Pubblicato il 18/01/2012, 15:00 | Scritto da La Redazione

GIORGIO PASOTTI: «”DISTRETTO”? GIUSTO CHIUDERLO, MA ALMENO È MORTO DI VECCHIAIA»

 

{Summary}Giorgio Pasotti, intervistato da TVZOOM, difende “Distretto di polizia”, la serie di Canale 5 chiusa dopo 11 anni. E sulle critiche piovute sulla fiction “Anita” dice: «Ho la coscienza a posto».{/Summary}

È stato nel cast di Distretto di polizia per due stagioni, nel 2003 e 2004, poi il suo personaggio Paolo Libero è passato a miglior vita con sommo dispiacere degli spettatori. Oggi si gode il successo di Anita, in cui ha vestito i panni di Garibaldi, la fiction che ha battuto la concorrenza, nonostante le complicate giornate fagocitate dalle notizie dall’isola del Giglio. Giorgio Pasotti, classe 1973, analizza con TVZOOM i motivi della fine di una serie longeva come Distretto di polizia, chiusa un paio di giorni fa dopo undici anni.

Innanzitutto, la guardava ancora?

«Sinceramente no, non guardo le lunghe serialità, né quelle italiane né quelle americane. Non ho tempo, il poco che ho lo dedico alle notizie o ai documentari, sempre che non debba guardare i cartoni animati con mia figlia».

Ma ha letto che Distretto di polizia è stata chiusa, no?

«Tutte le cose belle, non solo in tv, ma in generale della vita, hanno un percorso, è giusto che sia così, è fisiologico».

Rischiava di diventare Beautiful delle serie poliziesche?

«In effetti il rischio che diventasse una telenovela c’era, mentre era prodotto di altissima qualità. Diciamo che è una serie morta serenamente di vecchiaia, ma che ha fatto una bella vita».

Non crede che il pubblico sia stufo di storie poliziesche un po’ anni ’70?

«Decifrare i gusti del pubblico oggi è molto difficile, sono trasversali, è difficile riuscire a soddisfare tutti i palati puntando sulla qualità. Per quanto mi riguarda scelgo storie che possano appassionare lo spettatore, poi il risultato rimane sempre un punto interrogativo».

Si aspettava che Anita facesse buoni ascolti, visto che è andata in onda proprio mentre in tv la tragedia della Costa Concordia prendeva il monopolio?

«Si è difesa bene. In un periodo di crisi, non solo economica, ma anche sociale e culturale, forse la gente si appassiona alla riscoperta delle proprie radici. Certo se quel pover’ uomo di Garibaldi avesse saputo che saremmo riusciti a rovinare in questo modo tutto quello che fatto, chissà…».

Eppure c’è stata una lontana parente di Garibaldi che ha criticato la fiction definendola un feuilleton.

«È ovvio che quando si girano film in costume per il pubblico di Rai1 bisogna trovare il giusto compromesso tra il realizzare qualcosa di vero e garantire l’appeal per fare grandi numeri. Capisco le polemiche e le rispetto, però io faccio il mio lavoro, da questo punto di vista ho la coscienza a posto».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Giorgio Pasotti)