Pubblicato il 05/02/2012, 17:24 | Scritto da La Redazione

IL “GRANDE FRATELLO” HA PERSO L’ANIMA

alessia marcuzzi

Dopo dodici anni il reality per eccellenza ha completamente cambiato pelle e si è svuotato di tutto il significato che aveva in origine. E gli ascolti in calo lo evidenziano.

Quando nel 2000 ci fu la prima edizione del Grande Fratello, mi ricordo che mi ero appena fidanzato con una ragazza che qualche anno dopo sarebbe diventata mia moglie. Si usciva tutte le sere tranne il giovedì quando si rimaneva a casa a guardarlo. Era una rivoluzione: le avventure di Taricone, Marina e dell’Ottusangolo erano più importanti di me; la mia fidanzata si rintanava a casa a vedere questi ragazzotti che litigavano, che si baciavano, che cucinavano, che facevano l’amore. Allora capii che la televisione stava cambiando, che dopo il Grande Fratello la televisione non sarebbe più stata la stessa.

Quindi un po’ per lavoro, un po’ per stare vicino alla mia fidanzata, iniziai a vedere anche io il GF. E mi piaceva, perché trovavo interessante questo esperimento psicologico e sociologico di mettere sotto lo stesso tetto determinati stereotipi di persone e studiare il loro comportamento, ma anche di immedesimarsi con loro e capire anche come io, in quella situazione, mi sarei comportato. Geniale.

Anche sotto l’aspetto meramente tecnico mi affascinava: centinaia di telecamere, 24 ore di diretta, un’immagine semplice, ma innovativa. Perfetto.

Il Grande Fratello nasce da un’idea di John De Mol, produttore olandese, che una volta va nel deserto dell’Arizona vede un esperimento della NASA, che aveva messo in una bolla di vetro 12 scienziati, costretti a vivere lì per capire quali problemi sarebbero sorti se in una prossima spedizione su Marte ci fosse stato bisogno di ricreare una situazione simile. Idea entusiasmante.

Fu un successo mondiale, John De Mol divenne milionario e in Italia la società produttrice, la Endemol, creò la base delle sue fortune.

Ci furono altre dieci edizioni, il GF si dimostrò una macchina da soldi incredibile, sia per la Endemol che per Mediaset, che lo metteva in onda. In fondo costa poco, il prezzo a settimana, comprensivo della serata e tutta la programmazione settimanale non supera il milione e fra sponsor, televoti, gestione degli inquilini della casa e merchandising, incassa perlomeno il quadruplo.

Passata quella mitica edizione, non m’interessai più al Grande Fratello, mentre mia moglie continuò a essere una fan sfegatata. Da anni il lunedì (il giorno è cambiato) lei e le sue amiche invadono il mio salotto e seguono le avventure dei cosiddetti gieffini, relegandomi nella camera di mia figlia a seguire le avventure di qualche ragazzino su Disney Channel  o a uscire per la classica partita di calcetto con gli amici del liceo.

L’altro lunedì il salotto era stranamente vuoto, direi deserto. La riunione di amiche per la visione era irrimediabilmente finita. Allora, per farle compagnia mi metto a seguire anche io dopo tanti anni una puntata del GF. 

Il primo impatto è gradevole: lo studio è molto più grande, ledwall dappertutto, immagini scomposte. La forza visiva, che è sempre stata il punto di forza del GF, è come al solito accattivante. Ma appena si entra in casa arriva la mazzata. Tutto cambiato, i ragazzi saranno metà di mille e non si capisce nulla di quello che dicono. Una regola ferrea del primo GF era quella di non avere nessun contatto con l’esterno e ora, invece, al primo blocco un concorrente vede la sua fidanzata.

Altra regola era che loro non potevano vedere i filmati che li riguardavano e invece stavano bellamente spaparanzati su un divanone gigante a guardarsi le loro gesta (si fa per dire). Addirittura facevano vedere quello che uno diceva in confessionale (togliendo chiaramente il concetto di sacralità al luogo).

L’intento era chiaro: stimolare le emozioni per fare accadere qualcosa da raccontare. Ma il risultato che si otteneva in video era solo quello che i concorrenti litigavano senza motivo per essere notati e montati nelle clip.  E poi si arriva all’assurdo di una prova, dove due si devono mettere mollette in faccia. E perché? Che c’entra con l’esperimento psico-sociologico che era alla base del programma? Una puntata surreale, dove le telecamere indugiano su litigate senza senso, le nomination che erano il sale del programma fatte come una noiosa pratica da sbrigare in fretta perché non succede nulla (in realtà è lì che succede tutto).

Qualche anno fa ho conosciuto a una cena alcuni autori del programma: sono seri professionisti, persone perbene, preparate. Questo GF non li rappresenta, o meglio, fanno una televisione dove sicuramente non si identificano. Si devono (come si dice in gergo) essere incartati. Dopo anni che fai lo stesso programma perdi lucidità e non trovi più il bandolo della matassa, provi a ricreare qualcosa che è già accaduto esasperandolo, ma non funziona quasi mai, perché hai perso l’anima del programma.

Su un inutile filmato a una concorrente mi sono accorto che mia moglie si era addormentata, anche lei a suo modo aveva alzato bandiera bianca.

 

Pietro Berna

 

(Nella foto Alessia Marcuzzi, conduttrice del Grande Fratello)