Pubblicato il 21/02/2012, 14:49 | Scritto da La Redazione

LA CASTA DEI CONDUTTORI: PAGATI PER NON LAVORARE

francesco facchinetti2

Negli ultimi anni si sprecano, tra Rai e Mediaset, i casi di personaggi con un contratto di esclusiva che non lavorano. Alla facci della crisi.

In televisione le cose cambiano rapidamente. Molto rapidamente. All’inizio degli anni 70 c’era soltanto la Rai e non c’era bisogno di mettere sotto contratto pluriennale gli artisti, si facevano i cosiddetti contratti a progetto, poi sono arrivate le tv commerciali e gli artisti lavoravano un po’ di qua e un p0’ di là, mi ricordo che Mike, Tortora e Corrado facevano la spola fra Rai e Canale 5. Poi la Rai ha detto o di qua o di là e quasi tutti sono andati di là (anche perché c’erano un sacco di soldi). Ed ecco che anche in Italia nasce l’esclusiva, cioè un contratto che lega l’artista al broadcaster per un periodo di anni. Gli anni Novanta e il primo decennio del 2000 sono stati gli anni dei contratti in esclusiva.

Affari d’oro per gli artisti, per i loro manager, per i broadcaster che potevano sfoderare ai loro investitori “facce da vendere”. In Rai in realtà servivano anche per strani favori, altrimenti non si spiega come mai siano state fatte esclusive a personaggi, che non risultano essere così ambiti dalla concorrenza.

Qualche esempio? Ho scoperto, scartabellando qua e là, che fu fatto un contratto di esclusiva a Maurizio Catalani, senza che questi facesse alcunché. Altro caso: è sotto contratto un certo Armando Perna, per lo sviluppo e confezionamento di nuovi format, senza che nessuno in Rai abbia mai chiesto una sua opinione. Ma a parte le eccezioni, il concetto di esclusiva funzionava, la rete aveva bisogno di volti che creassero un clima, una familiarità allo spettatore.

Ma c’era il rovescio della medaglia: non sempre gli artisti rendevano secondo le aspettative e si pagava una montagna di soldi a gente che se ne stava a casa.

Qualche esempio? Lorella Cuccarini è stata per anni in naftalina, ben pagata. E malgrado lei volesse lavorare, l’allora direttore di Rai Uno Del Noce non ne voleva sapere.

In Mediaset, sempre il clan Presta aveva piazzato nell’affare Bonolis anche Amadeus e Federica Panicucci. Anche qui dopo qualche fallimento si preferì pagare e farli stare a casa. Con la simpatica coincidenza che l’artista rende più quando non ha l’esclusiva, che quando ce l’ha.

Qualche esempio? La Cuccarini tiene bene la domenica su Raiuno e la Panicucci comincia a farsi rispettare la mattina su Canale 5.

E adesso? Cambio di rotta, l’esclusiva non serve più o almeno non c’è più bisogno di svenarsi per avere l’esclusiva dagli artisti. D’altra parte per Mediaset avere sul groppone gente come Teo Mammuccari e pagarlo qualche milione all’anno per un massimo di 5 prime serate (fra l’altro che vanno malissimo, vedi The Cube) non deve essere piacevole, oppure per la Rai pagare Francesco Facchinetti, per poi bocciargli tutti i progetti, non ha più molto senso.

È chiaro, invece, che per una rete che deve affermarsi nel mercato qualche volto è necessario, Sky ha prima legato il proprio marchio a Fiorello, che ha funzionato, ma era chiaro che si trattava più di un testimonial che di un personaggio organico alla rete. Ora invece hanno puntato su Simona Ventura e appare una scelta azzeccata, visto che SuperSimo ha il carisma, il coraggio e la forza per creare fidelizzazione.

Ma a parte Sky, la nuova tendenza che sembra prendere piede è quella di fare contratti a progetto e cercare di mandare in scadenza quelli di esclusiva ancora in essere. Da semplice spettatore sono d’accordo, ci dovrebbe guadagnare la qualità del prodotto. I programmi verranno affidati a chi è veramente congruo a quel progetto e non a chi è sotto contratto.

 

Pietro Berna

 

(Nella foto Francesco Facchinetti)