Pubblicato il 10/02/2012, 15:55 | Scritto da La Redazione

L’ARTE DI COMUNICARE, NON BASTA ANDARE IN ONDA

milly-carlucci2

La ricerca della polemica a tutti i costi ha stancato il pubblico, che sceglie con il telecomando anche in base a questo. E il crollo di “Ballando” e il flop della Dandini ne sono la dimostrazione.

Nell’era del digitale, con la moltiplicazione e prolificazione dei canali, non basta più essere semplicemente in onda, serve una buona comunicazione. E questa non è una novità. Oltre ai direttori di rete, direttori artistici, autori e artisti, una trasmissione che vuole funzionare necessita di uffici stampa ben corazzati, per affrontare campagne di ogni genere. Professionisti della comunicazione impegnati a individuare la chiave giusta in un mercato saturo di offerte e, ormai cosa molto più ardua considerate le foliazioni, a trovare spazio su giornali sempre più ridotti all’osso. Se non si pianifica questo tipo di lavoro il flop è dietro l’angolo. Il direttore di La7 Paolo Ruffini, che già deve scontare alcuni handicap rispetto a Rai e Meidaset, tipo quello economico e quello di emissione (La7 non è visibile in tutta Italia), non ha a riguardo le idee molto chiare e così mette in onda due nuovi programmi senza comunicarlo all’esterno: Mamma Mia che domenica, con Camila Raznovich, e Ti ci porto io, con Michela Rocco di Torrepadula e Gianfranco Vissani. A parte qualche comunicato, per lo più ripreso dal web, non si è investito su questi due prodotti e il risultato dell’Auditel è sotto gli occhi di tutti: a malapena l’1%. Non scopriamo certo l’acqua calda, nel dire che serve comunicazione per vendere, ma evidentemente alcuni manager non se lo ricordano.

Come in tutte le cose della vita, poi, anche in questo settore si va per tendenze, mode estemporanee, ma gli uffici stampa bravi sono quelli che capiscono quando è il momento di cavalcare certe onde e quando invece bisogna smettere e cambiare genere.

L’ultima tendenza che stiamo archiviando, senza alcun dispiacere, è quella delle polemiche dure a ogni costo. Gli ultimi tre esempi sotto gli occhi di tutti riguardano Celentano al Festival, Ballando con le stelle e The Show Must Go Off di Serena Dandini. Il Molleggiato, in realtà, lo citiamo come vittima di una polemica non certo alimentata da lui: sul compenso. Il cantante è finito, suo malgrado, in un tritacarne generalizzato sui compensi Rai. È ovvio che il problema non è dell’artista, ma del dirigente pubblico. Ma questo è tutta un’altra storia. Merito di Celentano e del suo staff, invece, quello di ribaltare la vicenda a suo favore, dichiarando in conferenza stampa di voler devolvere in beneficenza il cachet per la storica partecipazione al Festival di Sanremo.

Per quanto riguarda Ballando con le stelle, invece, la strategia di comunicazione è stata basata interamente sulla polemica durissima con Baila e con il plagio del format, finendo addirittura in tribunale. E anche Serena Dandini ha puntato tutto sulla censura in Rai, sull’ennesima epurazione politica, andando però a raccogliere nella più rassicurante La7 un misero 4% (nell’ultima puntata). Questi ultimi casi dimostrano che il pubblico è stanco dei continui scontri frontali e ancora di più, di questi tempi, s’innervosisce se le polemiche riguardano i soldi. E non è un caso se la forza di Fiorello, quest’anno, è stata anche nel comunicare serenità, leggerezza, svago. Perché in fondo si sta facendo solo televisione, niente di serio…


twitter@AndreaAAmato


(Nella foto Milly Carlucci)