Pubblicato il 09/03/2012, 13:07 | Scritto da La Redazione

L’AUTORE PIGI MONTEBELLI: «ECCO COME NASCE UNA TRASMISSIONE DI FIORELLO»

“#ilpiùgrandespettacolodopoilweekend” in nomination come miglior programma dell’anno al Premio Regia Televisiva e Fiorello come miglior personaggio maschile. TVZOOM ha raggiunto uno dei suoi autori per farsi raccontare il dietro le quinte del programma evento dell’anno. 

Radio, tv e teatro. Pierluigi Montebelli, “Pigi” per amici e addetti ai lavori, è uno degli autori del “fenomeno Fiorello”. Nella sua carriera ha assaggiato un po’ tutti i linguaggi, ma quello televisivo rimane sempre quello più affascinante. Pigi, è nella squadra di Fiorello da qualche tempo, lo segue in ogni percorso faccia o si stia per fare. Partito qualche anno fa, una quindicina, da suggeritore elettronico di Celentano, probabilmente il primo in Italia, ha lavorato poi con numerosi personaggi tra cui Panariello, Morandi, Renato Zero e di nuovo Celentano. Con lui TVZOOM ha fatto una chiacchierata sul panorama televisivo, sull’Auditel, sui social network e sulle nuove cose. Chissà che non si parta già da domenica con la nomination ai Premi Regia Televisiva. 

Che ruolo ha nella squadra autorale di Fiorello?

Con Fiorello c’è veramente un lavoro di squadra per la costruzione di un pezzo, di una gag. Poi ovviamente ci sono persone che sono più specializzate nella politica e attualità come Cassini, Taddia e Di Risio mentre io, insieme a Francesco Bozzi siamo più nel settore di costume e società. L’imprinting nasce comunque da Rosario che è talmente vulcanico…

Com’è una giornata tipo?

Praticamente siamo con gli orari delle poste. Alle 9 lui arriva in ufficio, alle 13 andiamo a mangiare, sempre nei soliti ristoranti, seduti sempre negli stessi posti, siamo una specie di fotografia che cammina. Quando ci si vede la mattina i primi venti minuti Rosario è già carico, ci racconta tutto quello che ha pensato e cominciamo a discutere e lavorare su certi argomenti che ci fanno ridere e lì cominci a delineare la giornata. Con lui si lavora molto all’impronta, tanto che quando si fanno gli spettacoli dal vivo, dove lui improvvisa alla grande, ti dà modo di suggerirgli delle battute al volo.

Quanto può incidere l’Auditel nella stesura dei testi?

Nella stesura dei testi no; nella scaletta di un programma televisivo un po’. Quando lavori in uno spettacolo di prima serata devi sapere che a quell’ora c’è quel tipo di pubblico, che se fai qualcosa di mirato a gente più adulta non puoi andare oltre un certo orario perché vanno a dormire. Stessa cosa vale per i bambini. Devi sapere che alcuni argomenti non li puoi affrontare perché puoi urtare la suscettibilità di qualcuno… e tutto questo fa Auditel e indice di gradimento. Del resto i telespettatori sono come i capelli: se li perdi, li hai persi!.

Quindi incide sulla qualità del prodotto?

Dipende cosa si vuole, potrebbe incidere se si seguono perentoriamente le regole dell’Auditel. A volte conviene lavorare di più sulla qualità che non sulla facilità della presa sul pubblico.

È questa la tv che vorresti?

La tv che vorrei è quella che ho adesso. Fatta di tante differenti situazioni, poi scelgo cosa vedere e cosa no. Non esiste una tv bella per tutti, sarebbe anche pericolosa. Preferisco la pluralità di contenuti.

Con l’apertura al digitale…

Secondo me una cosa che si è persa, per fortuna, è lo zapping veloce. Una volta partivi dall’1 e ti fermavi al 7. Ora, con mille canali, se fai così ci stai tutta la serata. Io scelgo due o tre programmi in contemporanea e faccio minizzapping tra loro.

C’era ansia da Auditel per la prima di #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend?

Non ce lo siamo mai detto, ovviamente ognuno in cuor suo ce l’aveva, ma abbiamo continuato a lavorare come abbiamo fatto sempre.

Con lo spettacolo di Fiorello si è parlato di un ritorno al varietà al vecchio stile. Cosa tra l’altro che è stata detta anche dello spettacolo di Panariello. È stata una scelta fatta volutamente anche nei testi?

Quando costruisci un one man show ovviamente crei lo spettacolo intorno all’artista. In questo caso, il soggetto è molto incline al varietà classico, l’ha sempre visto, l’ha sempre portato in scena. Fiorello è un soggetto che se si innamora anche di cose nuove, vedi Twitter, le persegue fino in fondo e ne diventa protagonista. Quindi come nell’arredamento di una casa, il pezzo di antiquariato spicca in un contesto moderno, e questo contrasto lo rende elegante, così abbiamo cercato di arredare quello spazio televisivo in maniera elegante.

L’idea di inserire fortemente i social network, in questo caso Twitter, di chi è stata?

L’idea di inserire l’ashtag davanti al titolo, che quindi desse subito l’idea di Twitter, è stata di Fiorello.

In questo momento a cosa sta lavorando?

Abbiamo appena realizzato una nuova campagna pubblicitaria e stiamo lavorando ad altri progetti. Lo sforzo è di fare sempre cose nuove, Rosario non ripropone mai cose già fatte. Ti assicuro che non è semplice, il nostro tormentone è «quello che facciamo adesso non è bello come quello di prima, quello che abbiamo fatto prima era meglio». Ormai è diventata una gag, che però dà stimolo per cercare nuovi spunti.

E quale sarà la prossima cosa da fare peggiore di quella che avete già fatto?

Ci sono progetti, stiamo cercando di capire bene quale sia il percorso migliore da seguire. È al vaglio qualcosa di radiofonico piuttosto che teatrale. La tv l’abbiamo fatta.


Erika Barbacelli


(Nella foto Fiorello in un momento de #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend)