Pubblicato il 01/07/2015, 12:35 | Scritto da La Redazione
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Salgono le quotazioni di Vincenzo Novari in Rai – L’Agcom bacchetta Viale Mazzini: basta oscurare Sky

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 20, di Loris Mazzetti.

Riforma della Rai, il nome gradito a Renzi passa dal Corriere della Sera

Nuovo ad dell’azienda potrebbe essere l’attuale di “3” Vincenzo Novari.

È partito il toto amministratore delegato Rai. Renzi è convinto che in tempi rapidi passerà la legge di riforma del servizio pubblico. Il dg Gubitosi è scaduto a fine giugno. Scrosati, Soldi, Campo Dall’Orto, Bernabè, i più gettonati per il ruolo di un ad alla Marvel: con i super poteri. A metà luglio la legge andrà in aula al Senato, la maggioranza, per approvarla in tempi rapidi, ha bisogno dei voti dell’opposizione. Il Corriere ha scritto di un nuovo patto del Nazareno: Forza Italia ha smentito ma non il Pd. Secondo Maria Teresa Meli sulla Rai sono ancora i fidi dell’ex Cavaliere, Confalonieri e Letta, a fare da tramite con Renzi. Al Senato si capirà se sulla tv continuerà l’intrallazzo nato nel 1995 tra Berlusconi e l’allora Pds: grazie a quella scelleratezza, che ha impedito fino a oggi una vera legge sul conflitto d’interessi, Mediaset ha aumentato venticinque volte il fatturato.

SEMPRE la Meli, per la Rai ha fatto un nome che non sarebbe venuto in mente a nessuno: l’attuale ad della telefonica 3 Vincenzo Novari. A una lettura superficiale potrebbe sembrare un’autocandidatura, ma non è così perché se la compagnia cinese farà l’accordo con la russa Wind, Novari è a rischio disoccupazione. I ricchissimi di Hutchison Wampoa hanno investito nella telefonica ben 13 miliardi di euro accumulando solo perdite. Novari è un nome improponibile. Sarebbe sufficiente riproporre in tv l’inchiesta di Report del 2006 dove Milena Gabanelli ha ben ricostruito il flop dei videofonini, compreso “strane intermediazioni finanziarie di alcuni suoi fornitori”. Novari querelò la Gabanelli e la Rai chiedendo danni per oltre 130 milioni di euro, il giudice ha dato ragione a Milena e l’ha condannato a pagare le spese processuali. L’operazione della tv sui telefonini ha avuto come collaboratore tecnologico il gruppo di lavoro di Raimondo Lagostena, presidente di Profit Group, holding che operava nel settore delle tv locali, noto anche per essere stato coinvolto nella vicenda dell’assessore lombardo Prosperini accusato di corruzione su un appalto da 7,5 milioni di euro per promuovere in tv, in particolare su quelle di Lagostena, il turismo in Lombardia. Prosperini e Lagostena hanno patteggiato, il primo 3 anni e 5 mesi, il secondo 2 anni e 10 mesi. Nel giorno dell’addio di Gubitosi, alla festa di Rai Pubblicità la presenza dell’ad di 3 Italia non è passata inosservata. Qualche giorno dopo la giornalista del Corriere spara il nome di Novari come il candidato di Renzi alla poltrona di ad della Rai.

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 14, di Andrea Biondi e Marco Mele.

L’Agcom bacchetta la Rai

Sugli oscuramenti verso una sanzione all’emittente.

La Rai dovrà presentare una nuova proposta di accordo a Sky per superare l’oscuramento dei programmi. A stabilirlo è l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha considerato quella di aprile come una proposta insufficiente per ottemperare all’obbligo stabilito dalla stessa Agcom per sanare l’annoso problema (dal 2009) dell’oscuramento dei programmi Rai sulla piattaforma Sky deciso da Viale Mazzini. Insomma, per la Rai il consiglio del 25 giugno di Agcom non è fra quelli che saranno ricordati. Anche perché l’Autorità ha deciso di avviare un processo sanzionatorio nei confronti dell’emittente pubblica: una decisione presa a maggioranza dal Consiglio. Per inquadrare la vicenda occorre tornare all’11 marzo, quando il consiglio Agcom ha approvato una delibera con la quale dava alla Rai trenta giorni di tempo dalla notifica del provvedimento per avanzare una proposta di accordo a Sky Italia. Oggetto: la cessione della programmazione del servizio pubblico alla piattaforma commerciale Sky. Tale proposta, secondo l’Agcom, non deve contenere clausole relative alla salvezza di diritti di terzi per «giustificare eventuali oscuramenti di programmi», con l’impegno a rinnovarlo dopo un anno di sperimentazione.

Agcom ha però riconosciuto alla Rai una remunerazione per tale cessione di diritti. Sia la Rai sia Sky hanno impugnato, con motivazioni ovviamente diverse, davanti al Tar Lazio, la delibera di marzo dell’Agcom, ma senza richiederne la sospensione d’urgenza. Non avendo la Rai ottemperato alla delibera sulla presentazione della propria offerta a Sky – una proposta la Rai l’aveva presentata ma è scaduta il 30 aprile – è scattato il processo sanzionatorio. Rai che, peraltro, continua a oscurare programmi sulla piattaforma di Sky. Per risolvere la questione, per la verità, basterebbe cambiare una parola sul nuovo contratto di servizio triennale tra Rai e Ministero rispetto all’articolo 22 del precedente contratto 2010-2012, ancora in vigore, secondo il quale «non vi è obbligo di cessione gratuita, ma l’obbligo per il concessionario di rendere fruibili le trasmissioni del servizio pubblico attraverso tutti i tipi di piattaforme tecnologiche, attraverso almeno una piattaforma distributiva». Non si sarebbe giunti alle attuali decisioni dell’Agcom senza comunque che il Tar Lazio prima e il Consiglio di Stato poi, avessero dato ragione a Sky quando ha impugnato la delibera Agcom del 2009, con cui l’Autorità non ravvisava violazioni del contratto di servizio da parte della concessionaria per aver interrotto la visione di molti suoi programmi su Sky dal primo agosto di quell’anno.

A ogni modo, a quanto risulta al Sole 24 Ore fra Rai e Sky si fa sempre più vicina la possibilità di mettere una pietra sopra ai rispettivi contenziosi. Questo aldilà del tema oscuramenti, ma più che altro per questioni “commerciali” legate anche al complicarsi del quadro di mercato nel panorama televisivo italiano. Per ora, fanno sapere da Sky, l’intesa nero su bianco non c’è. L’orizzonte però è quello e non è lontano.

 

(Nella foto Vincenzo Novari)