Pubblicato il 18/06/2018, 17:04 | Scritto da Tiziana Leone

Connessioni pericolose, quando un programma convince di più di una lezione scolastica

Connessioni pericolose, quando un programma convince di più di una lezione scolastica
Presentata in una scuola superiore della periferia romana, la trasmissione ha inchiodato il pubblico di ragazzi che hanno assistito senza mai distrarsi ai racconti della giornalista e della polizia postale.

Al via domani su Crime + Investigation alle 22, Connessioni pericolose, realizzato da Elena Stramentinoli,ripercorre alcune delle più importanti vicende di cybercrime degli ultimi anni

Il picco di denunce alla polizia postale da parte di ragazze disperate, perché vedono le proprie foto intime girare in rete è il 15 febbraio, il giorno dopo San Valentino. «I ragazzi chiedono a volte come regalo di San Valentino alla propria ragazza una foto intima, magari nuda, purtroppo spesso le ragazze accettano. Ma non è possibile offrire questo vantaggio a una persona che non è un fratello, un genitore, nessuno».

Gli agenti della polizia postale parlano di fronte a una platea di una scuola della periferia romana, ci sono ragazzi tra i 14 e i 18 anni, chi ha i capelli fucsia, chi i tatuaggi, chi la maglia della Roma, chi gli shorts, chi si tiene per mano, chi si bacia, in pochi, pochissimi guardano il telefono che tutti stringono in mano. L’occasione è la presentazione della seconda serie di Connessioni pericoloseal via domani alle 22 su Crime + Investigation, la trasmissione in cui la giornalista Elena Stramentinoli viaggia attraverso l’Italia e ripercorre alcune delle più importanti vicende di cybercrime degli ultimi anni. L’argomento è forte. Le immagini della prima puntata mostrano la storia di una studentessa di 15 anni di Trento, vittima di bullismo, decisa a suicidarsi, salvata solo dal tempestivo intervento della madre.

«Mi sarei buttata se non fosse stato per lei», confessa la ragazzina, convinta dal ragazzo a scattarsi una foto intima e inviargliela via whatsapp. I ragazzi guardano, gli occhi incollati al grande schermo, perché la realtà mostrata fa molto più paura di qualsiasi compito in classe. «Ho intervistato tanti ragazzi delle scuole superiori – racconta la Stramentinoli -. Quando ci si trova di fronte alla rete non si pensa mai a quello che si sta facendo, a tutti capita di scattarsi una foto o riceverne, ma nessuno pensa sia un reato. Ho imparato che dietro la rete tutti noi pensiamo di essere protetti dal computer e crediamo che le nostre azioni siano senza conseguenze. Invece anche persone di 60 anni hanno avuto difficoltà, nessuno è in salvo. Anche io sono stata vittima di stalking via web, c’era una  persona che mi mandava foto porno, mi sono rivolta alla polizia postale e mi hanno detto cosa fare. Parlate con qualcuno più grande, fidatevi. È l’unico modo».

Difficile convincere i sedicenni, quel popolo di teste pensanti convinte di avere il mondo in mano, eppure di fronte ai racconti di chi quotidianamente vive e combatte il cyberbullismo non si alza una smorfia, una di quelle risatine da noia, una di quelle spallucce del tanto lo so io. «Prima di mettere una foto in rete bisogno pensare – va avanti il capo della Polizia postale Nunzia Ciardi – Quando siete con ragazzo che vi chiede una foto intima, siete convinti che sia una buona idea? Ho visto tante ragazze disperate e rovinate, una ragazza mi ha detto che per due anni non è uscita da casa solo perché si era fidata del ragazzo con cui stava, che avevo messo le foto per dispetto sulla chat di gruppo. Dobbiamo imparare a usare meglio la rete. Capisco che in camera ci sentiamo protetti, allentiamo le nostre difese, ma bisogna avere sempre il pensiero a quello che può succedere dopo, perché la foto rimarrà lì per sempre».

Le sette puntate di Connessioni pericolose tratteranno non solo il cyber bullismo, ma anche il caso di un 60enne finito della morsa di chi crea finiti matrimoni on line in cambio di soldi, di una donna sottoposta a ogni pressione da stalker sul lavoro e nella vita privata, del trentenne affetto da HIV che adescava le proprie vittime su Internet per contagiarle.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto la quindicenne di Trento con la madre)