Pubblicato il 08/03/2012, 10:50 | Scritto da La Redazione

LE NOMINE IN RAI PASSANO DAL RICATTO DI MEDIASET SUL BEAUTY CONTEST

LE NOMINE IN RAI PASSANO DAL RICATTO DI MEDIASET SUL BEAUTY CONTEST
Fra pochi giorni Monti deve dare una nuova governance alla Rai, ma per riuscirci senza strappi deve fare i conti con Confalonieri, che minaccia licenziamenti e opposizione Pdl. In cambio il Biscione vuole le frequenze digitali gratis. La Repubblica, pagina 9, di Goffredo De Marchis Monti: tre nomi al top per il nuovo cda. Ma […]

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Fra pochi giorni Monti deve dare una nuova governance alla Rai, ma per riuscirci senza strappi deve fare i conti con Confalonieri, che minaccia licenziamenti e opposizione Pdl. In cambio il Biscione vuole le frequenze digitali gratis.

La Repubblica, pagina 9, di Goffredo De Marchis

Monti: tre nomi al top per il nuovo cda. Ma slitta la riforma della governance

E sulle frequenze tv alta tensione tra Confalonieri e il premier. Palazzo Chigi si prepara alla scadenza degli attuali amministratori. E punta tutto sull’”alto profilo” dei nuovi. Il presidente di Mediaset insiste per l’assegnazione gratis dei canali digitali: “Rischiamo di dover licenziare”.

ROMA – «I tre nomi che deve indicare il governo saranno di altissimo profilo. Presidente, direttore generale e consigliere di amministrazione. Poi il ministero dell’Economia fornirà delle linee guida per la scelta degli altri membri del Cda». Da alcuni giorni Mario Monti ha archiviato l’idea di cambiare la legge Gasparri per la scelta degli amministratori della Rai. Riforma annunciata a più riprese, invocata dal Pd e dal Terzo polo e osteggiata dal Pdl. Ma i tempi stretti e le ripercussioni politiche di una rivoluzione hanno consigliato a Palazzo Chigi di intervenire nelle pieghe della norma attuale. Per cambiare il volto della Rai. La strada che Monti si appresta a seguire è quella della qualità, dei curriculum, dei profili professionali non riconducibili ai partiti. Una “squadra” tecnica tra le mura di Viale Mazzini. Ma l’ipotesi allo studio non sarà priva di conseguenze anche pericolose per l’esecutivo.

Non sarà confermato Paolo Garimberti (che ha già l’incarico di presidente del board di Euronews), né il direttore generale Lorenza Lei (difesa ad oltranza da una parte del Pdl), né il consigliere scelto dall’ex ministro Tremonti Angelo Maria Petroni. Per l’incarico di dg si fanno nomi di Francesco Caio, Claudio Cappon, Giancarlo Leone, Rocco Sabelli. Monti però cerca anche altre soluzioni affidandosi a società specializzate di cacciatori di teste. Alla presidenza, nel caso venga nominato un esterno come capo azienda, potrebbe toccare a un interno che sappia guidare il neofita nelle trappole e nelle difficoltà di un’azienda in crisi. Lo stesso Cappon è un nome forte vista la sua amicizia con Passera e il passato da manager di Viale Mazzini. Pdl e Lega sono così destinati a perdere la maggioranza del cda a nove. Tre toccherebbero ai berlusconiani, 1 al Carroccio, 1 al Terzo polo, 2 al Pd. Un sacrificio che il Cavaliere farebbe senza patemi ma intrecciando la questione della Rai a quella delle frequenze del digitale terrestre.

«Monti può nominare anche Einstein alla presidenza. Confermo che il Pd non indicherà i suoi membri del cda e non parteciperà alle votazioni in commissione di Vigilanza. Il problema non è la qualità, è la gestione aziendale. Con le regole attuali non si governa la Rai». Pier Luigi Bersani continua a chiedere al premier una nuova legge, anche per decreto. L’impegno iniziale era questo, sostenuto sottotraccia anche dal Quirinale. Una mini-riforma che portasse il consiglio a 5 membri e i tre indicati dal governo avrebbero avuto pieni poteri. «Non cambiamo idea», ripete Matteo Orfini, responsabile cultura. Il filo – Monti Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni, è sicuro che ci siano i margini per un’iniziativa legislativa di Palazzo Chigi. «E se mette la fiducia il Pdl voterà a favore». Ma se rimane la Gasparri e «Monti subisce il diktat di Berlusconi subirà un ridimensionamento grave. Ci sarà il tana libera tutti, non sarà più credibile. E vincerà il conflitto d’interessi». Detto da chi vorrebbe Monti anche dopo il 2013, è un monito che dipinge un quadro fosco per il futuro dell’esecutivo.

Dopo quattro mesi di tregua, è tornato ieri sulla scena il conflitto d’interessi. Non solo per il no di Alfano al vertice di maggioranza. Ieri mattina il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri ha fatto visita a Monti. Il colloquio ha avuto momenti di tensione altissima perché l’azienda del Cavaliere non molla: vuole gratis le nuove frequenze del digitale terrestre. Che per i conti del Biscione valgono però 250 milioni di euro. Il ministro dello Sviluppo economico ha bloccato il beauty contest deciso dal precedente esecutivo che dava multiplex di reti a Rai e Mediaset. E Monti ha confermato la sospensione. La vendetta è arrivata subito. Uscito da Palazzo Chigi, durante un’audizione alla Camera, Confalonieri ha annunciato misure drastiche a Cologno Monzese. «Se non c’è una ripresa economica e del mercato pubblicitario saremo costretti a licenziare». Ha invocato un aiuto dello Stato e puntato il dito contro le scelte sulle frequenze: «Non sono un regalo». Il beauty contest è il vero convitato di pietra nella discussione sulla Rai. Una materia politica ancor prima che economica. Perché dal 2003 a oggi, seppure in un etere saturo di offerte, il fatturato del mercato televisivo è cresciuto di 2,5 miliardi e Sky ha conquistato fette di mercato.

I berlusconiani annunciano la resistenza anche di fronte all’ipotesi di un semplice rinnovo del cda Rai. Hanno i voti per bloccare l’elezione del presidente che ha bisogno dei due terzi della Vigilanza. Ma se per alcuni Pdl Lorenza Lei è un nome che vale la battaglia finale, Berlusconi è pronto a sacrificarla senza problemi nel caso di uno spiraglio per le frequenze. È pronto a togliere (in parte) le mani dalla tv pubblica. «Che può succedere? Al massimo torneremo ad attaccarla in campagna elettorale come abbiamo fatto nel 2001».