Pubblicato il 06/12/2011, 10:47 | Scritto da La Redazione

ALAN CAPPELLI, DA CONTROFIGURA IN “TWILIGHT” A “TUTTI PAZZI PER AMORE 3”

alt

Ha 23 anni, è per metà riminese e per metà belga, ed è entrato nel cast della fiction Rai “Tutti pazzi per amore 3″, con il ruolo di Jean Claude. Una new entry destinata a far breccia nel cuore della serie, che si racconta a TVZOOM.

Se sei bello, ti tirano le pietre. Se sei bravo, le pietre le puoi schivare. Tante pietre quanti sono i casting in cui un aspirante attore verrà presumibilmente bocciato, prima di spiccare il volo di carriera, facendo sì che l’ossessione portante del suo desiderio diventi la cifra stilistica, l’iniziale, sulla camicia di forza del proprio talento. Perché per essere artisti bisogna essere un po’ pazzi, in senso buono. Pazzi per amore. Della recitazione, in questo caso. «Pazzi come Jack Nicholson», sottolinea Alan Cappelli a TVZOOM, giovane attore italo-belga che stasera farà il suo esordio in Tutti pazzi per amore 3 nei panni di Jean Claude, ma che è già noto per uno spot Tim e per diversi ruoli televisivi e cinematografici (Baciati dall’amore, Notte prima degli esami, La città invisibile…) 

Alan, più che pensare a Jack Nicholson, dovrebbe ricordare di essere stato accostato a Robert Pattinson!
«Certo (ride), quella è una vecchia storia. Risale a quando girai lo spot della Tim. Ho avuto la fortuna di andare sul set di New Moon, film della saga di Twilight, nel periodo in cui le riprese erano in Italia. Il mio fisico, come tipologia, non si discosta granché da quello di Pattinson e, per combinazione, quel giorno anche la mia pettinatura era simile. Appena mi hanno visto, mi hanno portato in sala trucco e mi hanno proposto di fare la controfigura del vampiro Edward Cullen in alcune scene. Un’occasione per stare con tutto il cast per un’intera settimana e per lavorare su un set internazionale. L’ho colta al volo».
Un ricordo di quell’esperienza?
«Kristen Stewart. È di una bellezza magnetica e gotica. E poi, su un set internazionale, ci si rende conto di che cosa significhi lavorare in produzioni dotate di enormi budget»
Meglio essere uno dei tanti a Hollywood o un attore tra i primi in Italia?
«Ora come ora, direi la seconda ipotesi. Sono soddisfatto dei miei risultati raggiunti fino a oggi e desidero continuare su questa strada. In futuro chissà, adesso non avrebbe senso bruciare la carriera qui per tentare fortuna in un ambiente così diverso come Hollywood. Ho avuto modo di parlarne anche con il regista di Desperate Housewives. Mi ha suggerito la stessa cosa. Meglio cercare prima di costruirsi una solida base in Italia».
Come è stato lavorare in Tutti pazzi per amore 3?  
«Pazzesco e bellissimo. Ero un fan della serie, è da sempre una delle mie fiction preferite. Interpreto Jean Claude, artista concettuale francese, nobile decaduto, invitato da Viola (Claudia Alfonso) a passare il Natale con la sua famiglia a Roma, sconvolgendone gli equilibri e scatenando la gelosia di Emanuele (Brenno Placido). Un personaggio dipinto come antipatico, ma dall’animo buono. Mi sono ambientato subito nel cast, nonostante loro fossero rodati già da quattro anni».
È vero che ha girato subito una scena di nudo?
«Sì, con una delle ragazze protagoniste. Non posso svelarvi il suo nome, lo scoprirete nelle prossime puntate. Sono nudo, ripreso alle spalle. L’ho girata il secondo giorno che sono arrivato sul set. Una bella presentazione in un cast che ancora non mi conosceva (ride)».

Alcune produzioni, come Centovetrine, non se la passano granché bene. Qual è il segreto di Tutti pazzi per amore?

«Il ritmo, la forza narrativa, i personaggi un po’ sopra le righe. Poi, è una fiction ancora relativamente giovane. Centovetrine, per esempio, ha avuto un enorme successo, ma ormai esiste da undici anni».

Nel 2010 ha recitato in Baciati dall’amore: un ricordo di Taricone?

«Un grande professionista, davvero. E un amico. L’ho sentito due giorni prima del suo incidente. Abbiamo parlato dei lanci col paracadute, ero incuriosito, volevo provare»
Notte prima degli esami ’82, La città invisibile, Come non detto, che uscirà l’anno prossimo al cinema. Quando ha partecipato ad Amici, aveva pensato che un giorno ce l’avrebbe fatta?
«La partecipazione ad Amici è stata strana e provvidenziale. Sono stato eliminato. Uno degli insegnanti di recitazione, Patrick Rossi Castaldi, mi ha però notato e mi ha suggerito di iscrivermi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Lì, ho cominciato a studiare sul serio. Alle volte, si chiude una porta e si apre un portone».
Quando ha deciso di voler fare l’attore? Chi le piace, tra i mostri sacri hollywoodiani?
«Ho deciso a 5 anni, guardando i Power Rangers in televisione. Mio padre, attore a livello amatoriale, mi ha sempre incoraggiato. Così come mia madre, musicista. Tra gli Hollywoodiani, oltre a Nicholson, il più eclettico è Johnny Depp. Ha interpretato i ruoli più disparati e carismatici».
E tra le donne, magari italiane?
«Lucrezia Lante della Rovere, anche lei nel cast di Tutti pazzi per amore 3. Ha un grande fascino».
Meglio il cinema o la tv?
«Il cinema, ma una cosa non esclude l’altra. Anzi, è una duplice opportunità. Il teatro invece, è un pianeta diverso. Da noi ha un’impostazione differente, specie a causa del parlato, molto caricato. Nei Paesi anglosassoni non è così. Svariati attori di fiction sono selezionati dalle compagnie teatrali. Il motivo sta nella lingua inglese, che si presta di più a una forzatura recitativa anche nel linguaggio quotidiano, come quello televisivo, risultando simile a quello teatrale».
Che cosa le piace e che cosa boccia della tv attuale?
«Mi sono piaciute la serie di Romanzo Criminale e di Boris. Anche I soliti idioti. Non ne posso più dei reality show. Programmi come il Grande Fratello e Uomini e Donne hanno esaurito la spinta degli esordi».
Meglio Fiorello o Zalone?
«Preferisco Fiorello».
Se non avesse fatto l’attore…?
«Avrei fatto il musicista. Suono la batteria e il pianoforte. O, forse, sarei stato un architetto mancato. Mi sono iscritto ad Architettura, poi ho scoperto che c’erano troppi esami di matematica».
La tv di oggi è meritocratica nei confronti dei giovani attori?
«Se ci si applica con dedizione, le possibilità ci sono. La crisi economica ha ridotto i budget per le produzioni ma, paradossalmente, ha costretto a scelte più qualitative rispetto al passato. Oltre a me, penso ad alcuni miei compagni di corso al Centro Sperimentale di Cinematografia, come Francesca Valtorta, Marco Rossetti, Chiara Martegiani: abbiamo tutti intrapreso un percorso professionale stimolante».
Entusiasta e determinato, Alan Cappelli non è soltanto bravo. È anche “brave”. Coraggioso. Cuor di leone nel mettersi alla prova costantemente. Tra un po’ di anni, chissà, potrebbe coronare anche un altro suo sogno nel cassetto: fare il regista e produrre qualcosa di suo.
 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Alan Cappelli)