Pubblicato il 27/01/2012, 14:31 | Scritto da La Redazione

MASSIMO BERNARDINI: «CANCELLIAMO LA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA RAI»

massimo-bernardini

Il conduttore di “TvTalk” analizza con il direttore di TVZOOM lo scenario della tv italiana, tra il cambiamento della Rai e la crisi di Mediaset.

Ogni sabato, su Rai Tre alle 14.55, si parla di televisione in televisione. Detta così potrebbe sembrare una cosa abominevole: il mostro che si autoalimenta, parlandosi addosso. Invece no, nel pomeriggio della terza rete si fa servizio pubblico (evviva), parlando di tv in maniera sensata, giovane e moderna. Massimo Bernardini conduce la sua creatura TvTalk, nata dalla decennale esperienza del Grande Talk su Sat2000. Giovani analisti, blogger, giusto distacco e un pizzico di ironia quando serve, questi sono gli ingredienti fondamentali del successo della trasmissione. TVZOOM ha incontrato Massimo Bernardini per fare una chiacchierata sul futuro della televisione italiana.

Bernardini, la Rai si trova (o almeno lo speriamo) in un momento di svolta, di cambiamento. Tra tutte le ricette di rinnovamento che sono state date, secondo te quale potrebbe essere la più efficace?

La Rai due anni fa è arrivata sul nuovo mercato del digitale con 14 reti. Bisogna capire se sul lungo periodo riuscirà a mantenerle tutte, producendo ex novo contenuti. Il canone italiano per la tv di Stato è il più basso d’Europa e in questo momento la politica non può permettersi di alzarlo, se non andando incontro a una rivolta popolare. C’è quindi un problema di risorse, in un’epoca in cui la pubblicità è in crisi. Senza dimenticare il famoso “tetto”, che di fatto frena la concessionaria Sipra, a favore di quelle private. Credo quindi che la Rai dovrà rivedere la quantità della sua offerta, perché così è insostenibile.

E che tipo di governance auspichi?

A TvTalk stiamo facendo un ripasso sui servizi pubblici degli altri Paesi e ci stiamo rendendo conto che la Rai ha una serie di lacci e lacciuoli, dati dalla politica, che la imbrigliano troppo. La Commissione parlamentare di vigilanza, per esempio, esiste solo in Italia e secondo me sarebbe la prima cosa da cancellare, perché rallenta l’evolversi dell’azienda. Negli altri Paesi viene data fiducia al management, perché vengono scelti dal mercato, da noi invece non capita più dagli anni Settanta. Non chiedo che la Politica debba uscire dalla Rai, ma almeno che si semplifichi questo rapporto. E spero che questo Governo se ne occupi quanto prima.

La crisi di Mediaset, invece, da dove arriva?

Il modello di partenza che ha fatto la fortuna di Mediaset è stato di un tycoon geniale, e questo bisogna dargliene atto, che ha scelto una serie di manager giovani, che lui ha cresciuto e guidato, ma a cui ha dato fiducia. Pensiamo a Giorgio Gori e Carlo Freccero, solo per dire due fuoriclasse. L’intuizione originaria era sana e forte, tant’è che ha creato un impero. Anche facendo lobbying con la politica, ma non è quello il peccato originario di Berlusconi. Oggi, invece, le cose sono cambiate e probabilmente Piersilvio non ha l’impronta del padre. Va detto che è cambiato lo scenario, ma sono stati commessi troppi errori.

Tipo Endemol?

Quando ci fu l’acquisizione tutti, me compreso, pensavano che Endemol fosse in un parabola ascendente e quindi sembrava un affare. Invece, poi, la storia ci ha fatto vedere che la parabola aveva iniziato il suo declino. Dopo 10 anni di format vincenti, la società non è più riuscita a innovare il mercato. Stesso discorso per la Tao. Diciamo che l’unico affare forse è stata la “ditta De Filippi”.

E il management di Cologno ti convince?

Hanno grandi uomini di sviluppo marketing, cioè sono bravi a far decollare un’idea vincente, ma non hanno più teste che sanno trovare idee vincenti. E questo si riconduce al discorso di prima.

Entriamo nel vivo della tv: analizziamo il sabato sera. Ormai tutti hanno schierato i pezzi da novanta. Da telespettatore, ti senti soddisfatto?

Abbiamo una “Super Corrida” contro una formula usurata, come quella del reality. Ma il problema è negli autori italiani che non hanno più idee, o forse nei manager troppo vecchi che hanno paura di rischiare? In Rai e Mediaset non ci sono manager giovani e questo è un problema della tv italiana e del Paese in generale. Guarda Sky: tutti manager sui quarant’anni che sperimentano. E questo è il motivo per cui il pubblico giovane si sfila dalle generaliste e cerca alternative.

Nella puntata di domani, sabato 28 gennaio, di TvTalk ospiti in studio Massimo coppola, Riccardo Iacona, Neri Marcorè e Claudio Gioè.

 

Andrea Amato

 

(Nella foto Massimo Bernbardini)