Pubblicato il 11/02/2012, 14:37 | Scritto da La Redazione

KATIA GRECO: «HO STREGATO IL GIOVANE MONTALBANO»

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TVZOOM ha intervistato una delle protagoniste femminili de “Il giovane Montalbano”, in onda su Rai Uno in prima serata per 6 puntate a partire dal 23 febbraio, che interpreta Mary, il primo vero amore del commissario inventato da Camilleri

Mogli e buoi dei paesi tuoi? Alle volte, sì, ma non per il commissario Montalbano, quello giovane però, sempre plasmato dalla penna di Camilleri, ma non ancora somigliante a quel Luca Zingaretti in cui tutti i fan si identificano. A partire dal 23 febbraio, per sei puntate in prima serata su Rai Uno, Il giovane Montalbano avrà l’aspetto del trentenne Michele Riondino e per le prime due puntate flirterà con Mary, interpretata da Katia Greco. Una bellezza diversa dalla nordica Lidia, interpretata da Sarah Felberbaum. Siciliana d’origine, capello corvino, occhi che sprigionano fascino mediterraneo, Katia è davvero una «bellezza raccolta come fosse segreta», parafrasando le suggestioni di Camilleri a proposito del suo personaggio. Eccola alla sua prima grande esperienza di set, dopo svariati ruoli in produzioni come Ris 4 e Distretto di Polizia 9.
Katia, come ha fatto Mary a conquistare il giovane Montalbano?
«Mary è siciliana come me, ha i miei stessi tratti distintivi. È la tipica donna mediterranea, passionale, decisa, amante della buona tavola, gelosa del suo uomo. Con Montalbano instaurerà un rapporto profondo, ma gli obiettivi tra i due saranno diversi. Lei punta a fare una famiglia, lo vuole incastrare, in un certo senso. Lui ha un’indole indipendente, ha in mente la carriera». 
E alla fine lui sceglierà la ligure Lidia, come mostrano anche le vicende del Montalbano maturo…
«Lidia è completamente diversa da Mary. È una donna del nord, è più indipendente e meno legata alle tradizioni. Il rapporto tra me e lui, sulle prime, avrà tinte passionali, poi si evolverà nel sentimento. Lo aiuterò anche a essere nominato commissario a Vigata, grazie a delle conoscenze. Ma non gli dirò nulla del mio intervento. La rottura tra noi giungerà quando inizierò ad avvertire il suo distacco, o meglio, la sua voglia di indipendenza. Lì si manifesterà il carattere deciso della donna mediterranea».
Il Montalbano di Zingaretti è ormai entrato nell’immaginario collettivo: come è stato girare una serie da un diverso punto di vista?
«Si è cercato di dare continuità alla figura del commissario prendendo ispirazione fedelmente dai romanzi di Camilleri ma, essendo un prequel, cercando di affrancarsi dalla serie con Zingaretti, a tutti gli effetti ormai il classico volto di Montalbano. Per quanto mi riguarda, è stata un’esperienza bellissima, sia per l’atmosfera serena e professionale respirata sul set, sia per la possibilità di girare in Sicilia, tra la mia gente. Gianluca Tavarelli, il regista, ha un ottimo approccio nel guidare gli attori».
Lei, nel passato, ha girato alcune puntate di Ris 4 e Distretto di Polizia 9. Il poliziesco tira sempre, tra le fiction?
«Sì, sarà perché mantiene viva la tensione, alla gente piace. Uno dei miei sogni, però, è girare un film in costume d’epoca».
A proposito di Distretto di Polizia: è stato giusto chiuderlo, dopo tanti anni di successi?
«La sua fine era inevitabile. Ormai aveva esaurito il suo ruolo propulsivo. Non c’era quasi più nulla da raccontare, dopo così tanti anni. Ci sono serie televisive che raggiungono il punto massimo di fisiologica evoluzione, dopo il quale è giusto che vengano celebrate, ricordate come prodotti vincenti, puntando però su nuovi progetti, al passo con i tempi».
Lei è un’attrice al passo con i tempi: è molto giovane, sta lanciandosi ora nella carriera. Le piacerebbe fare più cinema o televisione?
«Il sogno di ogni attore è fare cinema, però una cosa non esclude l’altra, specie oggi. L’attore è un mestierante, deve essere versatile, l’essenziale è che venga messo nelle condizioni di recitare secondo criteri di qualità e soddisfazione. Certo, i tempi di lavorazione di una serie tv sono velocissimi, molto serrati. In un film è diverso, c’è più spazio per concentrarsi sul personaggio.Per quanto mi riguarda, vengo da diverse esperienze in laboratori teatrali, a teatro ho avuto la fortuna di lavorare con Ettore Batti e Luigi Iacuzio al teatro Sette di Roma. Sul palcoscenico, il linguaggio è più diretto, il recitare più esasperato, perché c’è contatto con il pubblico. Nei film, parafrasando Michael Caine, la macchina da presa diventa il tuo più grande corteggiatore. Le mie esperienze, fino a ora, sono state televisive, però mi piacerebbe fare anche del cinema».
Qualche suo personaggio di riferimento?
«Mi piacerebbe poter recitare in un film di Tornatore, siciliano come me e grande maestro. Poi, adoro alcuni mostri sacri hollywoodiani. Audrey Hepburn, per esempio, così leggera e onirica. E Al Pacino. In Distretto di Polizia 9, ho interpretato la parte di una ragazza non vedente e, per ispirarmi e calarmi al meglio nel ruolo, ho guardato un sacco di volte il suo Profumo di Donna. Sono anche arrivata a bendarmi, in casa, per avvertire al meglio le sensazioni di chi non ci vede e farmi trovare pronta. Avevo a disposizione pochi giorni, perché sono stata informata del mio ingaggio poco prima di girare».
Guarda tanta tv?
«A essere sincera, no. Guardo solo le fiction e i film, anche per migliorare nel mio lavoro. Il digitale ha ampliato la scelta anche su quel versante, ma credo che la Rai rimarrà sempre un punto di riferimento, manterrà consolidato il suo pubblico».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Katia Greco)