Pubblicato il 17/02/2012, 16:02 | Scritto da La Redazione

ALESSIO VASSALLO: «CHE PAURA, QUANDO CAMILLERI È ARRIVATO SUL SET!»

ALESSIO VASSALLO: «CHE PAURA, QUANDO CAMILLERI È ARRIVATO SUL SET!»
Continua su TVZOOM la carrellata di presentazione dei protagonisti de “Il giovane Montalbano”, fiction in sei puntate in prima serata su RaiUno a partire dal 23 febbraio: oggi è il turno di Alessio Vassallo, talentuoso ventottenne siciliano che interpreta Mimì Augello «Celentano è un mostro sacro, come personaggio non si discute, ma mi domando: era […]

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Continua su TVZOOM la carrellata di presentazione dei protagonisti de “Il giovane Montalbano”, fiction in sei puntate in prima serata su RaiUno a partire dal 23 febbraio: oggi è il turno di Alessio Vassallo, talentuoso ventottenne siciliano che interpreta Mimì Augello

«Celentano è un mostro sacro, come personaggio non si discute, ma mi domando: era proprio necessario farlo dialogare con Pupo? Con tutto il rispetto per Pupo, sia chiaro, ho dato un’occhiata alla prima puntata del Festival di Sanremo e ho rafforzato la mia idea sulla tv di oggi. Bisogna lasciar spazio ai giovani». Non ha peli sulla lingua (mentre tanti ne hanno sullo stomaco), Alessio Vassallo, ventottenne rampante, palermitano, Mimì Augello ne Il giovane Montalbano, su Rai Uno in prima serata dal 23 febbraio, prequel della tradizionale serie, ambientato negli anni’90. «La fiction è stata girata con grande passione, al pubblico piacerà», dice a TVZOOM, entusiasta e speranzoso. Nomen omen, Vassallo è un… vassallo di Montalbano, nella fiction. Ma nella recitazione punta a essere re a tutti gli effetti (oltre a svariate interpretazioni al cinema, ha dalla sua ruoli televisivi in Capri, Squadra Antimafia 2, Edda Ciano e il comunista).

Alessio, dunque ha guardato le prime puntate del Festival?

«L’ho guardato per curiosità, come evento nazional-popolare. E poi, in questi giorni una brutta influenza mi ha costretto a casa, in stato comatoso sul divano. Ho fatto overdose di tv, in tutte le sue forme, e ribadisco: ci sono prodotti di qualità, ma anche programmi brutti. Credo sia giunto il momento di dare più spazio ai giovani, di lasciarsi alle spalle vecchi cliché. Per esempio, i reality show come L’isola dei Famosi e Il Grande Fratello sono roba vecchia e trash, la gente non ne può più e lo share lo conferma».

Che cosa le è piaciuto, di recente, in tv?
«Lo show di Fiorello ha dimostrato che c’è ancora spazio per gli one-man show fatti bene, con i tempi giusti, con tante cose da dire. Un grande spettacolo. Se c’è la qualità, la tv funziona. Per fortuna ci sono anche prodotti validi».
Il Giovane Montalbano è uno di questi, ci sono grandi aspettative sulla serie…
«Su una cosa potete star certi: è stata girata con grande passione, professionalità, attenzione ai dettagli. Gianluca Tavarelli è il regista ideale, è intuitivo, sa rapportarsi al meglio con gli attori. Sul set c’era grande armonia, non è scontato ribadirlo. Abbiamo recitato tutti come dinanzi a uno spartito musicale, con incredibile coesione. Michele Riondino sarà un eccellente Montalbano giovane». 
Non è facile raccogliere l’eredità della serie con Zingaretti, non trova?
«Parafrasando il mio collega Andrea Tidona: James Bond è sempre James Bond, a prescindere che sia interpretato da Sean Connery o da altri. Lo stesso vale per Montalbano. Se c’è dietro una bella storia, qualcosa da raccontare, una valida interpretazione, un prodotto di qualità, possono anche cambiare gli interpreti, ma il pubblico resterà soddisfatto. Il Giovane Montalbano poi, è più ispirato ai romanzi di Camilleri, che non alla serie tradizionale con Zingaretti. Abbiamo cercato di affrancarci da quest’ultima, anche perché si tratta di un prequel, il taglio è diverso, forse più fedele ai libri».
Avete avuto la benedizione del maestro Camilleri?
«Di più. Racconterò un aneddoto spassoso: un giorno, durante le riprese, Camilleri è giunto a sorpresa sul set. “Fatemi vedere come girate una scena”, ha detto, e si è seduto vicino a noi. È calato il gelo. Mi tremavano le gambe. Per un siciliano come il sottoscritto, Camilleri è un mito vivente, averlo di fronte mentre si recita il copione di Montalbano è un po’ come interpretare l’Amleto e essere giudicati da Shakespeare». 
Alla fine Camilleri è rimasto soddisfatto?
«Era molto contento, si è complimentato. Camilleri è un tipo taciturno, non ho avuto modo di parlare di più con lui, ma la sua presenza è stata gratificante».
Lei poi, aveva una grande responsabilità: Mimì Augello è un grande amico di Montalbano, è un personaggio fondamentale. Si è guardato l’interpretazione di Cesare Bocci ?
«Confesso una cosa: ho sempre divorato i romanzi su Montalbano, non ho mai seguito con attenzione la serie tv. Quando mi hanno comunicato l’avvenuto ingaggio, mi sono precipitato a comprare i dvd e me la sono guardata tutta. Mi sono divertito un mondo. Dopo diverse parti serie o drammatiche, come in Agrodolce, Squadra Antimafia 2, Edda Ciano e il comunista, finalmente è giunto anche per me un ruolo brillante. Mimì Augello è un femminaro d’altri tempi, mi sono ispirato al grande Marcello Mastroianni, uno dei miei attori preferiti di sempre. Tutti i personaggi conosciuti dai fan della serie verranno presentati in versione giovane, a poco a poco: io comparirò a partire dalla terza puntata».
Considera Montalbano un punto d’arrivo? O un punto di partenza?
«Entrambe le cose. Di sicuro, è il ruolo più gratificante che ho svolto per la tv. Per il cinema, di recente, ho lavorato ne La moglie del sarto a fianco di Maria Grazia Cucinotta e con Anna Foglietta nel film Stalker, di cui adesso stanno curando il montaggio. È un film pieno di colpi di scena. Sono soddisfatto di quanto ho fatto fino a oggi».
Lei è uno di quelli che, da ragazzo, sognava di fare l’attore?
«Macché, io nella vita volevo fare l’ufficiale dei carabinieri. Mi ha sempre attratto la divisa, sarà per questo che sono finito poi a interpretare ruoli nelle forze dell’ordine, come in Montalbano o in Capri. Avevo 17 anni, dovevo essere operato di appendicite. Mi sono ritrovato in stanza d’ospedale con un maestro di teatro. Lui mi ha consigliato di provare la strada della recitazione. Io volevo tentare la fortuna fuori da Palermo. Ho provato a iscrivermi alla Scuola d’arte drammatica Silvio D’Amico a Roma, la migliore della città. Sorprendentemente, sono stato preso e da lì è cominciato tutto. Il mio primo ruolo televisivo è stato a fianco di Beppe Fiorello ne La vita rubata».
C’è qualche ruolo che le piacerebbe interpretare in futuro?
«Mi piacerebbe lavorare con Virzì. E poi, vorrei girare un film in costume d’epoca, magari ispirato alla biografia di qualche grande personaggio. I film biografici sono anche un modo per veicolare contenuti educativi sotto forma di entertainment. La cosa non guasta. Io, per esempio, da studente svogliato, sono diventato divoratore di libri grazie alla recitazione».
Non le piacerebbe interpretare un pugile, dato che nel suo passato c’è anche la boxe?
«Ho praticato la boxe fino ai vent’anni, era un modo per vincere la timidezza. Da piccolo sono stato vittima di episodi di bullismo, ero un ragazzino introverso. Lo sport e la recitazione hanno forgiato la mia personalità. Ho preso mazzate sul ring, ho preso mazzate anche nei casting». 
Il mondo dello spettacolo è meritocratico nei confronti dei giovani?
«Mica sempre. A volte lo è, a volte vedi personaggi lavorare e ti chiedi: “Ma come fanno a essere lì?”».
Come attore, è meglio primeggiare in Italia o tentare la fortuna all’estero?
«Sono siciliano, ho l’attitudine a viaggiare. Sono contento della carriera che sto intraprendendo qui, però alla tentazione di lavorare in una grande produzione straniera, cederei. Si può imparare molto».
Lei ha lavorato nella soap Agrodolce, ambientata nella sua Sicilia e chiusa dopo diverse polemiche sull’utilizzo dei fondi per la realizzazione.
«Agrodolce è un po’ la metafora della Sicilia: grandi potenzialità, spesso non utilizzate. Palermo è una città splendida, ma molti suoi aspetti non funzionano. Occorrono volontà e forza per migliorare. Un po’ la situazione italiana attuale, del resto».
Agrodolce però le ha consentito di trovare la fidanzata…
«Vero, galeotta fu la soap opera. Sul set ho conosciuto Lorena Cacciatore, stiamo assieme da quattro anni, stiamo bene. Si sottolinea sempre quanto sia sbagliato fidanzarsi tra colleghi, specie in un mestiere fuori dall’ordinario come quello dell’attore. Per noi è anche un modo per mettersi alla prova, una sfida adrenalinica».
In casa vi contendete il telecomando?
«Abbiamo gusti diversi. A lei piacciono le serie americane di Sky, anche i film in prima visione. Io, un film, preferisco guardarlo al cinema. Alla tv impazzisco per il calcio. Forza Palermo, sarò rosanero a vita!».
Direbbe Leopardi: passata è la tempesta, odo Mimì Augello far festa. E con lui, i telespettatori, a partire dal 23 febbraio.
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Alessio Vassallo)