che sembra ancora in alto mare.

Gli analisti dicono che il debutto di Sabina Guzzanti con Un, due, tre stella, non è andato male: 4,4% di share e un milione di telespettatori collegati su La7. È vero che è ben al di sopra della media stagionale di rete, 3,8% di share, ma è altrettanto vero che le aspettative per la rete di Telecom a inizio stagione erano ben diverse. Il nuovo direttore Paolo Ruffini aveva promesso di far entrare la rete nella partita dei grandi, con acquisti importanti e investimenti massicci. Da quel momento, invece, un flop via l’altro.

Oggi si dice che la Guzzanti, tanto attesa dopo nove anni di ostracismo politico, abbia fatto un buon risultato. Ma allora mi chiedo: l’8% medio del Tg di Enrico Mentana non è da considerare pubblico de La7? E il 10% di share medio con più di 2,5 milioni di telespettatori che guardavano Italialand di Maurizio Crozza, sono da considerarsi marziani?

È evidente che la rete ha un problema editoriale e noi di TVZOOM già ne avevamo parlato, cercando di ipotizzare alcune scenari. Però vorrei soffermarmi sulla trasmissione di ieri sera. La Guzzanti è apparsa impacciata, troppo legata, in un programma sfilacciato, che non fa ridere quando dovrebbe, e che appare faziosamente barricadero quando dovrebbe informare. Per quanto mi riguarda, con ieri sera si è chiusa un’epoca per la televisione italiana. Si è chiuso un ciclo, falsato da scelte politiche scellerate, che nel caso specifico hanno castrato un’artista nel fulgore della carriera. Non nascondiamoci dietro un dito: Berlusconi, con i suoi editti, ha soffocato un’intera generazione creativa. E ora ne paghiamo le conseguenze. Sono passati troppi anni e Sabina Guzzanti non manovra più il mezzo con la stessa agilità di prima. È cambiato il ritmo, il gusto e la società.

L’Italia televisiva sta vivendo un momento di transizione, dove è fondamentale il ricambio generazionale e proprio in questo momento servono dirigenti illuminati che sappiano investire sul futuro, coltivando nuovi talenti emergenti. Il problema è che all’orizzonte non solo non si vedono nuove leve degne di nota, ma soprattutto non ci sono manager (alla Freccero o alla Gori di 20 anni fa, per intenderci), in grado di fare questo lavoro fondamentale di scouting. La tv generalista italiana non può permettersi di vivere solo con quattro puntate di Fiorello all’anno.

 

twitter@AndreaAAmato


(Nella il cast di Un, due, tre, Stella con al centro Sabina Guzzanti)