Pubblicato il 03/02/2012, 14:26 | Scritto da La Redazione

DANIELE BATTAGLIA: «PER LA MIA TV VORREI UN LINGUAGGIO PIÙ RADIOFONICO»

battagliadaniele

Il conduttore racconta a TVZOOM la sua esperienza al timone di London Live 2.0, su Rai Due ogni sabato alle 14, non rinunciando a dire la sua su “Isola dei Famosi” e televisione odierna

La musica è un po’ come la televisione: qualcosa che senti dentro per vocazione e tiri fuori per intenzione. L’essenziale è farla con passione, che non si chiama così perché “passa”, ma perché riesce a valorizzare chi è testardo quanto basta per insistere. «Vincendo il pregiudizievole luogo comune sui figli d’arte, però», precisa a TVZOOM Daniele Battaglia, un tempo solo figlio d’arte, oggi al timone di una trasmissione tutta sua, London Live 2.0, su Rai Due al sabato pomeriggio, dopo svariate esperienze televisive e musicali.
Daniele, come è stato l’impatto con la prima puntata di London Live 2.0?
«Ci sono alcuni aspetti da calibrare: è una trasmissione nuova e, come tutte le novità, sono ben accette le critiche costruttive per migliorarla strada facendo. Il punto di forza sta nelle performance live: l’unico tratto distintivo ancora “unico e irripetibile” della musica ai tempi di internet. Puntiamo sulle performance live delle band per garantire qualcosa di diverso rispetto a ciò che già è scaricabile o visibile on-line. Mi piacerebbe perfezionare alcune rubriche collegate alle interviste. Descrivere a tutto tondo la carriera di artisti celebri e rendere più pop e meno settoriali quelli di nicchia».
Arrivare a condurre un programma tutto suo è un punto d’arrivo?
«In un certo senso sì, ma anche di partenza, perché significa mettersi alla prova e imparare costantemente. Il punto d’arrivo riguarda la possibilità di unire le mie due grandi passioni: musica e televisione. Non potevo chiedere di meglio».
Tornerà a incidere brani?
«Per il momento no, resto concentrato sulla tv. Sono soddisfatto di aver registrato due album che mi hanno dato discreta visibilità, ho anche calcato il palco di Sanremo, seppur per una sola serata. I giudizi negativi non sono mancati, ma non voglio prendermela con i pregiudizi imperanti nella critica musicale italiana.  Mettiamola così: per fare soltanto musica, ci vuole un carattere e una capacità di sopportazione che al momento non mi sento di avere».
A proposito di Sanremo: per chi farà il tifo?
«Sono curioso di vedere Dolcenera, Irene Fornaciari e il duetto Bertè-D’Alessio».
Dunque si concentrerà sulla tv. Ha guardato l’Isola dei Famosi?

«Le prime puntate mi sono piaciute».
Ne ha nostalgia?
«La tv di oggi è velocissima: già quando ho partecipato io, nell’edizione 2010, che ho avuto la fortuna di vincere, c’erano stati molti cambiamenti rispetto a quando aveva partecipato, per esempio, il mio amico Francesco Facchinetti. Ogni edizione rappresenta una storia a sé: il contesto è lo stesso, ma l’impostazione è differente. Un tempo c’era l’elemento di continuità rappresentato da Simona Ventura, oggi non c’è nemmeno quello». 
Le piacciono Nicola Savino e Luxuria?
«Si sperimenta una co-conduzione per la prima volta. Non ci sono inviati, ma c’è un conduttore anche in Honduras, oltre che in studio. Mi piacciono, è un esperimento nuovo».
Meglio fare l’inviato o il concorrente?
«Quando ho fatto l’inviato, potevo mangiare, quando facevo il concorrente, no! Detto questo, l’inviato era l’emissario della produzione, in un certo senso. Non era visto sempre di buon occhio. Sono due lati opposti della barricata».
Hanno ancora senso i reality show nella tv generalista che sta cambiando?
«Hanno senso, soprattutto in questo tipo di tv: io sono contro il luogo comune del cambiamento di gusto del pubblico. Il reality, per eccellenza deve essere pop e puntare a una fetta eterogenea di spettatori. Lo share è determinato anche dai personaggi che vi partecipano, più che dal format».
E Daniele Battaglia, come personaggio, cosa vorrebbe fare per accattivarsi il pubblico a casa?
«Mi piacerebbe portare il linguaggio radiofonico in televisione. Mi rendo conto di come siano settori diversi, però mi riferisco alla maggior interazione con gli spettatori, a tempi più rapidi, diretti e coinvolgenti. Oggi è possibile, più di ieri».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Daniele Battaglia)