Pubblicato il 06/07/2015, 11:30 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Vittorio Feltri: “Quei Tg Rai senza rispetto per chi li paga” – La riforma rischia di saltare dopo l’estate

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 8, di Vittorio Feltri.

Quei telegiornali della Rai senza rispetto per chi li paga

Siamo ai primi di luglio e il personale della Rai è già quasi tutto in ferie, almeno con la testa. Lo si capisce dai prodotti che manda in onda senza vergogna. Se la vacanza è un diritto dei lavoratori, ammesso che i dipendenti dell’ex monopolio possano definirsi tali, esso non deve ledere quello degli abbonati che pagano un canone annuo di oltre 100 euro di ricevere programmi che ne giustifichino il prezzo. Non sono uno che vive con lo sguardo fisso sul video, ma ogni tanto gli do un’occhiata non furtiva, dato che sono in regola con i versamenti della tassa cosiddetta di possesso (del televisore). Ieri, per esempio, alle 13 mi sono sintonizzato sul Tg2. Volevo informarmi sugli avvenimenti di giornata. Scorrono alcuni servizi talmente maldestri da farmi pensare di essermi sbagliato a pigiare il tasto del telecomando. Un notiziario del genere avrebbe sfigurato perfino se emesso da un’antenna artigianale di un Comune periferico. Roba da non credere. La conduttrice, gradevole e abbastanza spigliata, annuncia un fatto corredato da un filmato. Attendo fiducioso. Trascorrono alcuni secondi e ricompare la conduttrice imbarazzata. Spiacente dice, ma a causa di un disguido, dobbiamo rinviare il pezzo. Vabbè, può succedere. Il telegiornale prosegue per un paio di minuti, e la signorina mezzobusto annuncia un altro fatto corredato, come il precedente, da un filmato. Aspetta e spera. Di nuovo, la giornalista, incolpevolmente confusa, è obbligata a comunicare che anche stavolta non c’è niente da fare: il filmato non ne vuole sapere di librarsi nell’etere. A questo punto mi rendo conto che può accadere di tutto, e tutto in effetti accade.

La giovane donna, probabilmente alle prime armi nel ruolo di riserva alla guida del notiziario, va totalmente nel pallone e riesce a pronunciare una serie impressionante di stupidaggini indegne financo di un’emittente rionale. Cito solo due perle. Prima perla: due giovani ragazze. Se sono ragazze è ovvio che siano giovani. Così come è ovvio che un neonato sia un bambino piccino piccino. Seconda perla: un giovane a bordo di un motorino. Segnalo che i motorini (meglio dire scooter) non hanno un bordo, contrariamente alle automobili e alle barche. Errori veniali? Tutti gli errori sono veniali se valutati uno per uno, ma commetterne due di fila dopo le topiche dei filmati presentati e mai proposti è troppo: non passano inosservati. Per carità cristiana non scrivo il nome della signorina spedita allo sbaraglio sul teleschermo, che merita solidarietà e protezione. Conviene semmai chiedersi perché, con l’arrivo dell’estate, il Tg2, che in verità non brilla neppure d’inverno quando gli organici sono pieni, si riduca in questo stato, senza rispettare gli utenti ossia i datori di lavoro, coloro che sborsano guai se non lo facessero un pacco di euro per finanziare il telegiornale. Possibile chela redazione e la squadra dei tecnici, allorché si alzi la temperatura, fuggano al mare o ai monti abbandonando quattro sfigati al loro destino di rincalzi?

Non è finita. Deluso dal Tg2, aziono il telecomando e mi posiziono sul Tg1, il più autorevole della Rai, confidando nella professionalità dei colleghi teoricamente più prestigiosi in ambito televisivo. Ma c’è un ma. La conduttrice di consumata esperienza si affretta a precisare che il notiziario sarà breve, dovendo ella cedere la linea al Gran premio di Formula Uno. La signora è di parola. Esaurisce in otto o dieci minuti al massimo la lettura di quanto successo in Italia e all’estero. Non faccio in tempo a stupirmi, e scatta la pubblicità, che dura di più del tiggì; poi la scena è dominata dai bolidi. Per sapere come va il mondo non rimane che ripiegare gratis sulle tivù commerciali, La7 e Mediaset. Se questa è la Rai, non conviene riformarla, ma incendiarla con i suoi 13mila dipendenti, che dipendono da tutto tranne che dalle nostre esigenze.

 

Rassegna stampa: L’Unità, pagina 11, di Natalia Lombardo.

Cavallo Rai a rischio congelamento estivo

Battaglia sui tempi per la riforma del servizio pubblico. Il governo vuole cambiare i criteri delle nomine. Fi fa muro.

Da pochi giorni è iniziato il voto degli emendamenti in commissione al Senato, ma l’esame del disegno di legge di riforma della Rai procede a rilento anche per le contestazioni messe in atto dall’opposizione e in particolare da Forza Italia. Matteo Renzi avrebbe voluto una tabella di marcia più serrata. Ormai è chiaro che la legge non sarà licenziata dal Senato prima di metà luglio, nel migliore dei casi, o a fine mese. A quel punto, solo se venisse messa su una corsia preferenziale potrebbe essere approvata alla Camera ad agosto prima della chiusura dei lavori estivi, per poi rinnovare i vertici Rai a settembre, come sarebbe nelle intenzioni del presidente del Consiglio. Nel frattempo il consiglio di amministrazione di viale Mazzini è già in proroga (e l’assemblea degli azionisti è rimasta aperta dal 26 maggio), ma le procedure per nuove nomine con nuove regole non sono così semplici, perché il Parlamento, che darà il voto per quattro consiglieri di amministrazione (due la Camera e due il Senato), dovrà avvenire almeno entro un mese per rispettare le procedure di presentazione e valutazione dei curricula dei candidati al settimo piano di viale Mazzini. Tra l’altro, particolare insidioso, il contratto del direttore generale, Luigi Gubitosi, scade il 18 luglio ed essendo stato assunto a tempo determinato (mentre prima quasi tutti i dg restavano interni al corpaccione Rai), il giorno dopo sarebbe di fatto fuori dai cancelli di viale Mazzini: fine rapporto, tesserino smagnetizzato.

Osi troverà una forma di proroga Cda nominerà un vice. Il rischio è sempre quello di riproporre nuovi vertici con la vecchia legge Gasparri, ipotesi che Renzi stesso aveva ventilato come la conseguenza di un ostruzionismo delle opposizioni anche per responsabilizzarle di un mancato cambiamento. A puntare il dito sul calendario è stato ultimamente anche il presidente della commissione di Vigilanza, il 5 Stelle Roberto Fico: il 12 luglio il Cda scade tutto, compreso il mandato della presidente Anna Maria Tarantola, e il deputato grillino porrà il problema del rinnovo all’ufficio di presidenza della Vigilanza. Come dire: noi saremmo pronti a rinnovare i vertici, che volete fare? Se non c’è la nuova legge si può sempre usare la vituperata legge Gasparri, che comunque assicura una postazione a tutti, e la maggioranza potrebbe addirittura esserne avvantaggiata, con tre consiglieri nominati dalla Vigilanza, un consigliere e il presidente indicati dall’azionista che è sempre il Tesoro, quindi cinque su nove, oltre al direttore generale sempre indicato dal governo. Ma il premier non vuole arrecarsi questo danno d’immagine, dopo aver annunciato di voler staccare la spina della politica dal Cavallo, ammesso che sarà così, e quindi cambiare almeno i criteri di nomina.

A viale Mazzini come sempre in questi casi tutto è in stand by: i palinsesti, approvati a maggioranza con una spaccatura nel Cda, non hanno nulla di nuovo, se non un ritorno al futuro con il Rischiatutto di Fabio Fazio e qualche novità su Rai 2. Su Rai 1 si aspetta fine luglio a tirare la saracinesca, proponendo quattro puntate di un quiz allegro e interattivo di Frizzi per dire che la rete ammiraglia non va in vacanza a luglio (e il direttore Giancarlo Leone sogna Fiorello per il 2016); Rai 3 presenta un programma di Gianni Riotta e Kilimangiaro in prima serata domenicale. Ad agosto via con repliche e amarcord dalle teche Rai. Anche la famosa “rivoluzione” dei telegiornali è ferma, in attesa che siano i nuovi vertici a nominarne i super direttori. Gubitosi indossa la medaglietta per aver portato a casa almeno lo scatolone della riforma, e per aver diminuito il rosso del bilancio, ma attende le decisioni dal governo guardando ai binari delle Ferrovie dello Stato. Il totonomine è piuttosto stantio, sfumati i nomi di Marinella Soldi (solidamente piazzata a Discovery, che ha conquistato il canale 9 del telecomando) Bernabè e Guerra che si sono tirati fuori, restano Andrea Scrosati, vicepresidente di Sky Italia, Vincenzo Novari e gli interni Rai. Giancarlo Leone, direttore di Rai 1, se la ride: «È dal 2000 che sono candidato a qualcosa…». Tinny Andreatta procede con Rai Fiction, mentre è sul piede di partenza Luigi De Siervo, Ad di Rai Com. Più in sordina, si fa il nome di Valerio Fiorespino, dirigente stimato al momento alle Risorse Umane. E di Camillo Rossotto, presidente di RaiWay forte della quotazione in Borsa, e che ora potrebbe fare le veci del direttore generale se Gubitosi dovesse restare fuori, accanto al Cavallo.

 

(Nella foto Luigi Gubitosi)